Vita del beato Padre Seelos <
--- Traduzione
Il beato Padre Seelos era severo con se stesso. Tutta la sua vita come Redentorista non ha consumato il tabacco e non hai mai cercato cose deliziose da mangiare. Non ha neanche usato del sale o altre spezie per il cibo. Dopo il suo ritiro 1848 a Pittsburgh ha preso la seguente risoluzione:
Ci sono altri che portavano sei giorni la settimana il cilicio di metallo, e dormivano su pietre, rami di alberi e cocci di vasi rotti. La reclusa Julia Crotta: suora Nazzarena dormiva su una tavola di legno con sopra una croce di legno. Santa Veronica Giuliani si dava 6660 colpi di disciplina (flagello) e obbligò come maestra di novizie le sue novizie di fare la stessa cosa. Ma ebbe compassione con loro, non dovettero darsi tutti i colpi di flagello in una volta. Nei tempi di San Giuliana si diceva che nostro signore Gesù Cristo subì 6660 colpi di flagello durante la Sua passione, e per riparare, la cappuccina Veronica Giuliani come penitenza si dava 6660 colpi. Santa Veronica ricevette da Dio dopo le sue dure penitenze il dono delle stigma di nostro Signore Gesù Cristo e fu la prima donna con i Stigma: di portare sul suo corpo (come San Francesco di Assisi e di recente San Padre Pio) le piaghe di nostro Signore. Si disciplinava con una grossa corda; camminava sulle ginocchia; disegnava croci in terra con la lingua; stava lungamente a braccia aperte in forma di croce; si pungeva con gli spini; si costruiva croci sproporzionate alle sue spalle, bramosa di fare tutto quello che aveva fatto il Signore il quale, nella settimana santa, le si faceva vedere coperto di piaghe. Di continuo esclamava:
"Le croci e i patimenti son gioie e son contenti".
Giunse a dire: "Né patire, né morire, per più patire". Accoratamente diceva a Gesù: "Sitio! Sitio! Ho sete non di consolazioni, ma di amaritudine e di patimenti".
Si può dire che fin dall'infanzia pregasse: "Sposo mio, mio caro bene, crocifiggetemi con Voi! Fatemi sentire le pene e i dolori dei vostri santi piedi e delle vostre sante mani... Più non tardate! Passate da parte a parte questo mio cuore".
Al terzo anno di noviziato, quando S. Veronica Giuliani pregava davanti al Crocifisso dell'infermeria, Gesù le disse: "Mia Sposa, mi sono care le penitenze che fai per coloro che sono
in mia disgrazia, perciò ti confermo per mezzana tra me e i peccatori, come tu brami "!
Santa Margherita Maria Alacoque, figlia spirituale di San Francesco di Sales, ricorreva all´abiezione (nell’ascetica cristiana significa una estrema mortificazione di sé stesso) e sentiva crescere l´amore per la croce e per le sofferenze. La fame per quel pane delizioso: la sofferenza - aumentava tutti i giorni. La si vedeva con ardore di serafino, vivere solo per il Salvatore crocifisso. Non voleva e ne voleva parlare d´altro che di croce, di morte e di sacrificio. Il desiderio di essere umiliata e disprezzata le ispirava una particolare benevolenza verso coloro che gliene procuravano l´occasione. Ecco come parla del suo desiderio di soffrire a Padre Croiset che la accompagnava: Niente al mondo può farmi piacere se non la croce del divino maestro, ma una croce molto simile alla sua, cioè pesante, senza gioia, senza consolazione e senza sollievo. Gli altri siano pur felici di salire col divino maestro sul Tabor; quanto a me, mi contenterò di conoscere la via del Calvario, fino all´ultimo sospiro della vita, tra i flaggelli, i chiodi, le spine e la croce, senza altra consolazione, né piacere, tranne quello di non averne in questa vita. Che felicità soffrire in silenzio e morire in fine sulla croce, oppressa da ogni sorta di miseria nel corpo e nello spirito, tra l´obblio e il disprezzo... Non stanchiamoci dunque, di soffrire in silenzio. la croce è in grado di unirci per sempre e dovunque a Gesù sofferente.
Il fatto che non è stato possibile a S. Girolamo di diventare subito anacoreta, lo vedeva come un castigo.
Supplicava Dio di avere misericordia con lui e di concedergli di diventare anacoreta per potersi mortificare, fare penitenza e soffrire. Finalmente va a vivere nel deserto della Saria, dove si dà ad una vita di mortificazione estremamente dura e allo studio dei libri sacri. Persone spaventate di tanta penitenza dichiaravano le mortificazioni che faceva degli atti di fanatismo. L´essere umano per sua natura fugge ogni genere di dolore e di mortificazione, e non trova un senso nella penitenza e nella sofferenza se non prega e non medita mai la passione di Cristo. Per leggere la lettera di S.Girolamo che parla del suo desiderio di farsi anacoreta clicca QUI.
La penitenza aiuta le anime, aiuta la Chiesa e il mondo intero.
La penitenza aiuta il penitente a diventare umile! Non abbiamo paura di esagerare nella penitenza; certo è sempre necessario l’equilibrio, ma ricordiamo che essa è un fuoco prezioso che purifica la nostra anima e la rende più bella e più santa.
Stiamo attenti che la penitenza sia fatta con sapienza e cioè in grazia di Dio e per amore di Nostro Signore Gesù Cristo.
Se lo Spirito Santo ci suggerisce delle penitenze e mortificazioni da fare, è Il Signore che bussa e passa, non ignoriamolo! Chi si flagella se è possibile lo faccia con il permesso del suo padre confessore. E pure nei tempi d´oggi è raro trovare un confessore che permette penitenze del genere. Che grande castigo aspetta il mondo, per i troppi peccati che vengono commessi e la mancanza di riparazione, di penitenza, in questo tempo brutto e tanto lontano dal nostro Signore. Solo l'amore, la preghiera, la penitenza, l´espiazione, l´adorazione, e ancor di più il santo sacrificio della messa (la santa messa), possono riparare e salvare il mondo e questo tempo. Se non ti è possibile trovare una guida spirituale, fatti guidare direttamente dallo Spirito Santo e dai Santi. Segui il loro buon esempio e ama. Ama Dio! Ricordati quanto hai offeso Dio, e inizia a provare pentimento dei tuoi tanti peccati. Chi non riesce a pentirsi, e a chiedere Dio perdono, può ricevere la grazia di pentirsi e diventare umile, tramite l´uso della disciplina.
Flagellandosi sentirà la grazia di Dio toccare il suo cuore e renderlo umile, liberandolo pian, piano dall'orgoglio e dalle passioni.
Per rimanere in questo stato di grazia, può essere utile portare il cilicio.
Il dolore porta la pace interiore (per certi portare il cilicio con il tempo non fa più tanto dolore. È come se ci si diventa un poco resistenti al dolore, o più robusti. Dio da la forza di sopportare il dolore e provare una grande gioia. Anche questo è opera della Sua grazia).
Mortificare la propria volontà e la carne, aiuta ad unirsi a Dio e a diventare belli per Dio, aiuta a diventare buoni. Il cuore diventa umile, viene purificato. L´uomo che ama Dio e non cerca se stesso, ma che cerca Dio soltanto, può riconoscere tramite l´uso della disciplina con più facilità, i propri difetti e le tanti imperfezioni, pentirsene e venire trasformato da Dio.
Tutto questo è opera di Dio.
La grazia di Dio può rivelare al penitente anche per chi offrire la penitenza.
Dopo la prima grazia che Dio fa, quella di umiliarsi e riconoscere chi e come si è, dopo il pentimento e la riparazione tramite la penitenza e mortificazione, mentre ci si è ancora ad usare la disciplina, possono venire in mente delle persone o dei progetti santi, per quali si deve pregare e offrire tutto.
Possono venire in mente delle persone per cui si prova d' improvviso tanta compassione, da innalzare a Dio dal profondo del cuore, l´intercessione per queste anime.
Dobbiamo sempre pregare per le anime che Dio ci mostra, e che ci sono care, ma anche per i nemici, preghiamo per loro e per tutti che sono lontani dal Signore.
Dobbiamo pregare e offrire anche in suffragio delle anime del purgatorio! Il Signore ci domanda preghiera, penitenza e sacrificio anche per le anime sofferenti del purgatorio, per la loro liberazione!
Per la penitenza con la disciplina si usa normalmente le spalle, la schiena, e porta (se è Dio ad ispirare di fare questa penitenza) a una mortificazione dell' IO, della propria volontà, corregge e ripara le mancanze e imperfezioni. Invece per le anime del purgatorio, molti santi si flagellavano le gambe, supplicando per loro la misericordia di Dio. Certi facendo questa penitenza pregavano i 100 Requiem, oppure il salmo 130 (129): Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce...
La penitenza fatta con la disciplina (flagellarsi) in 3 fasi
Prima di iniziare questo genere di penitenza, è importante di trovarsi in stato di grazia. Significa di aversi confessato da un sacerdote della Chiesa Cattolica Romana e di non essere in peccato mortale. Facendo penitenza ci si pensi a Cristo, alla sua passione, ai Suoi patimenti.
Quanti colpi? Non si può dare un numero preciso alle fasi, è lo Spirito Santo che deve guidarti. Qualcuno usa per ogni fase 33 colpi di flagello, 33 corrisponde all´eta di N.S Gesù Cristo quando morì in croce. Un´altro invece non arriva mai a fase due, rimane nella prima fase perché é li che deve trattenersi: rimpiangere i suoi peccati, pentirsi, e riparare così. Un´altra anima invece arriva a fase 2 dopo 100 o 200 colpi, e un'altra invece gia dopo 3 colpi.
Tutto accade come lo ispira lo Spirito Santo, e si cerchi, se lui lo ispira, ad arrivare alla 3a fase senza interrompere l´uso della disciplina. Se per esempio hai ricevuto dal padre confessore detto di darti ogni volta che lo Spirito Santo ti ispira 10 o 100 colpi, sarà allora in questi 10 o 100 colpi che, se Dio vorrà, ti farà passare per queste 3 fasi. Se non hai una guida spirituale e ti senti chiamato a fare penitenza, segui l´invito dello Spirito Santo ma devi essere prudente.
Quante volte alla settimana si può usare la disciplina?
Si può sempre usare la disciplina.
Certi la usano quando ne sentono la necessita, quanto si sentono tentati, in pericolo di offendere Dio, per necessita di riparare le loro mancanze, le loro imperfezioni e aver offeso Dio, per riparare e guarire il cuore ferito di Gesù, e per sostenere delle anime in pericolo, con questo piccolo sacrificio unito all´intercessione per loro. San Francesco di Sales come anche San Alfonso Maria di Liguori consigliano di usarlo almeno 3 volte alla settimana e almeno 3 volte il cilicio (il cilicio almeno mezza giornata: fino a pranzo). Di solito non si facevano queste penitenze di domenica o in giorni festivi, ma si preferivano giorni come: mercoledì, giovedì, venerdì (il giorno i cui Gesù Cristo morì) o anche il lunedì.
Usando il cilicio aiutiamo Gesù, il prossimo e noi stessi. Aiutiamo Gesù che tuttora viene incoronato di spine per i nostri peccati, specialmente il peccato di orgoglio, il peccato di superbia. La superbia e l´orgoglio rendono il cuore duro e assassino (macellaio) di Cristo.
Si aiuta il nostro prossimo anche nella vita quotidiana e concretamente, perché rende a noi uomini di pace, calmi e sereni nel cuore, da rendere sereni anche i nostri incontri e le nostre relazioni con il prossimo. Se si fa questa esperienza, si deve ringraziare Dio perché è tutto dono di Dio e dei tanti martiri di penitenza, specialmente di nostro Signore Gesù Cristo che ci ha donato la pace e la gioia, soffrendo per noi la passione e donando la sua vita per noi. Ma non c´è da spaventarsi se dovesse causare anche delle agitazioni nel cuore del prossimo, ingiustizie e crudeltà degli uomini nei nostri confronti, anche questo non deve preoccuparci. Il demonio odia la penitenza e agita con facilità il cuore della gente meno mortificata, mettendoli contro il penitente. Lui fa dei dispetti, vuole vendicarsi, scoraggiare l´anima che si ebbe avvicinato ancora di più a Dio, facendola retrocedere. È importante di non retrocedere, è importante di non scoraggiarsi mai, e di andare avanti su questo buon cammino, di offrire tutto a Dio, anche il sangue del cuore, e rimanere fedeli a Cristo.
È consigliabile di usare il cilicio per un paio di ore al giorno, se possibile ogni giorno o almeno tre volte alla settimana. Chi sela sente lo usa fino dopo l´ora della morte di nostro signore Gesù Cristo che muore alle ore 15.00 o fino a dopo la sua sepoltura.
Molti santi hanno trascorso la notte su un pavimento e non sul materazzo. Se i santi che erano tanto buoni, che erano avanzati sul cammino spirituale e uniti a Dio, facevano tante penitenze, quanto più dobbiamo farlo noi che non siamo santi?
Trascorrevano i giorni e le nottate in penitenza e preghiera.
Dormire a terra è una buona penitenza per chi ha una forte e buona salute e non soffre il freddo. Ci sono certi che fanno solo questo tipo di penitenza. Quello che conta è che non ci si ammala. Se ci si accorge che potrebbe diventare pericoloso per la salute, per esempio che ci si potrebbe ricevere una brutta influenza perché il pavimento è troppo freddo o umido, allora si può lo stesso fare questa penitenza, ma con il permesso e la benedizione del padre confessore!
Credetemi, se il padre confessore velo permetterà, avrete la benedizione necessaria, per svegliarvi al mattino senza influenza e raffreddore, senza reumatismi e senza la febbre. Se invece nonostante la benedizione (il permesso!) ricevuto del padre confessore (direttore spirituale) vi alzate ammalati e senza pace interiore, può essere un segno che Dio non vi domanda questo genere di sacrificio.
Per assecondare i disegni di Dio su Santa Margherita Maria Alacoque, diceva N.S Gesù Cristo che doveva essere d´accordo con Lui nel martoriare il suo corpo.
Questo la portava, nei ritiri, a infliggersi tutte le mortificazioni immaginabili;
tra le altre una volta, si fece, con i cocci di vasi rotti, un letto sul quale riposava.
Benché tutta la natura ne fremesse, non ne ascoltò mai i lamenti. Avrebbe voluto cercare sempre nuovi modi di crocifiggersi e di martirizzarsi con discipline e cinture di ferro molto pungenti, e con parecchi altri strumenti che non le si volevano permettere. Solo una volta quando santa Margherita si ammalò e il suo corpo si era indebolito, il nostro Signore Gesù Cristo le chiese sacrifici spirituali: per non indebolirsi ancora di più, doveva sacrificare il suo desiderio di mortificarsi ancora di più. Innanzitutto voleva che lei si mantenesse in un continuo atto di sacrificio. Tramite la sua malattia, i suoi dolori e ancora di più: il non poter più fare delle penitenze mortificando il suo corpo, si trovava in atto di sacrificio. Sacrificava la sua volontà, i suoi desideri.
Ci sono santi che hanno dormito su pietre, su sassi duri, su cocci di vasi rotti. Non solo Santa Margherita Maria Alacoque si fece un letto fatto da cocci di vasi rotti, tanti altri santi si fecero un letto da tronchi d´albero e tra i tronchi d´albero ci misero pietre e dei cocci di vasi rotti. La reclusa suor Nazarena invece dormiva su un letto di legno a forma di baule con sopra una croce grande su cui riposava.
Puoi dormire nel tuo letto usando il materasso, ma prova a mettere due lenzuoli. Un lenzuolo che protegge il materasso. Su questo ci puoi mettere dei sassi o dei cocci di un vaso di terracotta rotto. Mentre dormi, trovando un ostacolo per girarti, cercherai di liberartene, per questo si consiglia di coprire tutto con un secondo lenzuolo (si adatta un lenzuolo con angoli elasticizzati) che tiene fermo tutto e non ti permette di sbarazzartene. Se vuoi puoi anche aggiungere una croce di legno lunga, fatta per esempio da dei rami o tronchi d' albero, poi naturalmente usando un lenzuolo capace di tenerla ferma. Per l´inizio può essere sufficiente dormire su dei cocci di vasi rotti. Dormire nel letto su dei cocci di vasi rotti può risultare più scomodo che dormire a terra senza dei cocci. Chi invece ha coraggio dormi anche a terra sui dei cocci di vasi rotti. Come è possibile farlo? I cocci di 1-2 grandi vasi (di terracotta) si possono mettere per esempio in due grandi copricuscini, uno andrebbe sotto la schiena e l'altro sotto le gambe. Come questi copricuscini si possono mettere sul letto, li si possono mettere anche a terra, su cui poi dormire. Si consiglia di mettere uno sotto la schiena (risparmiando la testa e il collo) e uno sotto le gambe! Se la testa e il collo subiscono delle ferite, può causare un ostacolo l' indomani a fare il proprio dovere di stato, a mantenere la regola e a pregare. È importante essere prudenti. Le notti adatti per questa penitenza sarebbero in particolare il giovedì e il venerdì. Certi lo fanno anche il mercoledì, credendo che Giuda Iscariota prese la decisione di tradire N.S Gesù Cristo per trenta denari già il mercoledì. Il mercoledì prima di Pasqua, Giuda è messo in contrasto con la prostituta che ha unto Gesù con dei profumi costosi e ha lavato i suoi piedi con le proprie lacrime. Secondo i Vangeli Giuda protestò a questa apparente stravaganza, insinuando che il denaro speso per il costoso profumo poteva essere dato ai poveri. Dopo di ciò Giuda si recò dai Capi del Sinedrio ed offrì di tradire Gesù per denaro. Per riparare questo tradimento fanno la penitenza anche di mercoledì. Se Dio desidera questo tuo sacrificio, ti accorgerai che la mattina dopo questa penitenza ti sveglierai pieno di felicità e fervore, tutto per grazia di Dio, soddisfatto di aver lavorato anche di notte per il regno di Cristo e per la maggior gloria di Dio. Ma non si tratta di "sentimenti", noi non viviamo di "sentimenti", questi possono ingannarci, noi viviamo invece di fede, ed è la fede che ci anima e che ci fa capire il senso della penitenza e che ci dona felicità.
"Che notte sprecata, se non la si passa lavorando per il regno di Dio e per la salvezza delle anime!" La notte non sprecata è proprio la notte passata sulla croce (facendo penitenza) ed in preghiera. Una notte passata su sassi, su cocci di vasi di terra cotta, su un pavimento duro, significa passare la notte con Cristo in croce e offerto a Dio con un "ti amo" ci rende felice, ci fa portare tanti frutti: anime salvate, forte unione con Dio e trasformazione di noi stessi.
Una persona di questi tempi che ne fece l´esperienza, dice che non si sia potuto mai immaginare le grazie che si ricevono tramite tutte queste penitenze. Una notte passata scomodo su un letto, facendo questo genere di penitenza, non dormì come al solito, ma ogni paio d´ore si svegliava e si accorgeva che il suo corpo, mentre dormiva, aveva tentato di eliminare gli oggetti che si trovavono nel letto. Dato che questi oggetti si trovavano sotto il lenzuolo, non era riuscito a liberarsene. Si accorse quanto la carne è debole e contraria alla penitenza, pretendendo le sue comodità. Questa persona era felice di avere passato una notte scomoda e di sentire dei dolori. Abbracciò la croce e Cristo crocifisso, consolandolo, chiedendogli perdono per tutte le volte che lo ebbe crocifisso e per tutti gli uomini che tuttora lo crocifiggono. Dopo una notte passata con questa preghiera del cuore, iniziò la giornata felice e soddisfatto. Era felice di avere lavorato per Dio anche tutta la notte. Possiamo lavorare per il regno di Dio 24 ore al giorno!
Non solo di giorno, ma anche nella notte. La notte non ci è dato solo per dormire, ma anche per lavorare. Ogni sacrificio, ogni preghiera, ogni dolore, ogni ostacolo che non ci permette delle comodità, è un lavoro per il regno dei cieli se lo offriamo a Dio. É migliorarci, diventare sempre più belli agli occhi di Dio, crescere in umiltà e ricevere tante grazie ed è condurre in cielo anime. La penitenza consola Cristo, guarisce il suo cuore ferito ma anche il cuore nostro. Facciamo bene alla nostra anima. Certo, il monaco lavora anche quando dorme e non si trova su delle pietre, tronchi d´albero, o sul grezzo pavimento, perché ogni suo respiro è diventato preghiera e il battito del suo cuore una lode a Dio padre, e così lode sempre Dio, anche quando dorme, ma soffrendo mentre si dorme, soffrire di trovarsi scomodi, aumenta nell´anima il desiderio di andare avanti sul cammino delle virtù, rinforza la propria volontà con cui si diventa più pronti a resistere il diavolo e le sue tentazioni, rende l´anime più risoluta a combattere contro le tentazioni, le passioni, a mortificare i sensi e a tenere sepolto la propria volontà, o meglio detto: ad uniformare la propria volontà a quella di Dio.
SANGUE DELLE VENE
SANGUE DEL CUORE
Sia l´uno che l´altro è già sacrificio, quanto più sacrificio è se si sparge il sangue delle vene e anche il sangue del cuore... Cristo ha subito il martirio del cuore e delle vene, sia il martirio bianco e sia il martirio rosso. Seguiamo Cristo: amiamo e soffriamo!
Il più grande sacrificio senza l' amore non serve a nulla. Penitenza va fatto con amore e per amore. Seguiamo Cristo e portiamo la nostra croce, ma diamo anche la vita per in nostri amici, offriamoci a Dio in riparazione, offriamoci a Dio con tutte le nostre pene, per tutte le intenzioni del sacro cuore di Gesù e affinché Lui regni in tutti i cuori e nella società.
Qui si vede quanto sia utile la vita da penitente, la vita di sacrificio, preghiera e amore. Amore totale. Abbiamo bisogno di penitenti, di anime di sacrificio, di anacoreti, eremiti, reclusi, religiosi che non cercano comodità, che non fuggono la croce, ma che la bramano! Sia lodato Gesù Cristo!
Riporto delle esperienze di anime che si sono messi al lavoro per il regno di Cristo e la salvezza delle anime. Hanno fatto l´esperienza che usare il cilicio per esempio, li rende più buoni, più spirituali, cioè, li fa progredire spiritualmente, uniforma la loro volontà a quella di Dio, migliora il loro carattere e li rende belli. La serenità che porta la penitenza, e la pace che provano, porta pace anche all´ambiente in cui si trovano. Questo è un dono di Dio! Dio con questa esperienza conferma all´anima di trovarsi su una buona strada e di progredire ed andare avanti su questo cammino ma... appena questa anima si rende conto cosa Dio gli voglia dire e quanto piaccia a Dio il suo cammino, le persone che la circondano possono mutare da gentili e dolci, in persone crudeli e ingiusti...
Come mai? Cosa è accaduto?
Se il demonio trova persone che non praticano e non amano fare penitenza, persone che non mortificano la propria carne, che non lottano contro le loro imperfezioni, cristiani mediocri, allora li sa usare con più facilita contro la persona che vuole servire Dio con tutta l´anima e tutto il suo corpo, come dice l´apostolo Paolo: "offrite a Dio il vostro corpo come sacrificio vivente (Romani 1: 12)" Mentre il demonio pensa di fare una cosa a lui conveniente: facendo soffrire questa anima, in verità è questa anima che ne approfitta se sopporta le ingiustizie, offese, persecuzioni ed ogni genere di crudeltà, perché avendosi offerto a Dio (come sacrificio), queste sofferenze la uniscono ancora di più a Lui. Lo stesso la carne ne risente e alla natura fa male, se tutto il mondo ci si rivolge contro. Ma dobbiamo anche sapere che è un buon segno!
Un sacrificio è stato offerto in modo che la vittima possa diventare il possesso di Dio! È vero che l'uomo (l´anima) che diventa il possesso di Dio deve essere convalidato nel corpo, il corpo stesso come una vittima deve diventare il possesso di Dio.
Il corpo, che come un mezzo è in grado di aprire o chiudere la strada verso il cuore, in grado di aprire o chiuderla alla possibilità di ogni unione e appartenenza, è anche in grado di ostacolare la possibilità di divenire possesso di Dio. Per dominare la nostra natura debole ci sono d´aiuto i sacramenti della chiesa cattolica, la preghiera, e l´umiltà del cuore e per raggiungere questa umiltà e la perfezione, ci sono d´aiuto le penitenze.
Si può chiamare fragilità qualsiasi passione, in quanto debilita le forze dell'anima e ostacola la ragione. Con la penitenza si fa guerra contro la passione e contro il regno di Satana e lui si agita e ci dichiara guerra, stuzzicando le persone che ci circondano. Più loro sono legati a lui, più sono in peccato gravi o peccato mortale, e più può utilizzarli per farci del male. Però non dobbiamo temere il diavolo e neanche il nostro caro prossimo, perché non può recare danno alla nostra anima che è unita a Dio e che gli è ancora di più unita in "stato di sacrificio".
Ciò che può dividerci da Dio è il peccato mortale. Dobbiamo fuggire le tentazioni, dobbiamo fuggire ogni pericolo di peccare, dobbiamo abbracciare la croce. Se si ha peccato è importante di chiedere scusa a Dio e confessarsi, e di andare avanti senza scoraggiarsi.
Per questo la prima e più grande penitenza è quella della riconciliazione con Dio attraverso la santa confessione!
A voi miei amici dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.
Luca 12, 4-5
Con fede, pazienza e amore accettiamo quella penitenza necessaria per osservare i dieci comandamenti.
Gesù ci dice: «Se non fate penitenza, voi perirete tutti nello stesso modo» (Le. 13,3).
Per ottenere dunque la salvezza dobbiamo mettere in pratica il suo insegnamento.
L’anima quando ode la chiamata del Signore e, spinta dalla sua grazia, decide di rispondere e di convertirsi, sente spontaneo il bisogno di espiare i propri peccati, di purificarsi: vede chiara la necessità di penitenza, capisce che questa è la strada maestra per arrivare a Dio.
S. Tommaso d'Aquino - Somma Teologica
S. Agostino dice che il peccato è "privazione di misura, bellezza e ordine" Il peccato sta all'anima, come la malattia sta al corpo, conforme all'espressione del Salmo: "Pietà di me, Signore, perché sono infermo". Ma la malattia toglie al corpo misura, bellezza e ordine. Dunque il peccato priva l'anima di misura, bellezza e ordine. C'è un bene che è virtù e grazia, il quale ha anch'esso misura, bellezza e ordine: e questo viene del tutto eliminato dal peccato mortale. E finalmente c'è un bene che è l'atto stesso ben ordinato, corredato di misura, bellezza e ordine: e l'esclusione, o privazione di esso costituisce il peccato medesimo. Ecco dunque chiarito come il peccato possa essere privazione di misura, bellezza e ordine; e insieme causare codesta privazione, ovvero diminuzione.
Parimente il corpo umano è una materia ricercata dalla natura per l'equilibrio della sua complessione, così da essere un organo adattissimo per il tatto, e per le altre potenze sensitive e motorie. La sua corruttibilità invece dipende dalla condizione della materia, e non è ricercata dalla natura: ché la natura, potendolo, sceglierebbe una materia incorruttibile. Dio però, a cui tutte le nature sono soggette, nel creare l'uomo supplì al difetto della natura, dando l'incorruttibilità al corpo mediante il dono della giustizia originale, come abbiamo visto nella Prima Parte. E in questo senso si dice che "Dio non fece la morte", e che la morte è punizione del peccato.
Sono così risolte anche le difficoltà.
"Perché il Cristo ascende sul monte? Per insegnare a noi, che quando siamo per porgere suppliche a Dio, è proprio il deserto, atto l'eremo. Per questo motivo egli spesse volte si porta nell'eremo, e quivi passa le notti orando; affinchè impariamo a dover ricercare il tempo e luogo opportuno per tranquillamente pregare. Poichè è la solitudine che ci libera da ogni tumulto, è la madre di tranquillità e porto di quiete!"