MANUALE PER L’ORA SANTA
ISTRUZIONI E PREGHIERE
Imprimatur
Portusgruarii die 17 decembris 1932
+Aloysius Ep.
PREFAZIONE
L' Ora Santa è come il fiore delle pratiche di devozione ad onore del Sacro Cuore; essa ci associa all' agonia di Nostro Signore nell' Orto degli Olivi e ci dà modo di compiere verso il divino Maestro il compito delicato e commovente dell'Angelo consolatore.
Gesù stesso l'ha domandata a Santa Margherita Maria Alacoque come esercizio di riparazione e di espiazione; essa ha in sè quanto si richiede per invogliare i cuori generosi e produce nelle anime, anche le meno ferventi, le più salutari emozioni.
La pratica dell' Ora Santa, specialmente in questi ultimi tempi, (1932…) si è diffusa nel modo più consolante, insieme col diffondersi della vera devozione al Cuore di Gesù. Sono innumerevoli le anime che compiono fedelmente e generosamente la loro Ora Santa e sono pure ben numerose le chiese in cui questa devota pratica si compie in forma pubblica e solenne dinanzi al Santissimo esposto, con quanto vantaggio spirituale delle anime è facile immaginarlo.
Conoscere l' amore di Gesù Cristo per noi e corrispondere a questo amore col nostro, è una cosa che tutti comprendono, quando si parla della divozione al Sacro Cuore. Ma per entrare nei disegni del divino Maestro; il nostro amore deve produrre in noi la compassione e la riparazione: la compassione per tutto quello che Gesù Cristo ha sofferto durante la sua Passione; la riparazione per gli oltraggi ch' Egli ha ricevuto e tuttora riceve nel Sacramento dell'Eucaristia. E' questo il doppio carattere che risalta in tutte le pagine degli scritti di Santa Margherita Alacoque e non si può meglio adempiere questo doppio dovere che mediante la pratica dell'Ora Santa, come Gesù stesso indicò alla confidente del suo Cuore.
Nell'intento di facilitare alle anime così devoto esercizio, mi sono studiato di compilare questo Manuale per l'Ora Santa, in cui ho raccolto dodici Ore Sante con Gesù agonizzante nel Getsemani, scelte tra le migliori pubblicate, facendovi quale modificazione, o semplificazione di forma, o qualche abbreviazione, secondo mi parve opportuno, per renderle sempre meglio rispondenti allo scopo.
Ho inoltre creduto vantaggioso di aggiugere:
1° le notizie riguardanti l'Arciconfraternita dell'Ora Santa;
2° un Piccolo Catechismo su l'Ora Santa, cioè una facile istruzione in forma catechistica su quanto riguarda questo pio esercizio;
3° l' esposizione evangelica dell'agonia di Gesù nel Getsemani, con qualche breve commento;
4° alcune osservazioni per far ben comprendere qualche concetto un po' difficile, e alcuni pensieri che servono di eccitamento ad entrare nello spirito di questa pia pratica;
5° un florilegio di preghiere, invocazioni, offerte, proteste di amore e fedeltà, che si potranno recitare tra un punto e l'altro dell' Ora Santa, specialmente se compiuta pubblicamente, per renderla più varia, facile e gradita;
6° alcuni Canti relativi all'Ora Santa, che si possono eseguire con buon effetto, quando si fa in chiesa in forma solenne.
Il Cuore agonizzante di Gesù benedica largamente quest' umile operetta, affinchè si diffonda largamente tra le anime, a sua maggior gloria e a spirituale vantaggio di quanti se ne serviranno.
Sacro Cuore di Gesù, venga il tuo regno!
Valvasone (Udine)
Sac. VINCENZO MUZZATTI
PARTE PRIMA
--- ISTRUZIONI ---
PICCOLO CATECHISMO SU L'ORA SANTA
Cha cosa è l'Ora Santa?
L' Ora Santa è un esercizio di orazione mentale o di preghiera vocale, che ha per oggetto l'agonia di Nostro Signore nell'Orto degli Olivi, allo scopo di placare la collera divina, di impetrare misericordia per i peccatori: e di consolare il divin Salvatore.
L'anima che compie questo devoto esercizio deve, di conseguenza, seguire Gesù nel Getsemani come i discepoli, immaginandosi che per favore speciale Egli la scelga insieme coi suoi tre più cari Apostoli, per renderla testimone degli acerbi dolori del suo Cuore, per associarla alla sua preghiera, per renderla partecipe del suo sacrificio, per onorarla della sua compagnia.
L'esercizio dell'Ora Santa é difficile?
Il pio esercizio dell'Ora Santa non è punto difficile, tanto è vero che è praticato comunemente dalle anime veramente divote. Chi, infatti, non può con facilità ripensare ai patimenti di Gesù? Chi non sa compassionarlo con sentimenti di amore e di pietà? Per questo non si richiede dono di alta contemplazione, ma amorevolezza di cuore e volontà generosa. Del resto, all' anima che si presta docile alla grazia, la bontà infinita di Dio non lascia mancare lumi abbondanti alla mente ed efficaci eccitamenti al cuore. Di questo, chi ne fa la prova, resta subito convinto.
L'esercizio dell'Ora Santa riesce fruttuoso all'anima?
Certamente, ed è facile il persuadersene. Infatti questo santo esercizio, a ben intenderlo, mira a farci entrare nelle disposizioni di Gesù in quell'agonia santissima: disposizioni di carità immensa verso gli uomini, di sottomissione illimitata al volere di Dio, di generoso sacrificio, di ardente amore. E cosa vi ha di più bello di questi sentimenti? E non germoglieranno essi da sè nell'anima che compie con buon volere l'esercizio dell'Ora Santa? Oh, di certo quest' anima esperimenterà quanto è buona cosa il tener compagnia a Gesù, il pregare con Gesù, l'agonizzare con Gesù.
Gesù stesso disse una volta alla Beata Veronica, religiosa Agostiniana: «Io desidero che gli uomini prestino alla mia passione il culto di un dolore sincero e di una viva compassione per le mie sofferenze. Se versassero anche una sola lacrima, questa sarebbe molto, poichè lingua umana non può esprimere la contentezza che mi dà questa sola lacrima».
E tale contentezza Egli la riversa nel cuore che gliela fa provare; e questa lacrima amarissima sparsa sull'agonia di Gesù si tramuta per le anime pietose in una rugiada misteriosa, che fa soavemente germogliare in esse i sentimenti più fruttuosi per lo spirito.
A proposito della meravigliosa effi-
Come ebbe origine l'Ora Santa?
L'Ora Santa è un atto di riparazione di origine divina, poichè questo esercizio è stato domandato e poi insegnato da Nostro Signore medesimo a S. Margherita Maria Alacoque, negli anni 1673-1674.
Pregava un giorno questa santa davanti al Santissimo Sacramento esposto. Nostro Signore si presentò a lei tutto splendente di gloria; le scoprì il suo Cuore e si lamentò amaramente della ingratitudine di cui era oggetto da parte dei peccatori. Poi soggiunse: Tu, almeno, dammi la consolazione di supplire alle loro ingratitudini, per quanto potrai esserne capace.
E Lui stesso indicò alla sua serva fedele i mezzi da adoperare, tra i quali l'Ora Santa, ed essa fu poi sempre fedele a questa pia pratica, ritraendone particolari vantaggi spirituali.
Con quale spirito dov'esser fatta l' Ora Santa?
Secondo le indicazioni date da Nostro Signore stesso a S. Margherita Alacoque, l'Ora Santa dev' esser fatta:
1° per calmare la collera divina;
2° per chiedere misericordia per i peccatori;
3° per riparare e compensare l' abbandono degli Apostoli, che non seppero vegliare neppur un'ora, mentre Gesù agonizzava.
E siccome il culto del Sacro Cuore tende a ridestare e a far grandeggiare nell'anima l'amore di compassione e lo spirito di riparazione, così anche l' Ora Santa dovrà essere informata a questo amore compassionevole e riparatore.
L'Ora Santa dev' esser fatta con qualche altro scopo generale?
Si, l' Ora Santa dev' esser fatta anche per raggiungere lo scopo ultimo che Nostro Signore si è proposto nel culto del suo divin Cuore, cioè il trionfo di questo Cuore Sacratissimo, il suo regno d’amore sul mondo.
Ecco, in proposito, le parole di S. Margherita: « Egli mi fece vedere, che questa devozione era come un ultimo sforzo del suo amore, il quale voleva favorire gli uomini in questi ultimi secoli, con questa redenzione amorosa, per ritrarli dall'impero di Satana, che Egli voleva rovinare, per metterci sotto la dolce libertà dell'impero dell' amor suo, che egli voleva stabilire nei cuori di tutti coloro i quali avrebbero voluto abbracciar questa devozione ».
Altrove la Santa scrive ancora: «Egli regnerà nonostante i suoi nemici e si renderà il padrone dei cuori ch' Egli vuol possedere: giacchè è lo scopo principale di questa devozione, di convertir le anime all'Amor suo ». Questa promessa profetica e consolante di cui noi vediamo ogni giorno l'attuazione, torna continuamente sotto la sua penna.
L'Ora Santa dunque, deve anche servire a preparare e a stabilire questo regno del Sacro Cuore, e lo prepara difatti soprattutto se si fa in modo pubblico e solenne.
In qual giorno e ora si può fare l'Ora Santa?
Nostro Signore domandò a Santa Margherita Alacoque che la facesse nelle notti dal giovedì al venerdì, dalle undici alle dodici, in corrispondenza al giorno e all'ora della sua agonia del Getsemani. Questa sarebbe la vera e propria Ora Santa.
La santa Chiesa però per favorire questa pia pratica e metterla alla portata di tutti i fedeli, autorizza a fare l' Ora Santa in ora anche più comoda e cioè fin dal momento in cui è permessa ai sacerdoti la recita del Mattutino del giorno seguente. Perciò l' Ora Santa si può fare, in tutti i tempi, dalle quattro pomeridiane in poi, e nei giorni più brevi dell'anno anche dalle due pomeridiane (Rescritto di Gregorio XVI, 12 dicembre 1836).
Questo, ben inteso, è stabilito in ordine all'acquisto delle indulgenze, poichè, come pratica, di divozione,
l' Ora Santa si può fare in qualunque giorno e in qualunque ora, in chiesa o in casa.
Gesù accetta tutte le ore, quando gli si dona il cuore; ogni momento è buono per compassionarlo nelle sue afflizioni; ogni ora di compagnia gli torna cara per parte di quelli che lo amano di cuore.
Come fare l'Ora Santa
A Paray-le-Monial, nel Santuario delle apparizioni, si cerca sopra tutto di conformarsi al metodo della « Ora Santa » che Margherita Maria ricevè dal Suo Divino Maestro. Sono dunque i dolori di Nostro Signore al giardino degli Ulivi e la Sua agonia che si deve meditare. E dove si può trovare una sorgente inestinguibile, più forte e più feconda di riflessioni ? Ma come si è di già veduto, non bisogna dimenticare che già tutto era presente davanti all'Uomo Dio. Egli ha sofferto durante la Sua agonia tutti i tormenti della Sua passione e l'amarezza di tutti gli oltraggi che Egli doveva, ricevere fino alla consumazione dei secoli nell'Eucaristia, nella Chiesa sua, e nel suo Vicario... Per conseguenza meditando questi diversi soggetti non si esce dallo spirito dell'« Ora Santa ».
Si può fare questo Esercizio in due maniere, in una forma solenne e pubblica, o in forma privata.
1° - L' «Ora Santa» solenne - Quando si fa in pubblico nella Cappella della Visitazione di Paray, si comincia coll'esporre il SS. Sacramento. Un Sacerdote monta sul pulpito ed in poche parole esorta tutte le anime a seguirlo al giardino di Getsèmani. Spesso si rivolge anche direttamente a Nostro Signore e ci fa immediatamente unire in amoroso contatto con Colui che per amor nostro si è reso la Vittima dell'Universo. La preghiera viene recitata in diversi tempi nel corso dell'ora, e vi sono degli intervalli in cui si può meditare, secondo quanto viene suggerito. Qualche volta in questo silenzio ognuno può fare la sua adorazione intima, qualche volta si canta un cantico di riparazione, qualche versetto del Miserere, il Parce Domine, o qualche strofa di altri salmi di penitenza, come pure delle preghiere adattate all'intenzione ed allo scopo dell'« Ora Santa »: Atto di Contrinzione, Confiteor, Ammenda Onorevole, Litanie del S. Cuore, ecc. ecc.. Così l'« Ora Santa » si passa col più grande raccoglimento possibile e si finisce con la benedizione del SS. Sacramento.
Si farà osservare, o si dirà, che in molte chiese o cappelle, sarà difficile poter esporre il SS. Sacramento, non potendo avere facilmente l'assistenza di un sacerdote, sia per l' esposizione che per spiegare i punti della meditazione. Questo non impedisce punto che si possa fare l' Ora Santa solenne, non essendo a questo scopo necessario il predicatore, nè il sacerdote. Una lettura a voce alta fatta di tempo in tempo, può aiutare i fedeli nel tempo che dura l'« Ora Santa »: si può anche alternarne la preghiera col canto di qualche salmo, con qualche intervallo di raccoglimento, od anche passandola tutta intera nel massimo silenzio.
Sarebbe non comprendere lo scopo dell' « Ora Santa » se si credesse di andare a sentire una predica. Le stesse parole di Nostro Signore a Santa Margherita Maria, indicano chiaramente che l' essenziale di questo pio esercizio deve essere di intimità d' amore e di compassione con Nostro Signore. Deve conseguentemente nascere fra l' anima e l'adorabile Maestro una reciproca intimità per le sofferenze del Salvatore mentre l' anima cerca di consolarlo. Ecco perchè il modo di fare l'« Ora Santa », piuttosto che una preghiera o una predica, riuscirà più fruttuoso se il Sacerdote si rivolge direttamente a Nostro Signore parlandogli in nome di tutte le anime presenti, le quali facciano proprio il pensiero ch' Egli esprime quasi sentendosi sole, in faccia al loro Dio. Questo è qualcosa di più penetrante e di intimo che l'ascoltare una preghiera o una predica.
2° - L' « Ora Santa » privata - E' certo che il poter fare l'« Ora Santa » in Chiesa è molto preferibile che farla altrove, perchè la presenza del SS. Sacramento aiuta l' anima a maggior devozione e ad intrattenerla più familiarmente con Nostro Signore. Però si può fare anche con tutta libertà in camera propria, in un giardino, e dove meglio si creda: poco importa il luogo. Gli ammalati possono farla nel loro letto. L'importante è di consacrare un'ora intera, senza interruzione, sia a meditare i dolori di Nostro Signore, sia in preghiera, vocalmente, in unione alla sua agonia.
Segua ciascuno la sua inclinazione e si adatti secondo le circostanze.
L' agonia di Gesù nel Getsemani desunta dai quattro Evangelisti
S. Mt, XXVI, 36-47; S. Mc, XIV, 32-43 S. Lc, XXII, 39. 47; S. Gv, XVIII, 1 - 3
Gesù, secondo il suo solito, andò con essi di là dal torrente Cedron, in un luogo chiamato Getsemani e disse ai suoi discepoli: - Trattenetevi qui, mentre io vado là e faccio orazione. Pregate, a fine di non cadere in tentazione. E presi con sè Pietro e i due figliuoli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, cominciò ad atterrirsi e rattristarsi e a cadere in mestizia. Allora disse loro: - L'anima mia è afflitta fino alla morte: restate qui e vegliate con me. E avanzatosi alcun poco, quanto un tiro di sasso, si prostrò per terra e pregava che, se era possibile, si allontanasse da lui quell'ora. E disse - Abba, Padre, tutto è possibile a te: allontana da me questo calice; per altro si faccia non la mia volontà, ma la tua.
E gli apparve un Angelo dal cielo per confortarlo. Ed entrato in agonia, pregava più intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue, che scorreva a terra.
E alzatosi dall' orazione e portatosi dai suoi discepoli li trovò addormentati per la tristezza e disse a Pietro: - Simone, tu dormi: così, adunque, non avete potuto vegliare un'ora con me: Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. Lo spirito, veramente, è pronto, ma la carne è debole.
E se n' andò di nuovo, per la seconda volta, a pregare ripetendo le stesse parole: - Padre mio, se non può questo calice passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà.
E tornato, li trovò di nuovo addormentati; infatti i loro occhi erano aggravati, e non sapevano cosa rispondergli. E ritornò la terza volta (dopo d' esser stato ancora a pregare) e disse loro: - Su via, dormite e riposatevi. Basta così: l'ora è venuta: ecco il Figliuolo dell'uomo sarà dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo: ecco che si avvicina colui che mi tradirà.
Or quel luogo (il Getsemani) era noto anche a Giuda, il quale lo tradiva, perché frequentemente Gesù si era, ivi portato coi suoi discepoli.
Giuda pertanto avuta la coorte e dei ministri dai principi dei sacerdoti e dai Farisei, andò colà con lanterne e fiaccole e armi.
Osservazioni sull'agonia di Gesù nel Getsemani
Per intendere alquanto a dovere la tremenda agonia di Gesù nel Getsemani, dobbiamo presupporre due cose. Dapprima con S. Tomaso (3. p. - q.18. - per tot.) dobbiamo ritenere che in Gesù Cristo vi è la volontà divina, la quale presiede e comanda, e sotto di essa la volontà umana della ragione, la quale in tutto alla divina si sottopone ed obbedisce; quindi, che nella parte inferiore vi è l' appetito della carne che aborrisce per natura il patire ed il morire, che ne ha paura e cerca più che può di sfuggirlo. E' vero che in Gesù il senso era perfettamente sottoposto allo spirito, ma nullameno avea le debolezze della natura fino ad impaurirsi, ad annoiarsi, ad attristarsì, secondochè la divina volontà glielo permetteva. E questa appunto è l' altra cosa che dobbiamo presupporre. Gesù non si poteva attristare nè intimorire per qualche caso improvviso, ma solo perchè e in quanto il voleva, Erano a Gesù naturali le sue passioni, ma niuna di esse poteva muoversi se non comandata dalla suprema volontà: cosicchè ogni interno movimento di tristezza, di timore, di paura era in lui pienamente volontario; ed a quella guisa che si fece uomo, dice un sacro Dottore, nelle circostanze da lui volute, così anche soffrì le miserie dell'uomo nella debolezza della natura quando Egli. lo volle. E questo Gesù volle: volle cioè nell'Orto abbandonarsi ad una totale tristezza, volle in quell'ora soffrire nel suo Cuore contristato tutta quanta la futura passione (3. p. - q.15. - a. 7. - ad 2).
Per dare a sè stesso un'afflizione sensibilissima, Gesù risveglia dentro di sè tutti i pensieri più tristi e più capaci di angustiarlo ed accorarlo. Con un atto di volontà santissima Egli riunisce dinanzi all'occhio della mente tutta la serie della sua ignominiosa e dolorosa passione, non soltanto in generale, ma distintamente, minutamente, così che ne contempla al vivo ad uno ad uno tutti i dolori, tutti i patimenti. Per tal modo viene a patire tutto ad un tratto nel Cuore medesimo ciò che avrà da patire successivamente nel corpo; onde possiamo dire con verità, che tutta la passione piombò istantaneamente sopra di Lui; e siccome la sua umanità nelle potenze e negli organi era perfettissima, così vivacissima essendo allora la sua apprensione, dobbiamo conchiudere con S. Tommaso, che la sensitiva tristezza od agonia fu allora massima fra i dolori della vita presente (3.p.- q.46. - a6.)
Nè minore fu, secondo il medesimo Santo, il patimento di Gesù in quelI' ora tremenda nella parte sensitiva inferiore: e benchè Egli si sentisse beato nella sua mente per la visione di Dio, trovó nullameno miracolosi modi per soffrire ad un tempo un sommo dolore, procedente dalla considerazione distintissima di tutti i peccati del mondo, veduti non così in confuso al par di noi, ma nel loro numero, nella specie, nelle circostanze loro e in tutti i gradi più minuti di loro malizia (8. p. - q. 46. - a. 6).
Oh! come esprimere la interna passione del Cuore di Gesù per una sì tremenda considerazione in quell'ora suprema di tristezza? Ecco ciò che Egli stesso ne disse a Santa Margherita Maria Alacoque: « Nel Getsemani io - soffrii internamente più assai di quello io soffersi nella rimanente mia passione, vedendomi in un generale abbandono del cielo e della terra, e carico di tutti i peccati degli uomini. Io comparvi così dinanzi alla santità di Dio, che, senza aver riguardo alla mia innocenza mi percosse nel suo furore, facendomi bere il calice contenente tutto il fiele e tutta l'amarezza del suo giusto sdegno, come se dimenticato avesse il nome di Padre per - sacrificarmi alla sua collera. Nè alcuno potrà mai comprendere la grandezza dei patimenti che soffersi allora pel genere umano ». Non è dunque egli vero che in quell' ora si consumò la passione tutta quanta nel Cuore di Gesù ?
Come Gesù può essere consolato
« Ma come potrà dirsi che Cristo regna beato nel cielo, se può essere consolato da questi atti di riparazione? » Così il Sommo Pontefice Pio XI nell' Enciclica « Miserentissimus Redemptor ». Questa difficoltà è così grave che non mancarono alcuni che, volendo atteggiarsi ad uomini superiori, vollero disprezzare le rivelazioni stesse di S. Margherita e le confinarono tra le esaltazioni mistiche di mente malata.
Ma, come osserva qui il S. Padre, questi uomini saranno forse eminenti in altre scienze, non certo in quella dell'amore: perchè, al dire di S. Agostino: « Dà un'anima che ami e comprenderà quello che dico ». Questi misteri ineffabili dell'amore non possono essere compresi che dall'amore: ed a quel modo che la stessa passione reale del Cuore di Gesù non fu intesa, anzi destò scandalo in molte anime deboli nell'amore, così è della sua passione mistica. Come mai, si disse, l'Anima di Gesù, beatissima, potè soffrire spasimi ed agonie di morte? Eppure la scienza dell'amore lo spiega: similmente l' anima infiammata d'amore per Dio sa intendere come Gesù anche attualmente possa essere consolato.
Di fatto è proprio dell' amore anzitutto il far rivivere davanti allo spirito la persona amata nelle varie circostanze della sua vita, e specialmente nelle più dolorose. Questa è la ragione di tutte le feste liturgiche: la Chiesa, che è Sposa, e quindi se ne intende in fatto di amore, ci presenta periodicamente tutta la vita del suo diletto Sposo in tutte le sue circostanze, e si ammanta delle vesti or di letizia or di dolore, a seconda che tali circostanze lo richiedono: nè rifugge di vestirsi di lutto e di piangere nel Venerdì Santo, quantunque sappia che ora il suo Sposo è glorioso e beato.
Nè con ciò intende di rispondere semplicemente ad una esigenza dell'amore, ma insieme riflette che « i peccati e i delitti degli uomini, come dice il Sommo Pontefice, in qualsiasi tempo commessi, furono la causa che il Figlio di Dio fosse dato a morte »,
Dunque i nostri peccati personali furono la cagione di quel dramma terribile che si agitò nel Cuore di Cristo nei giorni della sua vita mortale e specialmente nelle agonie dell' Orto. Come mai un cuore che ama potrà rimanere indifferente davanti a questo spettacolo che la fede ci presenta?
Non basta: la fede ci dice ancora che i nostri peccati « anche al presente cagionerebbero per sè a Cristo la morte, accompagnata dagli stessi dolori e dalle medesime angosce, giacchè ogni peccato si considera rinnovare in qualche modo la Passione del Signore, « di nuovo in loro stessi crocifiggendo il Figlio di Dio, esponendolo al ludibrio ». - Abbiamo dunque un motivo tutto speciale per considerare come attuale la Passione di Gesù, perchè in realtà essa si svolgerebbe davanti ai nostri occhi attualmente se lo stato glorioso in cui trovasi Gesù non lo impedisse: a quel modo che è detestabile l' atto di chi attentasse alla vita di un Re, di un Padre, ancorché una corazza lo rendesse invulnerabile.
« Che se, soggiunge il Sommo Pontefice, a cagione anche dei nostri peccati futuri, ma previsti, l'anima di Cristo divénne triste sino alla morte, non è a dubitare che qualche conforto non abbia provato anche fin d'allora per la previsione della nostra riparazione, quando a Lui apparve l'Angelo dal cielo, per consolare il Cuore di lui, oppresso dalla tristezza e dalle angosce ». Che pensiero soavissimo è questo! Noi poniamo adesso quegli atti che, previsti da Gesù, gli recarono sollievo nell' ora delle sue pene: e l'Angelo del conforto, come allude qui il Santo Padre, gli presentò in quella sera un quadro stupendo di amore e di riparazione in cui l'occhio chiaroveggente di Gesù ha potuto scorgere anche più determinatamente e in particolare ciò che l'Angelo non poteva indicargli se non in linea generale, cioè quegli atti di amore e di riparazione che ciascuno di noi gli avrebbe recato nel decorso dei tempi.
Maggiore attualità della consolazione di Gesù
Ma noi possiamo ancora riflettere che quantunque attualmente Gesù non possa contristarsi per la condizione sua gloriosa, può però senza dubbio ricevere aumento di gioia da parte delle sue creature: perchè il Cuore di Gesù è vero cuore umano, sensibile sommamente a tutto ciò che è gioia santa e celestiale. Se Egli disse nel S. Vangelo che si fa festa nel Paradiso per la conversione di un'anima, chi potrà dubitare che nel Paradiso sussistente che è il suo stesso Cuore non vi sia festa speciale ogni volta che un'anima si rivolge a Lui con delicatezza d'amore per ricordare le pene che Egli ha sofferto, le angosce che ha tollerato proprio per lei, e a questo santo ricordo si accende e si infiamma di amore sempre più vivo per Lui, e studia il modo di poterlo compensare con sempre maggior fedeltà nell'osservanza della santa sua legge di amore? Purtroppo lo spirito maligno, talvolta sotto aspetto di maggior riverenza o forse anche, di maggior elevatezza di sentire, tende a farci immaginare Gesù come distante da noi e insensibile alle cose nostre, per poi ottenere che noi stessi diventiamo insensibili di fronte a Lui. Ma la fede che ci dice che il Figlio di Dio propter nos homines et propter nostram salutem descendit de caelo et incarnatus est, vuole che ben diversamente noi pensiamo Gesù: e vuole che noi pensiamo che non vi è persona più sensibile alle nostre cose, quantunque sì tenui, quanto il nostro amabile Salvatore che voluit per omnia fratribus assinzilari. Quel Gesù in quem desiaerant Angeli prospicere, è pur vero nostro fratello e come fratello si compiace di tutte le nostre piccole cose e ne prova letizia e diletto quando in esse scorga purezza d'amore. Noi dunque possiamo far vibrare attualmente di gioia il Cuore di Gesù: noi possiamo aggiungere sorriso al suo sorriso, letizia alla sua letizia, paradiso al suo paradiso: questa non è pia immaginazione, ma è verità teologicamente certa.
E siccome la letizia e la gloria di Gesù è pur sempre la nostra santificazione, per questo appunto Egli si compiace di questi atti di purissimo amore, perchè in realtà sono i più potenti a far sì che noi detestiamo il peccato e sempre più ci accostiamo a Lui, unica Via, Verità e Vita: e per raggiungere questo altissimo scopo, ecco che alle anime sue dilette non disdegna di presentarsi Egli stesso in atteggiamento triste e accorato, perchè così noi possiamo consolarlo con quelle sante gioie che a Lui provengono dalla santificazione delle anime, che è lo scopo di tutta la sua vita e della sua Passione.
Ridano pure gli spiriti forti, di questo Dio che si mostra mendicante di amore, che domanda quasi aiuto e conforto alle sue creature e si lamenta di non riceverlo: ridano pure quegli spiriti forti che non conoscono la grande scienza dell'amore. Da amantem et sentiet quod dico. S. Bernardo rivolgendosi a Gesù gli dice queste parole che sembrano quasi paradossali, eppure sono sublimi appunto per quel divino paradosso che contengono Domine, omnia fecisti in numero, pondere et mensura: sed sine numero, sine pondere, sine mensura amasti me.
Signore, hai tutto fatto in numero, peso e misura: ma senza numero, senza peso, senza misura hai amato me! Chi capisce queste parole ben può capire come Gesù domandi di essere anche attualmente consolato da noi povere sue creature. Perciò noi ben possiamo conchiudere col Papa: « E così anche ora in modo mirabile ma vero, noi possiamo e dobbiamo consolare quel Cuore Sacratissimo che viene continuamente ferito dai peccati degli uomini sconoscenti, giacchè, come si legge anche nella santa liturgia, Cristo stesso si duole, per bocca del Salmista, di essere abbandonato dai suoi amici: Il mio Cuore si aspettò obbrobri e miserie: mi aspettai chi entrasse a parte di mia tristezza, ma non vi fu: e qualche consolatore e non l'ho trovato ».
RIPARIAMO!
APPELLO ALLE ANIME GENEROSE
Dal mio libretto: Ripariamo! riporto quì alcuni pensieri e sentenze, che, lo spero, serviranno ad eccitare nelle anime lo spirito di riparazione, così necessario al presente, in mezzo a tanto dilagare di iniquità, richiesto con insistenza da Nostro Signore, che tanto lo gradisce e ricompensa con divina generosità.
Comparendo a santa Margherita Alacoque, Gesù le disse: «Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini.... riamatemi anche per chi non mi ama...» E così dicendo apre il suo petto e mostra, squarciato e sanguinante, il Cuore, centro della sua vita d'amore.
Chi noi vede? col suo gesto incisivo, col suo detto pietoso, Gesù riassume una storia e traccia un programma: la storia dell' amore sofferente, il programma della corrispondenza riparatrice.
Riparazione dunque! Solo le anime amanti di Gesù riescono a comprendere la forza di questo invito e l' urgenza di assecondarlo.
Riparazione! Nel turbinio che minaccia di travolgere a rovina la società colpevole, è questa la tavola di salvezza, che ci offre la generosità divina.
Riparazione! Gesù dice tutt'ora questa parola appassionata, così dal suo trono eucaristico, nelle circostanze più solenni, come dal suo Tabernacolo, nelle ore più silenziose. Ma nel contatto del suo cuore vivente ci ripete forte e pressante più che mai: Riparazione!... Riparazione!... A noi l'accogliere il suo invito con generosità.
Gesù il nostro Dio, è il grande sconosciuto: bisogna farlo conoscere; è il grande dimenticato: bisogna addimostrargli amore; è il grande oltraggiato: bisogna consolarlo e compensarlo. (Mons. Mermillod) Il mondo non vuol più saperne di Dio; oggidì gli uni si vergognano di Lui, gli altri lo odiano, lo disprezzano, cercano di scacciarlo dai cuori e dalla società. A questi rossori, a questi disprezzi, a questi odi a queste empietà sataniche, opponiamo con fermezza il grido: Egli deve regnare!
Il nostro Gesù, Re, Salvatore, Sposo delle anime, Egli deve regnare in noi stessi pienamente, senza alcuna riserva o divisione, Egli deve regnare sul cuore e sul mondo; e per ottenere ciò noi pregheremo, soffriremo, ci sacrificheremo: Egli deve regnare! (Madre Maria di Gesù).
Bisogna consolare Gesù; se molti rendono inutile il suo Sangue, molti lo raccolgano, e lo offrano; se molti l' insultano sulla Croce, molti lo benedicano e si lascino configgere al sacro legno; se molti lo bestemmiano, molti bacino le sue sacre piaghe; se molti lo tradiscono, molti si stringano attorno a Lui con una fedeltà a tutta prova e lo compensino delle ingiurie degli uni, delle resistenze degli altri, dell'odio del mondo e della freddezza del gran numero. Bisogna che un baluardo d'amore si drizzi tra l'adorabile Trinità, tra la Giustizia divina e il cumulo dei delitti degli uomini. (Madre Maria di Gesù).
Il nostro secolo ha bisogno di anime fortemente temprate, di profonde convinzioni e di generosi sacrifici. Nell'ora triste in cui le masse van perdendo la fede, bisogna che un credente ne valga mille; bisogna che Dio trovi nell'ardore dei pochi un giusto compenso all'indifferenza di molti; bisogna infine che l' apostasia della nazione sia espiata da vittime di scelta. Molti tra i migliori hanno il sentimento di questo dovere urgente e per soddisfarvi si ascrivono a qualcuna delle associazioni riparatrici, tanto in onore ai nostri giorni. Però il dare il proprio nome e il compiere alcune pratiche di pietà non basta; è lo spirito di riparazione che deve animare gli atti e la condotta di ogni giorno; anime si domandano e vite riparatrici. (Brètagne)
Lo spirito di riparazione è il più efficace e salutare per la perfezione delle anime nostre e per quelle dei nostri fratelli. Di fatto è impossibile che un'anima sia compresa di questo spirito, senza che perciò stesso si senta mossa a detestare e fuggire il peccato, poichè come potrà essa piangere e riparare i peccati altrui, senza concepire un abborrimento sempre maggiore per i propri? Come potrà riflettere all'enorme delitto, alla crudele ingratitudine che si contiene nel peccato, senza detestarlo con tutte le sue forze? D'altra parte, questo stesso spirito di riparazione suggerirà i mezzi più opportuni e più efficaci per compiere un vero apostolato in mezzo ai propri fratelli, per quanto le proprie forze e la propria vocazione lo consentano; mentre al contrario, senza di questo spirito, ogni opera di zelo e di apostolato languirebbe miseramente e non conseguirebbe il suo intento. (Petazzi)
Oh, quanto sono care a Gesù Cristo le anime che si consacrano al culto della riparazione! esse formano pel suo Cuore degli oggetti di compiacenza, in mezzo a tanti oggetti di orrore; Egli le guarda come anime che lo benedicono, lo consolano e fanno dolce e santa violenza alla sua misericordia. (P. Guillaume )
Fortunate le anime riparatrici nel giorno del giudizio. E' promessa una eterna ricompensa a coloro che avranno praticato la misericordia verso il loro prossimo, cioè verso Gesù Cristo nella persona dei miserabili; ben più fortunati però saranno coloro che avranno assistito nostro Signore stesso nel suo abbandono e nella sua tristezza. Egli dirà loro: Io era dimenticato, misconosciuto, maltrattato, e voi vi siete ricordate di me, mi avete confessato, invocato e glorificato dinanzi agli uomini; Io ero triste e voi mi avete consolato; ero irritato e mi avete calmato; ero un estraneo per tanti cuori, e voi mi avete spianata la via ed introdotto in essi; da altri cuori io ero mal servito, e voi me ne avete dato un compenso col vostro fervore; venite dunque, o benedette del mio Cuore; a me ora il consolarvi e il glorificarvi alla mia volta per tutta l' eternità. (P. Guillaume)
Io non credo che vi sia argine migliore al male che allaga il mondo, che l' offerta dei nostri patimenti pel bene dei nostri fratelli: impossibile che sia rigettata dal Cuore di Cristo l' anima che piange e soffre perchè venga il suo regno. Ella esercita un potente apostolato e molte volte più che tutte le fatiche e le veglie dei predicatori e missionari, vale avanti gli occhi di Dio un amoroso olocausto, che somigli a quello del Figlio suo. (Contardo Ferrini)
Consolare il Cuore di Gesù! quale anima cristiana non esulta a questo pensiero? Tutti noi abbiamo sentito l'ambascia che significano queste parole: «Io ho cercato dei consolatori e non ne ho trovati». Questo lamento di Gesù, che si riferisce soprattutto ai dolori inesprimibili del Getsemani e del Calvario, che ci debbono essere sempre presenti al pensiero, al modo stesso che sono sempre presenti davanti a Dio nel sacrificio dell'agnello perpetuamente immolato, non è che troppo giustificato ai nostri giorni ancora, dai tradimenti, dalle ingratitudini e dagli abbandoni di cui l'umanità si rende colpevole verso nostro Signore.
Sì, consoliamo il Cuore di Gesù, poichè Egli soffre nelle membra del suo corpo mistico, nel quale è assalito e come diminuito in quella comunicazione della sua vita divina, ch' Egli fa alle anime e che si chiama grazia.
Consoliamo il Cuore di Gesù, imperocchè quantunque goda in Cielo la beatitudine essenziale con la visione di Dio, e sebbene i delitti dei peccatori non possano turbare la sua felicità, non è però meno vero che l'anima sua, colla delicatezza infinita della sua santità è ripiena d'orrore nella riprovazione, con cui odia il peccato; e poichè dipende dalle creature aggiungere qualche cosa alla sua beatitudine accidentale, essendochè tanti peccatori gliene rapiscono una parte sì notabile, ci stia a cuore, con un più generoso amore, consolarlo degli oltraggi d'empietà, come se Egli ne soffrisse realmente all'ora presente. (Suor Maria del Sacro Cuore)
Uniamoci tutti in un gemito comune sopra le ingiurie che Gesù riceve ogni giorno e soprattutto nell'augusto Sacramento del suo amore!
Gemiamo sopra l'eresia e l'incredulità, che rifiutano di credere al mistero delI' Eucaristia!...
Gemiamo sopra l'empia scelleraggine di quelli che portano una mano temeraria sopra l'Ospite divino del Tabernacolo, lo maltrattano e lo calpestano sotto i piedi, come non lo si farebbe di un pane volgare!...
Gemiamo sopra l'ipocrisia e la malizia di coscienze insozzate, le quali con indegne comunioni, lo ingoiano tramezzo alle loro ignominie, come nella putredine di un sepolcro!...
Gemiamo sopra l' iniquità di quei sacrificatori che per debolezza o per corruzione immolano di quando in quando all'altare l'Agnello redentore colla spada di una parola macchiata e di un'anima disonorata dal peccato!
O Gesù! Gesù! Voi siete così doppiamente Vittima sul vostro nuovo Calvario; vittima per una immolazione che non è se non il prolungamento di quella della Croce; e vittima ancora per i mali trattamenti che vi si fanno sopportare. Ah, fate che i nostri cuori si frangano come il vaso di alabastro della Maddalena, e spandano sopra i vostri piedi, ossia sopra il vostro Corpo eucaristico, tutto quello che possono contenere di dolori e di lacrime! Ne esali come un profumo di pietà filiale e di dolce consolazione, che vi imbalsami, facendovi obliare tutte le profanazioni e i disgusti onde siete abbeverato dai malfattori e dagli ingrati.
(Mons. Slantier, Vescovo di Nim, in occasione di un sacrilegio commesso in una parrocchia nel 1875).
Compiamo verso Gesù la missione compiuta dagli amici del Salvatore, mentre gli scribi, i farisei e quanti l'odiavano lo ricolmavano d'insulti e d'obbrobri. La Vergine SS. era là sulla via del Calvario e appiè della croce: ella amava e piangeva. S. Giovanni era là presso Anna e presso Caifa ed era pure sul Calvario: i palpiti commossi del suo cuore erano una dolce consolazione per il cuore del buon Maestro, che ha veramente un cuore umano, tenero e sensibile come il nostro. La Maddalena, la Veronica, le pie donne apportavano al Salvatore la loro delicata compassione. San Pietro cancellava con le lacrime più amare il triplice rinnegamento, sfuggito alla sua debolezza. Il buon ladrone opponeva la sua umile pietà alle ingiurie del suo malvagio compagno. Ecco i modelli: imitiamoli nella nostra fedeltà, nella nostra assiduità presso Gesù; le loro disposizioni, i loro sentimenti siano per noi l'esempio che dobbiamo riprodurre. (P. Dehon)
Il grande oratore cristiano Montalembert diceva che se gli fosse stato concesso di vivere al tempo del divin Salvatore e di scegliere il momento in cui avesse potuto trovarsi al suo fianco, non avrebbe scelto nè il Tabor nè l'Ascensione, ma l'ora in cui, col solo aiuto del Cireneo, saliva e imporporava del suo sangue l' erta del Calvario. Noi viviamo in una di quelle ore in cui Gesù è odiato più violentemente e amato con più ardore. Stringiamoci a Lui, aiutiamolo, sosteniamo le anime che hanno bisogno di espiare e di riparare. (Dalla Pastorale collettiva dell'Episc. Belga 1911)
Consolare Gesù è un dovere impostoci dall'amore. Un figlio che non fa sue le pene, le contraddizioni, le amarezze del suo buon padre, non ha cuore di figlio... Ma molto più noi siamo figli del suo Cuore, figli cioè del suo amore e del suo dolore: figli prediletti tra mille, perchè eletti a penetrare negli stessi più intimi segreti del suo Cuore santissimo, a vivere in questo santuario adorabile... Come dunque potremmo essere indifferenti alle sue pene? (P. Petazzi)
Come potremmo noi rimanere insensibili dinanzi alle ferite di quel Cuore Divino e non sentirci infiammare di zelo per guadagnargli anime, estendendo il suo regno e procurargli omaggi, riparazione ed amore? Leviamo adunque le mani e gli occhi verso quel Cuore così amante e così amabile, dal quale ci verrà la misericordia e dal quale aspettiamo il soccorso. Preghiamo, sacrifichiamoci e conserviamo una intera fiducia: poichè la sua misericordia e la sua compassione sono pari alla misura della sua tenerezza e del suo amore. Questo Cuore sacratissimo non disprezza e non respinge i figli degli uomini. E teniamoci sicuri che se Gli saremo fedeli, non mancheremo di aiuto, se non quando Egli mancherà di potenza, come Egli stesso promise alla beata Margherita Alacoque. (Beata Maria Deluil-Martiny)
Bisogna consolare nostro Signore, che attende le nostre consolazioni e le riceve con gioia. Esprimetegli il vostro vivo desiderio che Egli sia tutto in tutti, non solamente Salvatore, ma Re assoluto e pacifico. Consolatelo della freddezza e disobbedienza di tanti suoi sudditi. Povero Gesù è come un vinto! In Cielo regna sugli Angeli e sui Santi ed è fedelmente obbedito; quaggiù no! Gli uomini suoi redenti e suoi figli, hanno prevalso su di Lui, che più non regna negli stati cattolici. Facciamolo dunque regnare in noi e lavoriamo a ricondurre dappertutto il suo regno. (Beato Eymard)
Gesù vuol essere amato; Egli cerca dei cuori, Egli ha sete d'amore; basterà dunque che lo amiamo per noi stessi? No, dobbiamo cercargli dei cuori, dobbiamo adoperarci in tutti i modi affinchè l' incendio del suo amore divampi e si propaghi sempre più; sarà questo il più bel modo di testimoniargli il nostro amore. (P. Dehon)
Ah, se il nostro buon Maestro sta per ricevere cinquanta colpi di bastone, sforziamoci di diminuirne il numero e di risparmiargliene almeno qualcuno. Facciamo qualche cosa per riparare questi oltraggi, che vi sia almeno alcuno che lo consoli in mezzo alle persecuzioni a cui è fatto segno e alle sofferenze da cui è amareggiato! (S. Vincenzo De Paoli)
L'amore è oltraggiato!... riparazione fratelli! Qual uso più bello potremo fare della nostra vita, quale migliore preparazione per l'eternità, che il portarci ai piedi di Gesù, per dirgli che noi lo amiamo; che ci sentiamo strappare il cuore dal petto alla vista di tante ingiurie eh' Egli riceve, che vogliamo essere tutti suoi? Quel giorno che trascorresse senza qualche atto di riparazione, fosse anche il giorno delle maggiori occupazioni, ci produrrebbe la sensazione di una giornata incompleta. Riparazione, dunque. Non è questa la nostra gioia e la nostra corona? (Faber)
La riparazione è figlia dell' amore; amiamo e ripareremo. (R Oldrà)
Non riparare equivale a non amare. (P. Terrien)
Chi non ama non è sensibile a ciò che offende l'amore; chi non ama non risente punto l'oltraggio che il peccato arreca a Dio, nè comprende le sante tristezze dell'amore, ferito dalI' ingratitudine. Che Gesù Cristo regni sui cuori, o ch' Egli invece sia sconosciuto dai suoi, a lui poco importa ed è pronto a ritenere come immaginario l'intimo dolore delle anime, per cui Dio è tutto. Queste anime invece, così mal comprese dal mondo, oh, come si commuovono e vibrano per tutto quello che interessa la gloria di Dio! Perchè amano esse soffrono per tutto ciò che ferisce il loro unico amore. (Can. Brètagne)
I nostri peccati, ecco le spine acutissime che trapassarono il capo di Gesù. Nostro Signore domandava a S. Margherita Alacoque di strappargli queste spine dolorose, ma come fare? La Santa ce lo dice in due motti molto espressivi: Riparare amando e amare riparando. (P. Dehon)
« Noi vi consoleremo o Signore! » Come è bello, come è sublime questo grido dell'anima amante! Dev'essere tutto nostro! Dev' essere, per così dire, la nostra parola d'ordine, il nostro motto-programma, l'espressione di tutta la nostra vita. (P. Petazzi)
S. Maria Maddalena de' Pazzi un giorno corse al campanile e cominciò a suonare a distesa le campane del convento. Meravigliate e atterrite, le consorelle accorrono e, vistala, gliene domandano il perchè e Maddalena risponde: Chiamo gli abitanti della città ad amare il nostro buon Gesù, l'Amore non è amato, l'Amore non è amato!... Oh campane, campane di tutto il mondo, spargete all' intorno i vostri rintocchi e a chi chiederà il motivo di quel suono di mestizia ripetete l'Amore non è amato, l'Amore non è amato!...
PARTE SECONDA
DODICI ORE SANTE
ORA SANTA_1
Sacerdote Giuseppe Muzzatti. Anno 1933.
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
PENSIERO.
Mistero dei Getsemani!
Oh! come l'anima riparatrice sa vederlo e contemplarlo nel Mistero dell'Altare e del Tabernacolo!
Essa penetra nel Cuore di Gesù-Ostia e vi trova il Cuore del divino Agonizzante del Getsemani...: vi trova tutto il mistero della sua tristezza mortale, tutto il mistero del suo ineffabile abbandono, tutto il mistero del Divin Maestro tradito da un « amico »... Onde, nel trasporto della più viva compassione, a Lui si unisce nella oblazione di se stessa, a Lui offre il suo cuore, affinchè vi trovi riposo e gioia come in un tabernacolo d'amore...
ELEVAZIONE
Mio diletto Gesù! nell'accostarmi al tuo Tabernacolo, sento che il tuo Cuore mi attende... Mi attende per ripetermi le divine parole e le divine promesse del Cenacolo... Per comunicarmi le tue grazie d'amore, per attirarmi all'intima unione della tua Vita Eucaristica, fino alla Comunione...
Ma sento pure che mi attende per dirmi ancora le sue pene e le sue tristezze... Ancora, o Gesù ?... Nuove tristezze, dopo aver veduto sedere a mensa con Te il traditore?... Ah, sì, Dopo le tristezze del Cenacolo, quelle del Getsemani!...
Avevi mostrato nel Cenacolo l'eccesso del tuo amore nel dono dell'Eucaristia: dello stesso amore dovevi ancor dare tutte le prove nello spasimo infinito del Cuore e della carne... Di quel sangue stesso che avevi fatto bere misteriosamente ai Discepoli nel Cenacolo, dovevi imporporare il terreno del Monte Oliveto nell'agonia del Getsemani... Colui che aveva profanato il Cenacolo, doveva consumare il suo delitto al Getsemani...
E così, dal Cenacolo passasti al Getsemani !
E così ora il tuo Cuore mi attende per dirmi le pene del Getsemani e per avere le umili consolazioni di un cuore che vorrebbe vivere solo per amarti e per immolarsi per Te...
Ed è presso il Tabernacolo che mi attende, perchè dal Cenacolo si va al Getsemani...: Getsemani di ieri, Getsemani di oggi!...
Dal Cenacolo al Getsemani!... Niente di così dolorosamente e di così amorosamente legato nella tua vita, o Gesù!...
E così pure l'Altare è divenuto il tuo nuovo e perenne Getsemani della tua vita Eucaristica!
Lo stesso mistero del Getsemani circonda ed avvolge l'Altare e il Tabernacolo: mistero di tristezza mortale, di sommo abbandono del tuo Cuore, di lagrimevoli tradimenti di « amici »!
Ah! mio diletto Signore! voglio capire e dividere le tue tristezze... voglio essere con Te nei tuoi abbandoni... voglio amarti con amore fedelissimo per chi Ti tradisce!...
In questa « ora » Tu « mi prendi con Te, » come i tre prediletti discepoli al Getsemani... mi prendi quasi in disparte, per avermi vicino, vicino al tuo Cuore...; e mi separi non solo « dalla folla », ma mi scegli anche tra anime a Te care, come scegliesti i « tre » fra i discepoli che amavi tutti.
Deh! ch' io sappia corrispondere alle aspettative del tuo Cuore...
1. Mistero di tristezza mortale!
Il Getsemani e il Tabernacolo.
Io Ti contemplo, Gesù, in quella triste notte del Getsemani, prostrato nella orazione e nello spasimo del cuore... sotto la infinita pressione del peccato da riparare e dell' ira tremenda ed inesorabile del Padre da placare... tra le visioni della imminente Passione, con tutto lo scempio che sarà fatto di Te... tra i fremiti della tua Anima per la inutilità della effusione del tuo sangue per tanta parte dell'umanità...
Sento la tua Anima - nella mestizia, nel tedio, nella paura, nella tristezza mortale - elevare tre volte al Padre il suo grido supremo: Padre! Se è possibile, passi da me questo calice! – e sento insieme tre volte la voce della « Vittima » che vuole! vuole! vuole la immolazione per cui è venuta nel mondo: Però, Padre, non si faccia la mia, ma la tua volontà. In questa lotta è la tua « agonia » e Tu cadi per terra e un sudore misterioso ti ricopre tutto...: sudore d'agonia?... Ahimè! ben più: sudore di sangue! e le gocce forman rivi che scorrono per terra...
E un Angelo è là a confortarti!... Quest'angelo, Gesù, Tu vuoi che sia pur io presso il Tabernacolo delle tue agonie, e aspetti da me i desiderati conforti!
Ah! Tu sei ancor oggi il nostro Divino Agonizzante...
Senza distrarre il mio cuore dal Getsemani di Palestina, io Ti ricerco, Gesù, nel chiuso Tabernacolo, tra i veli della Divina Ostia, e vi ritrovo il tuo Cuore e insieme il peccato che lo circonda, lo preme, lo penetra, lo trafigge: ritrovo dunque il Getsemani con la sua agonia, con la sua mortale tristezza...
Da parte degli uomini, o Gesù, non sono mai cessate le cause di quella tua mortale tristezza! Sempre davanti alla tua Anima è la visione della massa infinita dei peccati che si sono moltiplicati e continuamente si moltiplicano sulla terra! Sempre grandissimo è il numero delle anime che vanno in perdizione, nonostante la tua dolorosa Passione e la tua Morte di Croce! nonostante le grazie infinite derivate dal tuo Cuore su tutta l'umanità!
Onde nel Mistero Eucaristico Tu sembri, o diletto Gesù, avere ancora l'anima tutta invasa da ineffabile tristezza e penetrata da profonda mestizia... e dirlo penosamente alle anime che sanno ascoltare la tua voce: L'anima mia è triste sino alla morte.... e tenerti davanti al Padre tuo, come al Getsemani, prostrato nella mistica umiliazione della tua Sacra Umanità, tutto cosparso del tuo Sangue Eucaristico, pregando incessantemente pei peccatori, e per essi offrendoti Vittima perenne alla volontà del Padre!
Oh ! come il mistero del Getsemani, o Gesù, è il mistero di tutti i secoli!... E' il mistero di oggi!... E quanto io stesso ho contribuito a renderlo dolorosamente presente al tuo Cuore!... Donami, o Gesù-Ostia, particolarmente quando sono ai tuoi piedi, di essere penetrato di questa verità così triste, affinchè possa aver parte a quella divina contrizione che per me ebbe il tuo Cuore al Getsemani, e mi sappia sacrificare ed immolare alla Divina Volontà, con Te amorosamente!
Il « gemito » e il « fiat » dell' anima.
Dei re della terra, o Gesù, si è potuto scrivere questa parola: « Quando il re sospira, tutto il mondo geme »! Oh Quali non dovrebbero essere i gemiti del mondo, quando sospira il suo Re d'Amore?!... Ma - ahimè! - il mondo non ode, non conosce, non può capire i tuoi sospiri e i gemiti tuoi, o Gesù, nelle misteriose tristezze del Tabernacolo!... E tra le anime cristiane?... Le cure e gli affanni della vita, l'egoismo e la sensualità, le rendono in grande, maggioranza incapaci di percepire le voci della tua Anima... E' solo il piccolo numero che sa accostarsi al tuo Cuore e udirne i sospiri e farvi eco gemendo.
Deh! che in questo piccolo numero sia pur io, Gesù, che bramo offrirti conforti con tutti i sentimenti del mio cuore, come in tutti i moti del mio animo e in tutte le azioni della mia vita!
Sì, mio agonizzante Signore! non soli gemiti e sospiri del cuore voglio darti a piè del Tabernacolo, nè sole lagrime, che spesso non sono che la povera nostra « acqua torbida »....
ma voglio offrirti i gemiti della mia natura nelle reali immolazioni della vita, e non di solo affetto a piè degli Altari... Così il tuo « fiat » del Getsemani e del Tabernacolo troverà - con la tua grazia - un'eco reale nell'anima mia, ripetendolo nelle piccole agonie del mio cuore e della mia natura... offrendomi ogni volta per Te, per le anime, a gloria del Padre!
Quale gioia sarà per il tuo Cuore, o Gesù, se avrò così reso « utile » il tuo Sangue a qualche anima per cui agonizzasti al Getsemani e agonizzi nei Tabernacoli!...
Oh mistero del Getsemani! Concedimi, o Gesù, di comprenderlo più intimamente, e di parteciparvi, di viverlo, con più sincero amore! - Amen.
2. Mistero di abbandono.
Ma ciò che più sensibilmente ferisce il mio cuore, o Gesù, nel contemplarti nel mistero del Getsemani, è l'universale abbandono, e l'estrema e spaventevole solitudine in cui fu allora lasciata la tua Santa Umanità!
In quelle ore di suprema amarezza e di ineffabili sofferenze, che furono il più grande martirio del tuo Cuore, e che oppressero la tua Umanità fino ad un'Agonia di sangue... non un sol cuore fu con Te, o Gesù...
Neppure fra i più intimi - gli Apostoli - che conoscevano imminente il tradimento... e sapevano esser fra di essi il traditore!... Neppure il cuore di Giovanni - il prediletto! - che sapeva perfino « chi » ti avrebbe tradito!... Ed avevi pur loro fatto quasi sentire in Te il bisogno della loro compagnia, il bisogno di saperli con Te: Trattenetevi qui, finchè vado più in là a pregare... Anzi ne avevi presi tre con Te - Pietro, Giacomo e Giovanni - perchè ti fossero più vicini!... E a questi avevi anche manifestata la pena mortale che ti affliggeva: L'anima mia è triste fino alla morte!... aggiungendo: Restate qui e vegliate con me!
Ah! Tu sentivi il bisogno di trovare in loro un conforto!... Ma lo cercasti invano per ben tre volte... I tuoi più intimi, i preferiti, «dormivano »!... Non seppero vegliare una sola ora con Te!... e ai tuoi miti lamenti, non sapevano che cosa risponderti...
Tu agonizzavi, o Gesù! e tutto il tuo corpo si coprì di sangue fino ad inzupparne la terra... Ma essi dormivano!...
Il Padre tuo ebbe compassione di Te, e mandò un Angelo dal Cielo per confortarti! Ma essi dormivano.....
Ma ecco venire il momento supremo. Giuda è là: e con un bacio ti consegna nelle mani dei peccatori! Che faranno gli Apostoli, stanchi e terrorizzati?.... Avranno, sì, un momento di zelo impulsivo per cui vorrebbero difenderti con la spada...; ma infine, al vederti trascinare come un malfattore dai giudici, tutti ti abbandonano e fuggono: tutti!...
Oh! mistero di Getsemani! mistero di totale abbandono!...
E non è pur questo il doloroso mistero che avvolge la tua Vita Eucaristica, o Gesù?... Vi son forse poche persone così dimenticate ed abbandonate quanto lo sei Tu, o Gesù-Ostia, in tanti Tabernacoli della terra!...
Nel tuo Cuore è l'agonia del Getsemani...: ma intorno a Te è l'oblio e il sonno della indifferenza!...
Tu cerchi ed aspetti dei cuori che entrino a far parte della tua tristezza..... ma quante volte, o Gesù, non ve n'è pur uno!... Tu cerchi dei consolatori... ma quante volte non ne trovi... e non ti si dà che solitudine, abbandono, indifferenza!
Presso quanti Tabernacoli, Gesù, non vi sono che gli Angeli per confortarti, come al Getsemani!... Ma i tuoi intimi, anche i preferiti... sono assenti o indifferenti!...
Sì, o Gesù! Quello che più ferisce il tuo Cuore ed il cuore di coloro che ti amano, non è l'assenza e l'indifferenza delle infinite anime che poco o malamente ti conoscono, ma di gran parte di quelle che per tanti titoli hanno le apparenze di esserti più familiari e più intime! Queste anime Tu sembri additarmi nello sconforto del tuo Cuore: così come il mistero dei Getsemani mi fa particolarmente pensare all'abbandono da Te subìto da parte dei tuoi amati Apostoli...
Oh! certamente, ripensando alle ore del Getsemani, io devo domandarmi dov' erano tutti gli altri discepoli!... dove le innumerevoli anime da Te divinamente soccorse, anche con miracoli!... dove le turbe che in altri giorni ti avevano seguito financo digiune per non separarsi da Te!... Ma quello che più profondamente impressiona e addolora si è il vedere gli Apostoli diletti - poco prima nutriti del tuo Corpo e del tuo Sangue al Cenacolo... consci del pericolo che ti sovrasta col tradimento imminente... consci delle pene del tuo Cuore... - dormire: mentre Tu agonizzi! e fuggir tutti: mentre il loro Maestro, per tradimento di uno di essi, è dato nelle mani dei suoi nemici!...
E così è nella tua vita Eucaristica, o Gesù! Si cercherà invano ai tuoi piedi quella massa di cristiani che sono talmente presi dalle cure terrene da non sembrar nati che per la terra...: dimentichi, indifferenti, perfino ignari (oh! ce ne sono!...) della tua presenza sacramentale!... e come questo addolora ineffabilmente il tuo Cuore, o Cesù! e come brucia l'animo dei tuoi veri amici! Ma l'abbandono che ti viene da anime che diconsi devote, da cristiani praticanti, da cuori per tanti titoli a Te più cari... oh! è tal cosa da farne lagrimare gli Angeli!...
Quante categorie di queste anime si presentano al mio spirito!... e vorrei non esservi compreso anch' io nei tristi ricordi del mio passato o nelle mie freddezze presenti...
L'anima fedele.
O mio abbandonato Gesù!... O Divino Agonizzante del Tabernacolo... Tu sei proprio divenuto come straniero ai tuoi fratelli e ignoto ai figli della tua Chiesa! Onde una voce misteriosa sembra partirsi insistente dal fondo del Tabernacolo, e ricercare ogni cuore attento e sinceramente a Te amico, e ripetergli questo doloroso lamento: « Sono lungi da me i miei fratelli, e i miei familiari si son ritirati da me quasi fossero estranei! I miei parenti mi han lasciato in abbandono, e chiunque mi conosceva si è scordato di me! Quegli stessi che abitano nella mia casa mi han riguardato come uomo non più veduto... E gli amici più cari mi han voltato le spalle!...»
Oh! come queste parole penetrano il mio cuore, o Gesù!... E qual desiderio creano in me di starsene amorosamente a piè del tuo Tabernacolo, di dove Tu sembri dirmi con dolce insistenza, come agli Apostoli: Trattieniti qui, e veglia con me!...
E come Tu hai voluto che le anime santificassero un'ora della notte in memoria dei tuoi abbandoni e delle tue agonie del Getsemani, così intenderò io onorare le mistiche agonie del tuo Cuore Eucaristico ogni volta che mi sarà dato di « vegliare un'ora con Te », o di passare sia pure un minuto ai tuoi piedi!
Come a Pietro, come a Giacomo, come a Giovanni, Tu non cessi ancor oggi, o Gesù, di aprire il tuo Cuore ad ogni cuore amico e ripetergli dolorosamente: L'anima mia è triste fino alla morte. ..
Ed io, Gesù, racchiudendo nel mio cuore queste tue divine confidenze, sì! voglio amorosamente conoscere, compatire, e dividere teco le tue amarezze...: ed offrirti così un piccolo compenso per l'abbandono che Tu soffri dalla più gran parte dei cuori cristiani, e particolarmente da tanti che pur sono gl' intimi tuoi... gli amici tuoi!...
E se il dovere non mi permetterà di passare che brevi momenti a piè del Tabernacolo, anche di lontano il mio cuore sarà sempre egualmente con Te, o mio derelitto Signore: così com'era con Te di lontano il Cuore di Maria che, secondo i divini disegni, non doveva trovarsi presente alle tue agonie del Getsemani..., come non furono presenti le Pie Donne, che pure ti avevano seguito dovunque, e che con la tua Santa Madre ti seguirono poi fino alla Croce!
A piè del Tabernacolo, o dovunque io sia, o Gesù, voglio amarti così che Tu possa riguardare il mio cuore come un tabernacolo di amore, in cui ogni tua tristezza possa Tu sentire trasmutarsi in gioia!... - Così sia !
Comunione d’amore
O mio tradito Signore, che dal Getsemani passasti nelle mani de' tuoi nemici, degli iniqui, dei crocifissori; che nella tua vita Eucaristica non cessi dallo sperimentare infamie a volte anche peggiori, e che forse in questa stessa ora ti vedi minacciato da cuori di traditori e di nemici... deh! permettimi di offrirti nell'anima mia un asilo di liberazione! Vieni, o Gesù, chè voglio abbracciarti e stringerti a me con dolci catene d'amore! voglio farti sentire palpiti di un cuore di amico! voglio coprirti di baci d'amore per ogni cuore che non ti ama, per ogni finzione d'amicizia, per ogni bacio che ti tradisce! voglio essere tua difesa e tua consolazione in memoria della tua Passione di sangue ed in tutta la tua mistica passione Eucaristica! voglio innalzarti nel mio cuore un trono di gloria e di amore, in luogo del trono d'ignominia che t'innalzò l'odio sul Calvario e che non cessano di offrirti ancora oggi nel Tabernacolo i peccatori...
Deh! appaga, o Gesù, le brame di questa mia comunione d'amore! appagale più perfettamente nella mia prossima Comunione Eucaristica, in cui Ti riceverò sostanzialmente in me, o Divina Ostia del Tabernacolo, o Divina Vittima del Getsemani! Amen !
(Dall'ottimo libro: L'animo - Ostia del Sac. Q. Perrone vol. 2, p. III, n. 35 edito dalla L.I.C.E. di Torino).
ORA SANTA_2
Sacerdote Giuseppe Muzzatti. Anno 1933
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
Preparazione
Raccogliamoci in silenzio interiore, abbandoniamo le nostre preoccupazioni e dimentichiamo le creature stiamo per parlar con Gesù.
Egli è Dio, è dovunque, è qui prostriamoci davanti a Lui, adoriamolo nel mistero della sua immensità e della nostra piccolezza, della sua infinita santità e della nostra assoluta miseria. Per essere a Lui accetti umiliamoci dei nostri peccati, domandiamogli perdono e recitiamo, dall'intimo del cuore, l'atto di contrizione:
Atto di dolore Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
Egli è Dio, è l'eterno, non subisce la successione del tempo e se, secondo il nostro modo di ragionare, venne quaggiù ad epoca determinata, come uomo, vedeva però davanti a Sè, come Dio, il passato, il presente e l'avvenire. Egli ha visto nel giardino degli Ulivi tutti gli uomini, ha numerato ad uno ad uno i loro peccati e ne sentiva il peso e la vergogna: Egli viveva il momento attuale nel quale noi viviamo e scorgeva tutto ciò che noi pensiamo, amiamo e vogliamo.
Egli è Dio immutabile: possiamo quindi, con la fede, rivivere con Lui la scena sinistra e terribile del giovedì santo e, per fissare la nostra immaginazione ed orientare le nostre intime visioni nell'ora che vogliamo passare con Gesù sofferente, sarà bene ricostruire il fatto riassumendo quello che dicono gli Evangelisti.
Dopo la Cena Pasquale, dopo aver istituito 1' Eucaristia ed il Sacerdozio, il divin Maestro s'inoltrò nella notte, (erano le nove e la luna non era ancor sorta) accompagnato dagli Undici e si diresse verso il torrente Cedron ch' Egli attraversò, seguendo poi la riva sinistra del torrente verso la valle fino al Monte degli Ulivi ove, ai piedi del versante occidentale, v' era un giardino chiamato Getsemani. Spesso Gesù vi andava, al tramonto del sole, per pregarvi co' suoi discepoli.
Il luogo era raccolto e triste, austero e religioso.
Il Maestro prediligeva quel luogo solitario: colà volle pregare un'ultima volta ed essere schiacciato dal dolore come il frutto dell' olivo sotto il frantoio. Egli entrò cogli Undici nell'Orto ed, al limitare di esso, disse ai suoi «Fermatevi qui mentre io andrò a pregare ». E condusse seco Pietro, Giacomo e Giovanni : allontanatosi con essi alla distanza di un trar di pietra cominciò a rattristarsi ed a sentirsi preso da spavento e d'angoscia. « L'anima mia è triste fino alla morte » disse loro, « restate qui e vegliate meco ».
S'avanzò qualche passo e cadde in ginocchio, col volto a terra: i tre discepoli lo sentivano pregare: « Padre se è possibile, allontanate da me questo Calice: però, non come io voglio, ma come volete Voi! ».
Ritornò dai discepoli e li trovò assonnati: « Simone - disse rivolgendosi a Pietro, « dormi? Non hai potuto vegliare un' ora con me ? ».
L'Apostolo che, testè, si diceva pronto a morire per Gesù, ora dormiva; il Salvatore gli rimproverò dolcemente la sua debolezza ed aggiunse: « Vegliate e pregate perchè non entriate in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è inferma ». Parola profonda all'indirizzo degli Undici, i quali, con lo spirito e la volontà, non esitano a seguire il Maestro fino alla morte, ma, sotto il peso della materia che aggrava l'anima piegano e soccombono.
Gesù s'allontanò una seconda volta. Egli supplicava : « Padre, se questo Calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la vostra volontà! ».
Ritornò dagli Apostoli e li trovò appesantiti nel sonno sì che gli risposero parole incoerenti.
Li lasciò di nuovo e pregò una terza volta « Padre, se lo volete, allontanate da me questo calice: però sia fatta la vostra volontà e non la mia! ».
Allora un angelo del cielo gli apparve per confortarlo.
Accasciato ed agonizzante, raddoppiava le suppliche, mentre un sudore di sangue gli scorreva lungo la persona fino a terra.
Dopo questa preghiera ritornò una terza volta dagli Apostoli e, trovandoli ancora addormentati, disse con accento triste : « Voi dormite ancora : ebbene, dormite pure e riposatevi ».
Questo è il racconto autentico dell'agonia di Gesù al Getsemani, secondo il Vangelo.
Non lasciamoci intorpidire dal sonno, non abbandoniamoci al riposo, ma contempliamo lungamente il nostro Salvatore accompagnandolo nella sua triplice preghiera e mirando il suo Cuore straziato sotto il peso della tristezza e dell'angoscia; inginocchiamoci con la fronte nella polvere vicino a Lui, mentre suda sangue, uniamoci all'Angelo che lo conforta e preghiamo S. Margherita Maria di prestarci i suoi sentimenti generosi e delicati onde consolare il divino Agonizzante durante questa Ora Santa.
Sopratutto invochiamo 1' assistenza della Vergine Santissima, Regina dei martiri che, col cuore, si trovava nel giardino degli Ulivi, come attualmente vi siamo noi, ma il suo amore era così ardente da trasportare anche la sua anima laggiù; grazia che domanderemo anche per noi ripetendo tre volte con fervore Santa Madre deh! Voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.
Sforziamoci oltre d'approfondire" l'intelligenza e angosce del Divino Agonizzante e a compassione che a Lui possono tributare le anime nostre.
I dolori del Divino Agonizzante
La intelligenza dei dolori di Gesù trova la sua espressione più vera ed efficace nelle parole che il Salvatore rivolse alla sua confidente di Paray-leMonial. Eccole testualmente in un brano della vita della Santa: Meditavo un giorno attentamente l'unico oggetto del mio amore al Giardino degli Ulivi, immerso in una indicibile tristezza, in un dolore tutto amore e, sentendomi ispirata di partecipare alla sua dolorosa angoscia, raccolsi le sue divine confidenze: « Fu qui che io ho sofferto intimamente più che in tutto il resto della Passione trovandomi in un totale abbandono da parte del cielo e della terra e schiacciato sotto il peso di tutti i peccati degli uomini.
Sono apparso davanti alla santità di Dio che, senza badare alla mia innocenza, mi ha colpito nel suo furore, facendomi bere il calice che conteneva il fiele e 1' amarezza, della sua giusta collera, come se avesse dimenticato il nome di Padre per sacrificarmi al suo sdegno. Nessuno potrà mai capire la grandezza dei tormenti che soffersi allora : essi adombrano il dolore che l'anima colpevole proverà quando, apparendo al tribunale della santità divina, sarà colpita, oppressa, inabissata dalla sua giusta collera ».
Qual tremenda parola : « Fu nel giardino degli Ulivi che io soffersi di più ».
Gesù non esagera in nulla, Egli non sfida il dolore insultando coloro che glielo procurano, non proclama che il patire è parola vana : sa cos' è in realtà ed accettandolo in misura senza misura, si mostra accasciato, ed insiste nel suo pensiero: « Nessuna creatura potrà mai capire quanto io ho sofferto allora ! ».
L'impotenza di capire coloro che amiamo è un supplizio. Seguendo le leggi di natura che esercitano su noi tanto impero, siamo più inclinati a compatire i dolori corporali perchè sono più accessibili ai nostri sensi purtroppo spesso i dolori intimi ci sfuggono... eppure quanti spasimi interni, quanti strazi, quante angosce, quanti supplizi segreti sono più cocenti dei mali esterni e visibili ! Per capire, per compatire non basta sapere, bisogna esperimentare 1' agonia del cuore.
Tuttavia se abbiamo seriamente ed attivamente seguito il Salvatore nel giardino degli Ulivi, possiamo intuire e condividere le angosce che affannano il suo Cuore divino.
II Divin Padre lo schianta coi fulmini del sue minacce e de' suoi castighi ed Egli sen giace come povera canna spezzata dall'uragano. Gli uomini lo colpiscono col loro odio: oppresso dai loro peccati soccombe sotto il peso della vergogna e si trova ridotto quasi «verme della terra schiacciato sotto il piede del viandante ». Infine le creature tutte l'abbandonano, nessuno si preoccupa di lui : i suoi amici lo dimenticano, un apostolo lo tradisce ed Egli è invero « l'obbrorio degli uomini e l'abbiezione del popolo ».
La sua stessa anima non gli serba che tormento, rimorso e strazio facendogli sentire alcun che di quel tremendo cordoglio che colpirà l'anima riprovata quando verrà colpita dal furore d'un Dio vendicatore !
Il quadro è terribile e dolorosamente vero. Ah! le nostre anime devono alfine sentirsi vinte e commosse davanti al povero Gesù steso a terra, agonizzante in quella notte terribile, per amor del Padre, al quale vuol restituire la gloria che il peccato gli tolse, per amor degli uomini che vuol redenti e salvi !
Il suo Cuore è spezzato, quel Cuore divino che è un capolavoro di delicatezza, di bontà, di tenerezza infinita, quel Cuore che, nel corso della sua vita mortale, ha diffuso su tutti tesori d' incoraggiamento; di perdono, di generosità infinite fino agli eccessi dell' Eucaristia, la quale rappresenta l'ultimo limite dell'amore. « Amò sino alla fine », disse San Giovanni; fin dove era possibile a Dio di amare a traverso il cuore dell' Uomo Dio.
I dolori immani di questo Cuore ci dicono con eloquenza le responsabilità terribili dei peccati di cuore che pesano sulle bilance eterne in modo affatto distinto perchè, se 1' uomo col cuore può fare un gran bene, egli, col cuore, può fare un gran male.
Pensiamo ai nostri peccati personali, umiliamoci e, con l'accento ispirato di S. Alfonso de' Liguori, ripetiamo con fede: « Oh mio amoroso Gesù! in questo giardino non vedo nè flagelli, nè chiodi, nè spine: come mai siete asperso di sangue da capo a piedi? Ah ! questo sangue spremettero dal vostro Divin Cuore, come duro torchio, i miei peccati ! Anch'io dunque mi unii ai vostri carnefici per farvi soffrire più crudelmente... Se io avessi meno peccato, Voi avreste meno sofferto; ogni mia colpa trovò un doloroso riscontro in maggior patire per Voi. Perchè non muoio di pura angoscia pel dolore d'aver ricambiato il vostro amore infinito con un calice di tristezza e di pena, d'aver inveito crudelmente contro un Cuore così amabile e così amante?
Mio Gesù, ormai non ho altra risorsa che il pentimento, ma questa almeno voglio, con sincerità di dolore, tramutare in consolazione pel vostro Cuore divino. Perdono di tanti peccati! Me ne pento dall'intimo dell'anima perchè offesa vostra, tradimento del vostro Cuore e cagione di tante vostre angosce : datemi una contrizione così vitale e sentita che mi faccia piangere fino all'ultimo respiro, o mio Dio, mio amore, mio tutto! ».
II. La compassione delle nostre Anime
Il Salvatore Gesù che si degnò dettare, per così dire, il metodo dell'Ora santa a Santa Margherita Maria, sarà nostra guida e modello in questi preziosi momenti.
Ascoltiamo il primo consiglio: «Egli mi disse che tutte le notti dal giovedì al venerdì dovevo levarmi all'ora indicata per recitare cinque Pater, Ave, Gloria, prostrata con la faccia per terra, e cinque atti d'adorazione già insegnatimi dalla sua bontà per tributargli omaggi riparatori in ricambio dell' estrema angoscia sofferta nella notte della Passione. Obbediamo noi pure al divin desiderio ed umilmente prostrati recitiamo con vera contrizione cinque Aater, Ave e Gloria.
Ascoltiamo ora anche il secondo consiglio più specificato del primo «Tutte le notti dal Giovedì al Venerdì ti farò partecipare alla tristezza mortale che soffersi nel Getsemani e sarai tu pure ridotta, senza che tu possa capire come, ad una specie d' agonia peggiore della morte. Ti leverai fra le undici e mezzanotte per accompagnarmi nell'umile preghiera che, in mezzo alle più crudeli angosce, presentai al Padre e, prostrata con la faccia a terra per un'ora, placherai la collera divina implorando misericordia per i poveri peccatori ed addolcendo 1' amarezza che mi procurò 1' abbandono degli Apostoli ai quali dovetti rimproverare di non aver saputo vegliare meco neppur un'ora : durante quest' ora farai quello che io ti dirò.
1° Fine dell'Ora Santa. - Gesù ha promesso un dono, un privilegio e cioè la partecipazione alla sua mortale tristezza : per un' anima della tempra di S. Margherita Maria la pienezza di questo dono fu terribile perchè ne risultò un'agonia peggiore della morte. Noi non meritiamo tale privilegio per noi basta eccitarci a vero dolore di contrizione per i peccati nostri e per quelli degli altri : siamo poveri miserabili: è giusto che il nostro amore abbia radice in un dolore intimo, verace e profondo d'aver offeso tante volte Gesù, d'aver tante volte « contristato lo Spirito Santo ». Come S. Paolo cerchiamo di portar sempre in cuore questo sentimento di pena per il peccato, per il male di Dio: la nostra vita risalterà più seria e raccolta, meno portata alla gioia frivola ed al riso frequente ed inconsiderato.
Vicino a Gesù umiliato, immolato, silenzioso e sfinito sotto il peso della desolazione, pentiamoci, spezziamo i nostri cuori. Scindite corda vestra, promettiamo di farla finita una buona volta con la dissipazione che paralizza le migliori energie, con la leggerezza che indebolisce il carattere, con 1' irriflessione che diminuisce lo spirito di fede. Siamo raccolti, seri, forti, decisi a praticare il consiglio dell' Imitazione : « Se vuoi salvarti conservati nel santo timor di Dio... Come si può foleggiare spensieratamente pensando che la vita è un esilio pericoloso e che ad ogni momento si può arrischiare l'eternità? Ahimè! Spesso ridiamo come insensati ed avremmo ben serie ragioni di piangere ! ».
Uniti, dunque, quanto è possibile alla nostra debolezza ed inguaribile freddezza, al dolore di Gesù, raccogliamo le sue precise richieste e cioè che s'implori la misericordia divina per i peccatori e che lo si consoli per l'amaro abbandono degli Apostoli.
O mio Dio, quale mansione sublime, ma come delicata!
2° Fine dell'Ora Santa. - Implorare per i peccatori ! Ah ! quanto sono grandi, inesorabili le esigenze della giustizia eterna di fronte al peccato! Per capirle guardiamo quest'adorabile Agonizzante che trema davanti al Calice perchè, espiando come uomo, accetta e subisce le ripugnanze umane, le invincibili ritrosie dell'uomo che, per istinto, non vuole nè patire, nè morire. Sul suo povero Cuore infranto gravitano due formidabili possibilità da una parte il Calvario col lugubre corteo di spasimi atroci, dall'altra a dannazione del genere umano sappiamo qual fu la scelta in uniformità al divin beneplacito. Come Gesù e con la grazia di Gesù gettiamoci nelle braccia della Volontà di Dio che proporziona e misura la Croce aspettando la nostra debolezza : espiamo, ripariamo, suppliamo alle altrui deficienze, decidiamoci una buona volta a vivere un programma di vita fortemente e saldamente cristiana: rinunce ai capricci d'una volgarità ribelle, distacco di cuore, mortificazione di corpo ecco il vero modo di levare efficacemente le mani al cielo e di esclamare con l'eloquenza dei fatti : « Perdono, Gesù, perdono per i vostri figli! Parce, Domine, parce populo tuo, ne in aeternum irascaris nobis! ».
Non dimentichiamo però la condizione base per essere esauditi come ce la insegnano i sacri libri : « Chi salirà il monte del Signore, e starà nel luogo santo ? Colui che avrà le mani monde ed il cuore puro ! ». (Ps. XXIII, 4).
Per placare Dio bisogna essere puri, spiritualizzarci nel sentimento, seguire la via immacolata del bene: « Beati immaculati in via ! ».
Promettiamo quindi, con animo invinto e cosciente, promettiamo a quel Gesù il cui Sangue germina i vergini d'essere casti come gli Angeli del cielo, pur a costo di agonie interiori, di sacrifici eroici, della vita stessa.
3° Fine dell'Ora Santa. - Addolcire 1' amarezza del Cuore di Gesù trafitto per l'abbandono degli Apostoli. Quest'abbandono era figura, triste simbolo dell' indifferenza umana nel corso dei secoli. In realtà però intorno a Gesù penante grava I' isolamento del cuore. Nessuno, in tanto dolore, si fa avanti per consolarlo, per dirgli una parola d'incoraggiamento, per difenderlo...
Fra poco la folla lo griderà a morte e neppure una voce si leverà in suo favore: eppure molti furono miracolati, tutti furono beneficati, alcuni vennero perfino assunti alla sublimità del Sacerdozio, Pietro fu creato capo del Collegio Apostolico e fu prediletto fra i prediletti... ma nessuno, nessuno ha una parola, uno sguardo, un pensiero per Gesù che agonizza e muore. Ecco il riassunto atroce dell' inconcepibile, umana indifferenza.
Pesiamo sulle bilance della fede questo contegno : Dio è 1' infinito, 1' uomo è nulla; Dio ha tutti i diritti, l'uomo vi si ribella. Dio si offre per amore, 1' uomo lo rifiuta per odio. Oh! qual noncuranza per Dio! Egli è per sistema, per principio messo da parte; gli si dà il meno possibile e come a stento... Peccatori che lo detestano e lo bestemmiano; fedeli inerti che lo servono avaramente e come per forza ; ecco il quadro vero di tutti i secoli che vediamo vissuti, in pochi istanti, da Gesù nel giardino del Getsemani.
Nostro Signore se ne lagnò mestamente con S. Margherita Maria e le sue confidenze dolorose si conclusero con un misterioso, divino richiamo « Tu, almeno, fammi il piacere di consolarmi ! ».
Cerchiamo di capire : noi siamo povere nullità, ma, per pura misericordia, Dio ha sete del nostro amore e della nostra fedeltà. Rispondiamo al suo invito nel senso ch' Ei desidera
Amiamolo.
Che significa amare ? Amare vuol dire pensare al Diletto, bramar di vederlo, orientare tutto verso di Lui, stare con Lui, essere felici di sacrificarsi per Lui ; applichiamoci a quest' arte divina di amare Gesù. Portiamolo con noi ovunque, in dolce intimità di cuore come in un sacro ciborio, pensiamo a Lui per riparare le umane dimenticanze, pargliamogli affettuosamente per coloro che l' oltraggiano, rifiutiamo alla nostra corrotta natura soddisfazioni anche lecite, per supplire ai peccati di coloro che sono schiavi di piaceri colpevoli, offriamogli con la vigilante delicatezza dell'amore tutte le nostre azioni, una dopo l'altra, come un monile di perle per rivendicare l'oltraggio di quei poveri cristiani che, calpestando i più sacri doveri di giustizia, lo servono con una parsimonia stanca ed impaziente.
Ah com'è vasto, luminoso e lungo il cammino dell'amore! l'anima di buona volontà vi si trova a meraviglia solo il primo, passo costa, solo la porta è stretta : più in là c' è la pace, la soddisfazione sublime d'un amore infinito. Mettiamoci risolutamente in cammino : non possiamo frapporre indugi : Gesù ci aspetta.
CONCLUSIONE
Ringraziamo il Cuore di Gesù della luce che ci ha largito e chiediamo umilmente perdono delle nostre inguaribili freddezze e distrazioni. Memori del lamento di Gesù, che accetta il conforto da un Angelo e che domanda anime consolatrici, proponiamoci di essere, per tutta la vita, gli Angeli dell'Agonia di Gesù. - Abbiamo intuiti i dolori di Gesù; abbiamo imparato da Lui il modo di consolarlo siamo quindi ferventi e fedeli associati dell'Ora Santa.
Riassumiamo i nostri sentimenti ed i nostri propositi consacrandoci al Sacro Cuore secondo la formola perfetta di S. Margherita Maria, quella formola a cui sono legate promesse divine giacche «tutti coloro, che si saranno così consacrati non periranno giammai ».
lo N. N. dò e consacro al S. Cuore di nostro Signore Gesù Cristo la mia. persona e la mia. vita, le mie azioni,, pene e sofferenze, non volendo più servirmi d'alcuna parte del mio essere se non per onorarlo e glorificarlo.
E' mia volontà irrevocabile esser tutta sua e far ogni cosa per suo amore, rinunziando con tutto il cuore a qualunque cosa gli possa dispiacere.
Prendo dunque Voi, o Cuore sacratissimo, per oggetto unico dell'amor mio, per protettore della mia vita, per sicurezza della mia salute, per rimedio della mia fragilità e della mia incostanza, per riparatore di tutti i difetti della mia vita e per sicuro asilo nel punto della mia morte.
Siate dunque, o Cuore di bontà, la mia giustificazione verso Dio Padre e allontanate da me í fulmini della sua giusta collera. O Cuore d'amore metto tutta la mia confidenza in Voi, poichè temo tutto dalla mia malizia e fragilità, ma spero tutto dalla vostra bontà.
Consumate dunque in me tutto ciò che può dispiacervi o farvi resistenza, e il vostro puro amore s'imprima sì addentro nel mio cuore, ch' io non possa mai dimenticarmi di Voi; nè esser da Voi separata.
Vi scongiuro, per tutte le bontà vostre, che il mio nome sia scritto in Voi, giacchè io voglio 'far consistere tutta la mia felicità e tutta la mia gloria nel vivere e nel morire in qualità di vostra schiava. Così sia.
(Dall' opuscolo: Nell' Orto degli Ulivi del Canonico A. Gonon - Tip. dell'Addolorata - Varese).
ORA SANTA_3
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
Preludio
Avea il nostro Salvatore Gesù compiuta in Gerusalemme l' ultima Cena, quando, già inoltrata la notte, usciva dall' ingrata città in compagnia degli undici Apostoli che, mesti e silenziosi, seguivano le orme dell'amato Maestro. Erasi Questi incamminato secondo il costume, verso l' orto del Getsemani e, passato oltre il torrente Cedron, entrò co' suoi discepoli in quell' orto dove Egli ben sapea che lo attendevano i primi dolori della sua acerba Passione. Al primo porvi il piede Egli avea detto agli Apostoli: L'anima mia è triste fino alla morte, sostate qui e vegliate meco. E tolti seco i più fervorosi tra questi, cioè Pietro, Giacomo e Giovanni, l'introdusse più addentro nel Giardino, e disse loro Vegliate e pregate a fine di non cadere in tentazione. E discostatosi da loro quant' è un tirar di sasso, si prostrò a terra e incominciò a pregare con indicibile angoscia. Levatosi quindi fu di nuovo ai discepoli, e trovatili che dormivano, disse loro: Perchè dormite? che! non sapeste vegliare un' ora meco ?
Quella esortazione medesima in questa notte il buon Gesù la dirige a te, o anima fedele, e appunto t'invita a vegliare un'ora sola in orazione con Lui. Egli ti vuol compagna della sua afflizione, de' suoi dolori, delle sue preghiere. E avrai cuore di ricusarti? Non mai. Anzi, grata alla degnazione di Gesù, tu gli terrai compagnia mentre tanto soffre, agonizza, e prega per amor tuo.
L'Anima - O addolorato e penante Salvator mio, chi può resistere ai vostri inviti? Chi anzi non avrà a somma grazia essere da voi scelto a consolatore e compagno, mentre patite tanto per salvarci? Ma più si commuove il mio cuore se penso a quel vostro lamento tanto pieno di ragione « Cercai ed aspettai chi volesse partecipare del mio dolore e compatirmi, ma nol trovai! ». Sono dunque, o Gesù mio, così duri, così ingrati verso di Voi i cuori degli uomini, di quegli uomini stessi pei quali avete penato tanto? Ma essi non pensano chi è Colui che li invita a vegliar seco almen per un'ora. Ah! se conoscessero l'infinita bontà del Cuor di Gesù... Ah! se riflettessero che quell'amarezza in cui è sommersa l'anima benedetta di Lui, ci ha meritato divini conforti in questa misera vita... Se pensassero che quelle preghiere che prostrato sulla terra ha innalzato all' Eterno Padre erano per noi... Se ricordassero che quel sudor di Sangue che scorrea dalle membra adorabili del Salvatore dovea lavare le nostre iniquità, oh come scuoterebbesi dagli uomini quel freddo languore che li opprime, e terrebbero in gran conto il favore di stare presso a Gesù nell' agonia che soffre per loro! Ma invece la maggior parte di essi dorme il sonno funesto o della tiepidezza o della colpa, ed altri più iniqui vegliano con Giuda e coi nemici del Salvatore presti a rinnovargli tradimenti, percosse, obbrobrii e morte! Ed io che feci per lo passato?... Che faccio adesso?
O buon Gesù, che da me pure sopportaste tanta ingratitudine, vi domando perdono di essere stato anch'io nel numero di coloro che vi hanno oltraggiato, ed anche mi duole che ben poco ho pensato e compatito ai Vostri dolori, e di cuore vi ringrazio che ora vi degnate chiamarmi a tenervi compagnia.
Ecco che a Voi mi appresso, o Salvator mio, agonizzante nell'orto, e mentre io vi contemplo ivi solo, prosteso a terra, nella oscurità di quella dolorosa notte, immerso in un mare di amarezza, oppresso da tristezza mortale, o Gesù, voi volgetemi uno dei vostri benignissimi sguardi, e beneditemi.
Considerazioni da meditare per qualche tempo
Considerazione 1. - Chi è colui che inginocchiato sulla terra a guisa di peccatore, geme, prega e soffre agonie di morte? E' il Figliuol dell'Altissimo, il Re del Cielo, il Padrone del mondo... E' l'Amico, il Benefattore, il Salvatore di tutti gli uomini...
Pater, Ave e Gloria adorando Gesù:
Considerazione 2. - Che soffre Gesù nell'orto? - Tristezza mortale, cagionatagli dall'orrore de' nostri peccati, ch'Egli detesta e abborre come oltraggi alla divina maestà del Padre, come causa dell' eterna dannazione di tante anime, e come ragione unica di quegli strazi, di quella acerbissima morte ch' Ei dovrà tra poco sostenere per compiere 1' opera dell' umano riscatto.
Pater, Ave e Gloria compatendo a Gesù.
Considerazione 3. - Perchè mai, santo ed innocente com' è, soffre affanni così crudeli? - Perchè s'è addossato le nostre colpe e vuol portarne le pene Egli stesso per noi; e placata così la divina giustizia, vuol salvare tutti gli uomini ed averli seco per sempre nel Paradiso.
Pater, Ave e Gloria ringraziando Gesù.
L' orazione nell' orto
Se consideriamo Gesù quando bambinello giacea nella grotta di Betlem su dura mangiatoia, esposto ai rigori del freddo, noi lo vediamo patire invero, ma pure di su quell' ispida paglia Egli volge talora il sorridénte sguardo a Maria, a Giuseppe, ai Pastori.
Se lo vediamo quando il popolo giudaico, sedotto dai nemici di Lui, prende le pietre per lapidarlo, noi l'osserviamo uscirsi placidamente di mezzo a loro.
Se consideriamo Gesù quando lasciasi catturare dagli sgherri che vogliono trascinarlo in Gerusalemme, noi lo vediamo muover loro incontro tranquillo, e porger le mani alle lor funi.
Se l'osserviamo nel pretorio, nei tribunali, sotto i flagelli, o col capo tra le spine, noi non udiamo dalla sua bocca una parola di lamento, nè in Lui scorgiamo un atto solo che accenni a tristezza.
Perchè mai adunque vediamo ora nell'orto del Getsemani il buon Gesù temere, impallidire, piangere e volgersi al Padre supplicandolo che passi da Lui l'amaro calice della Passione? E non è Egli stesso che già si rassegnò a beverlo sino all'ultima feccia? Non è Egli che in accettarlo si sottomise liberamente a tutti gli obbrobrii, a tutti gli strazi della sua morte? Ed ora Perchè al solo mirarsi innanzi quei dolori, quegli oltraggi, quella croce, Egli si contrista così, fino a cadere in mortale agonia?
Ah mio Dio! mio Dio! v'intendo. Voi volevate che anche la dolcissima Anima vostra avesse il suo martirio. E tanto fu la medesima straziata dal funesto pensiero dell'imminente Passione, tanto l'umanità vostra sentì di orrore e di ripugnanza, che foste costretto a gridare: Padre, Padre! Se è possibile passi da me questo calice! Ma non si faccia la mia, sibbene la tua volontà!
Fu questa, o Gesù, la vostra dolorosa preghiera: quella preghiera che per ben tre volte ripeteste con lagrime e con sospiri, e che non fu esaudita se non in quanto chiedeste l'adempimento della volontà del Padre celeste. E poichè era volere del Padre che Voi consumaste il Sacrifizio di Redenzione, o vero Maestro della più perfetta obbedienza, Voi, abbassato umilmente il capo, acconsentiste e vi sottoponeste, a tutti gli strazi dell' imminente Passione. Ma questa obbedienza, o diletto Salvatore, quanto non vi costò? Chi può immaginarlo? Fu tanta la violenza che n'ebbe a soffrire l'adorabile Umanità vostra che ricadeste agonizzante sulla terra!
Ah! se in quei momenti di supremo dolore aveste potuto, o Gesù, far intendere la vostra amorosa voce alle anime che con tante pene avete salvato, quante cose non avreste Voi dette che ci avrebbero spezzato il cuore per contrizione, e ce lo avrebbero ferito d'amore per Voi; per Voi, o innocente vittima, che v' immolate per le nostre colpe?
Ma se tace la vostra voce divina, parlano, o Gesù, i vostri sospiri, i vostri affanni... parla il vostro capo inchinato fino a terra... parla il pallore del vostro volto... parlano le lacrime... parla il Sangue che incomincia a versarsi da tutte le vostre membra... Mio Dio!... mio Gesù!... E non v'è una mano pietosa che faccia sostegno al cadente vostro capo? una voce amica che vi dia un po' di conforto? un' anima fedele che vi stia dappresso? un cuore amoroso che vi compatisca?
No, desolato mio Bene! Voi straziato tanto; Voi agonizzante; Voi abbandonato da tutti!…
Mio Dio! E’ vero che è miserabile, è vero che è peccatrice, ma ecco l'anima mia che viene a Voi vicino, e riconoscente e pentita vuol dirvi tante cose, e, se potesse, vorrebbe alleggerire i vostri tormenti, Gesù, ascoltatela.
Si faccia un atto di ringraziamento a Gesù che ha patito tanto per noi, quindi offrasi all'Eterno Padre, insieme con le afflizioni e la rassegnazione dell'Agonizzante divino, anche la volontà nostra; dichiarandoci pronti a soffrire quanto piacerà al Signore, ripetendo sempre coll'addolorato Gesù - Non mea voluntas, sed tua fiat. - Non la mia, ma la tua volontà sia fatta.
Il sudore di sangue
Che i pesanti e ripetuti colpi dei flagelli, che le trafitture delle spine, che le piaghe apertevi nelle mani e nei piedi dai chiodi vi facessero versare il Sangue a rivi, o mio appassionato Gesù, non fa meraviglia; ma quel Sangue che versaste nell' orto mentre stavate genuflesso pregando e gemendo, chi vel trasse dalle vene, o mio Signore?
Ah che mente umana non può comprendere l'eccessivo strazio del vostro cuore adorabile che, per la dolorosa oppressione e per la violenza che soffre, è costretto a premere a forza il suo Sangue divino, che spinto con impeto nelle vene, va a versarsi da tutto il corpo in tal copia da irrigarne la terra!
E intanto, straziata l'anima da mortale agonia, impallidito, perdute le membra il vigore vitale, cadete, o Gesù, come esanime sulla terra, su quella terra che già rosseggia del vostro Sangue!... Perchè non posso con le mie profonde adorazioni levarvi, o Signore, da tanto abbassamento? Perchè non posso io con atti del più acceso amore consolarvi tra tante pene?
O Eterno Padre, che dal cielo mirate il vostro Figlio divino in preda alla più straziante agonia versar vivo Sangue che scorre in copia sull' erbe del Getsemani, deh! ascoltate, vi prego, la voce di questo Sangue innocente che grida misericordia per noi.
Deh placatevi, Eterno Padre, ed accogliete, ve ne supplico, le offerte che di questo Sangue medesimo sono per farvi.
Offerte !
Vi offro, Eterno Padre, il Sangue che Gesù versò nell' orto supplicandovi a lavare in esso le anime e purificarle da ogni macchia di peccato. Pater, Ave e Gloria.
Vi offro, Eterno Padre, il Sangue che Gesù versò nell'orto, supplicandovi a concederci vero spirito di penitenza e la grazia di espiare nella presente vita le pene dovute ai nostri peccati. Pater, Ave e Gloria.
Vi offro, Eterno Padre, il Sangue che Gesù versò nell'orto, supplicandovi acciocchè il buon Gesù sia da tutti conosciuto ed amato, e trovi gratitudine nei nostri cuori. Pater, Ave e Gloria.
Vi offro, Eterno Padre, il Sangue che Gesù versò nell' orto, supplicandovi ad imprimerci nella mente la memoria dei patimenti del Salvatore, e a darci grazia di ricopiare in noi i suoi santissimi esempi. Pater, Ave e Gloria.
Vi offro, Eterno Padre, il Sangue che Gesù versò nell'orto, supplicandovi a concedere a tutti i peccatori, vivi sentimenti di contrizione, la conversione e la perseveranza. Pater, Ave e Gloria.
Vi offro, Eterno Padre, il Sangue che Gesù versò nell' orto, supplicandovi pei moribondi acciocchè passino felicemente dalla terra al Cielo. Pater, Ave e Gloria.
Vi offro, Eterno Padre, il Sangue che Gesù versò nell' orto, supplicandovi ad applicarne i meriti alle anime del Purgatorio e ad aprir loro le porte del Paradiso.
Pater, Ave e Gloria.
Il Calice della Passione
Allo smorto raggio che manda la luna a traverso le fronde degli ulivi, immaginati di mirare, o anima mia, il tuo Redentore prosteso a terra, pallido, anelante, bagnato del proprio Sangue, che mormora ancor tra le labbra la preghiera al suo divin Padre: « Si faccia la tua volontà, non la mia ». Immaginati di vederlo abbandonato da tutti, perfino dai suoi più amati discepoli, e umiliato, a segno che non osa levare il guardo, al Cielo, perchè si vede ricoperto di tutte le iniquità degli uomini che ha preso a espiare. L' Eterno Padre par che non vegga più in Esso se non le aborrite sembianze di peccatore, e lascia che la sua Giustizia si armi contro di Lui.
O Dio! E in tanto abbandono, e fra tanti dolori non vi sarà nessuno che porga qualche conforto all'agonizzante Salvatore?...
Ma ecco che un Angelo, spiccato il volo dal Cielo, giù discende alla volta del giardino degli ulivi, e viene presso a Gesù. Oh siate benedetto, Angelo di Dio! Voi almeno una stilla di conforto infonderete nel desolato suo Cuore!...
Ma ohimè, che vedo? l'Angelo tiene nell'una mano un calice e con l'altra accenna su al Cielo, e dice intanto a Gesù, che è volontà del Padre ch' Ei beva fino all' ultima feccia il Calice del dolore, e che dalla sua obbedienza sarà glorificato l'Altissimo, saranno salvati gli uomini.
Ma, o mio Gesù! e non è questo quel Calice che tanto terrore mise nel vostro Cuore? Non è questo quel Calice che voi stesso supplicaste il Padre a rimuover da Voi? E ora, o mio Signore, che fate?...
Il desiderio che avete di render condegna soddisfazione all' Eterno Genitore da noi oltraggiato, e la compassione per le umane generazioni e per questa povera anima mia richiede da Voi l'offerta generosa, e già vi disponete a far di Voi medesimo il massimo sacrifizio...
Ma intanto quella tristezza, quel terrore, cui già prima era in preda il penante Gesù, si fa più intenso. Ei vede come in orribil pittura le ingiurie, i disonori, gli strapazzi, i supplizi cui va incontro... vede che fin presso alla Croce si faranno ad insultarlo moribondo i suoi nemici, e che neppur dopo morte avrà requie l'esangue sua spoglia, finchè il Cuore, il Cuore stesso, non gli venga da crudel ferro trafitto!
Ma a più tormentare l'appassionato Gesù, un altro quadro, per Lui, infinitamente più doloroso, gli si spiega dinanzi, nel quale Ei vede innumerevole moltitudine di anime, che, ingrate al benefizio della Redenzione, sarebbero vissute affatto dimentiche di Lui... Vede i molti che violeranno la sua legge, disprezzeranno il suo amore, bestemmieranno il suo Nome, calpesteranno il suo Sangue, lo riconfiggeranno cento e cento volte alla Croce coi loro peccati... Vede tante anime, figlie del suo dolore, conquistate per la sua croce, andarne all' eterna dannazione, preda del suo maggior nemico, il demonio... Vede che nemmeno la sua dolorosa morte varrà a bandire il peccato dal mondo, e neppur un giorno spunterà sulla terra senza che questo mostro abbominevole non si levi superbo contro la Divinità e faccia delle sua creature orribile strage!...
A così orrendo spettacolo che fa il Cuor di Gesù? Rigetterà egli quel Calice ricolmo di tante amarezze?... Ma s' ei lo rigetta siamo tutti perduti...
Ah buon Gesù! non conosce il vostro Cuore chi dubita che Voi possiate respingere il calice del dolore! Neppure quell'enorme cumulo d'iniquità che si commetteranno fino alla consumazione dei secoli, neppur l'eccessiva ingratitudine della maggior parte dei redenti, neppure la crudeltà dei carnefici, neppure le agonie del patibolo valgono a piegare la generosa volontà di Gesù, che ad ogni suo maggior costo ci vuol salvare...
Ed ecco ch' Ei prende l'amarissimo Calice, lo beve fino all'ultima stilla e dice: Purchè sia soddisfatta la Giustizia del Padre; purchè discenda il perdono sopra la terra; purchè l'uomo possa esser salvo io soffrirò, io morrò... anzi, anche fra i tormenti delle ultime agonie io pregherò il Celeste Padre pei miei crocifissori, per coloro che insulteranno al mio dolore... e dalle aperte mie piaghe e dal mio Cuore ferito si verserà insieme col Sangue un torrente inesauribile di grazie e di misericordie!
Agonizzante mio Dio! al vedere che Voi con tanta degnazione e prontezza vi sottomettete per amor mio a sacrifizio così penoso, io mi confondo della mia ripugnanza, del mio aborrimento al patire.
Quel Calice fu già offerto anche a me, ed io lo accettai il giorno del mio Battesimo; ma come vi ho tenuto fede, o Signore? Il nome, il carattere di cristiano esige da me perfetta somiglianza con Voi, mio divino esemplare. Se voglio esser cristiano bisogna che mi rassegni al patire. Perdonatemi, ve ne prego, o mio Salvatore, di aver rigettato il vostro Calice, di essermi tante volte sottratto al peso della vostra Croce, d' aver fuggito tutto quanto ripugnava alla mia volontà ed ai miei sensi. O mio Dio, per l'avvenire vi amerò e amando Voi amerò pure i patimenti, li amerò per amor vostro, li amerò perchè mi rendono più simile a Voi, li amerò perchè purificano l'anima dalle macchie del peccato. Amerò le contrarietà, le umiliazioni, amerò le afflizioni dello spirito e i dolori della carne: in una parola, abbraccerò la Croce, non ricuserò di appressare le labbra al vostro amarissimo Calice, vi ringrazierò anzi in mezzo alle tribolazioni, e mi rallagrerò della bella sorte di esser sulla terra a voi congiunto nei patimenti, per esservi eternamente congiunto in Cielo fra gli splendori della vostra gloria.
Si trattenga alquanto l'anima fedele in questi pensieri, poi reciti tre Pater, Ave e Gloria in memoria dell'agonia di Gesù nell'orto.
AFFETTI
È vero, o buon Gesù, che ora io sto qui a tenervi compagnia e compatirvi nei vostri dolori, ma è anche vero purtroppo che questi medesimi dolori che in Voi compiango, io oh quante volte li ho aggravati con le mie iniquità!
Quando, a maggiormente angustiarvi, si schierarono a Voi davanti i peccati di tutti gli uomini, o buon Gesù, Voi vedeste allora anche i miei... Vedeste quell'orgoglio e quello spirito di ribellione col quale mi son tante volte opposto al vostro divino volere... Vedeste i traviamenti del cuore... Vedeste l'ostinazione della volontà nel male... Vedeste i peccati di rispetto umano... Vedeste le omissioni de' miei doveri... Vedeste la mia resistenza alla grazia... la mia ingratitudine ai vostri benefizi... e il cuor vostro ne pianse, e il dolcissimo vostro spirito ne rimase oppresso di più grave tristezza!
Che farò, mio caro Gesù, in riparazione di tanto male, e per farvi conoscere che davvero mi dispiace di aver così aumentato con le mie colpe le vostre pene?
Dovrò piangere? E' poco. Domandarvi perdono? E' poco. Pentirmi? E' poco.
Patire ed amare? Anche questo è poco, ma è quel più e quel meglio che possa fare una povera creatura come son io. Sì, o buon Gesù: patire ed amare, cioè, patire amandovi, amarvi patendo, patire per vostro amore. Ecco la mia riparazione, ecco il frutto del mio patimento: ma intanto lasciate, o Gesù, che il cuor mio detesti e pianga ai vostri piedi quelle colpe che tanto amareggiarono il vostro Cuore.
Un atto di contrizione.
Già suona l'ora vostra, o Gesù, o Salvatore del mondo, già suona l'ora vostra, e i peccatori si avvicinano per prendervi, legarvi e condurvi come agnello all' altare del sacrifizio...
Già suona l'ora vostra, e falsi testimoni si apparecchiano ad accusarvi, iniqui giudici a condannarvi, stolta plebaglia a deridervi ed insultarvi, crudeli carnefici a flagellarvi, inumani soldati a coronarvi di spine...
E' pronta la Croce... Son pronti i chiodi... il fiele... la morte... e qual morte spietata! O Gesù, non mi regge il cuore...
Ma Voi intanto, trovato nella vostra divina virtù il necessario vigore, vi levate da terra, vi fate incontro agli sgherri, e salutato con benigne parole il discepolo traditore, vi abbandonate all' iniqua volontà de' vostri nemici!
E perchè, o Gesù? Per salvar me, per salvarci tutti! Che il Cielo e la terra vi rendano meco incessanti azioni di grazie, mentre vi ripeto con tutti i divoti della vostra Passione: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perchè per mezzo della tua santa Croce hai redento il mondo - Ada ramus te Christe, et benedicimus tibi: quia per Sanctam Crucem tuam redemisti mundum. - (Si ripeta per tre volte).
Ma prima di alzarmi dai vostri piedi vi chiedo una grazia, o Gesù, ed è questa: che spesso mi sia presente al pensiero la vostra dolorosa Passione, ed io vi segua passo passo ai tribunali, al pretorio, al Calvario, sulla Croce, al Sepolcro... O Gesù mio, chi potrà dimenticarvi nel giorno dei vostri dolori?
Addolorata Maria, fedele Giovanni, pentita Maddalena, pregate per me ond' io sempre ricordi i patimenti di Gesù e non glieli accresca col peccato.
ORA SANTA_4
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
Preparazione
Poniti o anima fedele, alla presenza di Dio, e seguendo in ispirito Gesù Cristo nell'Orto di Getsemani ti raffigura che per favore specialissimo Egli ti scelga, come i suoi tre cari discepoli, per essere testimone degli acerbi dolori del suo Cuore in quella notte tremenda, e per associarti alla preghiera tremenda, fervente che Egli diresse all'eterno Padre. Perciò rivolta a Gesù, che così ti onora, farai la seguente preghiera, ma più collo spirito che colle labbra, riflettendo posatamente sopra i sentimenti che vi sono contenuti.
Qual favore, o mio Gesù, è questo mai per me! Voi mi chiamate ad essere testimone della vostra agonia, dei vostri acerbi dolori, anzi a consolare il vostro Cuore in questi affanni medesimi, a confortarvi in questa agonia, ad unirmi alla vostra preghiera e al vostro sacrifizio.
Io vi seguo ben di cuore, o Gesù; ma chi sono io perchè vi degnate richiedere la mia compagnia e il mio conforto?
Mi comandate di vegliare insieme con Voi in quest'ora tremenda, ed io lo desidero ardentemente, o mio Salvatore; ma Voi conoscete la estrema debolezza, che si smarrisce nelle opere più sante, e sapete che se lo spirito è pronto la carne purtroppo è inferma e mancante.
Volete che io preghi con Voi per non cader in tentazione, ed io, o Signore, lo propongo fermamente per la vostra grazia; ma Voi stesso insegnatemi a pregare, sostenetemi nel pregare. Si, o Gesù, aiutatemi a stare con Voi in quest'ora suprema, e così vi sarò fedel compagno nelle vostre pene; raccoglierò divotamente i vostri sospiri, i vostri sudori, il vostro sangue prezioso, e stamperò nel mio cuore i divini esempi che mi lasciaste in quella orrenda agonia. Fatemi grazia perciò di tenere sveglio il mio cuore medesimo, onde in quest'ora vi possa dar gusto e piacere, e non abbia anch' io ad incorrere nel giusto rimprovero che faceste ai sonnacchiosi discepoli...
E Voi, o eterno Padre, accettate sin d'ora l'offerta che io vi faccio delle pene e dell'agonia del vostro divin Figliuolo, per soddisfare alla vostra giustizia, per piangere i miei peccati e quelli di tutto il mondo, per implorare la vostra misericordia... Accettate la mia orazione non perchè mia, ma perchè unita a quella del mio caro Gesù.
Per ottenere la grazia di compiere bene quest'Ora Santa si recitino tre Gloria Patri al Cuore agonizzante di Gesù.
I. La tristezza di Gesù
Non appena Gesù Cristo è entrato nel Getsemani, che ad un tratto vien sopraffatto da timori, da tedii, da tristezze: coepit contristari et moestus esse. Prima che vengano i suoi nemici a tormentarlo, egli stesso lascia l'anima sua in balia di tortura sì fiera, che, nessun altro potrebbe mai farlo.
Anima mia, chi è quest'uomo che così si attrista? Ah! è il tuo Salvatore... Miralo tutto pallido, tremante, angosciato. L'anima sua è abbattuta, agitata, piena di orrori, di terrori e di guai: Repleta est malis anima mea. E perchè mai? Sa egli pur troppo esser decreto del Padre che abbia a soffrire passione e morte; ed essendo venuto il tempo dell'esecuzione, Gesù intima a se stesso siffatto decreto, onde l'umanità vi si sottometta e l'accetti.
Egli si rappresenta quindi minutamente tutta la serie della sua atrocissima passione; vede le catene, i flagelli, le spine, i pugni, gli schiaffi, gli urtoni crudeli; vede la sua sacra persona fatta segno alle derisioni, alle beffe, agli scherni, alle ironie, ai sarcasmi, alle calunnie, agli affronti, alle villanie più ingiuriose; vede il suo corpo flagellato, percosso, pesto, illividito, lacerato, coperto di piaghe, grondante di sangue, trafitto ed esanime cadavere sulla croce; vede gl'insulti dei nemici, l'abbandono degli amici, la negazione di Pietro, il tradimento di Giuda, la fuga dei discepoli, l'abbandono del Padre... O Dio, che ambascia! O Dio qual profonda tristezza!...
Ah! mio dolcissimo Salvatore, che è mai ciò che io veggo? l'anima vostra pur gloriosa soggiacere a tristezze, a timori, a rincrescimenti, a tedii? So bene che siete Voi stesso che vi prendete sì sensibili pene; ma, Gesù mio caro, e non è già troppa la passione cui prevedete, senza aggravarvi di tante anticipate angoscie? Oh bontà, oh carità infinita! quando si tratta di patire per me nulla a Voi pare troppo...
Penetra, o anima, colla fede e coll’affetto più che puoi nel Cuore afflittissimo di Gesù... Considera come prendi tu le afflizioni che Dio ti manda, nè ti lamentare delle tribolazioni che provi; uniscile alla tristezza di Gesù, riponile nel suo Cuore, e sfoga il tuo dolore con Gesù soltanto… Soffrire con Gesù e tacere, che grande acquisto!...
II.L'agonia di Gesù
Intanto, in mezzo a sì travagliose afflizioni che fa il Redentore divino? Prosteso colla faccia per terra, con dinanzi allo spirito sì amarissimo calice, si rivolge all'Eterno Genitore, per avere, almeno da lui conforto e aiuto in sì orrendo trambasciamento... Mira, o anima fedele, che vuoi essere compagna di Gesù nella sua orazione, mira con qual profonda umiltà, con quale acceso fervore, con quale mortificato atteggiamento, il tuo Redentore innalza la sua preghiera! « Deh! Padre mio, dic'egli, se pur è possibile, si allontani da me questo calice amaro; tuttavia si faccia, non la mia, ma la tua volontà »... Ah! mio Salvatore, l’amarezza è eccessiva, l'ambascia è mortale, la natura protesta; ma la vostra volontà, tutta propensa per me si sottomette, si sacrifica, si perde per me dinanzi all' adorabile giustizia del Padre: Non mea voluntas sed tua fiat...
Viene, è vero, l'angelo a confortarlo; ma qual conforto è egli mai questo, che sebben reale, pure non diminuisce anzi cresce l'afflizione, giacchè lo conforta non col sottrargli l'amarezza del calice, dice S. Bonaventura, ma col mostrargli i preziosi frutti di questa amarezza? O Dio, qual conforto? Considera, o anima fedele, tutto esser prodigioso nella Passione di Gesù, ed è miracolo ancor questo, che egli riceva vero conforto dal messagero celeste senza punto alleggerirsegli la interna tristezza; anzi subito dopo il conforto, gli si accresce in modo l'affanno, che giunge Gesù fino ad agonizzare, fino a trasudare sangue misterioso (Luc. XXII, 43, 44). Ma capisci tu bene, o cristiano, che è mai questa agonia del Redentore? Nel dirsi che agonizzò, s'ha da intendere che Ei si ridusse propriamente a quello stato angoscioso e compassionevole, in cui si trovano gli agonizzanti, i quali penano e ansano assai già vicini a morte.
E non provasti mai quale travaglio ti susciti nel petto un pensiero profondamente afflittivo e intensamente triste? Or pensa quale ambascia si suscitasse in Gesù per la previsione di tanti peccati, per la considerazione di tanti mali?... O Dio, che agonia di morte! che penare atroce è mai codesto di Gesù!... Il senso non vorrebbe patire, la mente è piena delle più spaventose certezze avvenire, lo spirito è affogato da mille immagini di amarezza, il cuore è oppresso da eccessivi timori, e la natura più non regge a peso si enorme. Prevalendo nel combattimento la ragione e la divina volontà, il senso rimane da indicibile violenza abbattuto: a Gesù si stringe il cuore nel petto, angustiato da tanti timori, il sangue d'attorno al cuore medesimo gli si ritira, e per quel vivo sforzo, onde si fa a superare cotanta violenza, trasuda dalla pena, ed il suo sudore è sangue; e sangue tramandano tutte le porosità del benedetto suo corpo, anzi con tanto impeto ne sgorga, che gli esce a grosse goccie fino a scorrere per terra. O Dio che orrendo combattimento! Mira, o anima fedele, il tuo Signore tutto bagnato di sangue: è tutto sangue da sè spremutosi dal cuore, onde tu conosca la veemenza del suo amore per gli uomini... del suo amore per te...
Ah! Gesù mio, e perché volete soffrir pene di morte prima che ve la diano i vostri crudeli nemici? perchè versate il vostro sangue innocente prima che con ferite strazianti lo spargano spietati carnefici? Ah! ben l'intendo, o mio Gesù, voi non pur la vostra passione, ma sì prevedete come ad onta di questa passione medesima, tante anime andranno perdute; come il vostro sangue si verserà inutilmente per loro; come la loro malizia le strapperà al vostro seno e le condannerà all’inferno!... O Dio! che pensiero crudele pel Cuore sensibilissimo di Gesù! E questo, sappilo bene, o anima fedele, è questo che spinge fuori il sangue dal corpo di Lui... I tuoi peccati, le tue ingratitudini, le tue disobbedienze sono i carnefici che spremono cotesto sangue dal cuore del tuo Redentore!... Oh! quanto vi compatisco, Gesù mio, nella vostra angoscia! Vi ringrazio di questo sangue versato per me, spinto fuori dal vostro cuore per me. Che vi renderò, io in ricambio del vostro amore?
Gesù per vincere la mortale tristezza si dà ad una preghiera fervente, ripetuta... E tu, anima fedele, come usi la preghiera nelle tue afflizioni? Dove cerchi allora la forza? Perchè non imiti Gesù che per tre volte nella sua agonia si rivolse al Padre colla medesima preghiera? Nelle tue preghiere fa a te una santa violenza per sottometterti alla volontà di Dio in tutto... Fiat voluntas tua.
III. Il lamento di Gesù
Riferisce il Vangelo che Gesù levatosi dall'orazione e riavuto alquanto da sì mortale agonia, se ne andò ai suoi tre discepoli che avea voluto compagni e testimoni della sua misteriosa orazione, quasi per trovare nella loro compagnia e nella loro vigilanza un dolce sollievo a tanta afflizione. Ma ahi! nuova afflizione doveva amareggiare il Cuore del divino Maestro... Furono quei tre apostoli scelti dal Salvatore, come più fervorosi degli altri e perché erano stati testimoni della sua gloria sul Tabor, parea dovessero essere i più vigilanti a prestargli assistenza nell'imminente travaglio di cui erano stati avvisati. Eppur no; Ei li trova tutti sonnacchiosi, anzi affatto addormentati, narra il Vangelo invenit dormientes... O anima fedele, dà un' altra occhiata all'amante Gesù, che da tutti abbandonato, va in cerca dei suoi discepoli, e amorosamente svegliandoli dice loro: « O miei cari, così dunque non poteste vegliar meco nemmeno un'ora? mentre io sono sopraffatto da indicibili pene, voi dormite? mentre il mio Cuore trambascia di affanno, voi dormite? mente il tradimento si appressa, voi dormite? mentre la turba dei miei nemici sta per assalirmi, voi dormite?... Ah! no; state su; vegliate e pregate onde non cadiate nella tentazione; surgite, orate.. ». E tu, anima fedele, qual vigilanza usi nel servizio di Gesù? qual compagnia gli tieni mai? quale preghiera fervente gli rivolgi tu? Provenisse la sonnolenza dei discepoli da naturale fiacchezza o da diabolica tentazione, certo fu indizio di riprovevole accidia l'abbandonarsi al sonno, quando all'amore di Gesù aveano da applicare il pensiero. Se tu talvolta hai qualche poco di fervore, d'ordinario però oh! quanta noia, quanta svogliatezza sentì nel meditare la Passione del Redentore! Come ti mostri anche in quest'istante a raffigurarti la tristezza di Gesù nell'Orto? come hai passato quest' ora con Lui?... O Dio! un soggetto è questo di terrore per me il mio pensiero è languido, i miei affetti addormentati, il mio cuore svogliato; non ho spirito per imitare Gesù, nè sentimento per compatirlo... Intanto, rivolto ai discepoli, Gesù loro dice « Dormite pure oramai e riposate tranquilli, chè l'ora mia è già arrivata. Ma sappiate che il discepolo traditore non dorme, no, né dorme la turba de' miei nemici; tutti son desti e vigilanti, tutti pronti a scagliarsi sopra di me; già preparano le catene, affilano le spade, annodano le funi, assottigliano i flagelli, lavorano i chiodi, preparano la croce ». E in così dire, ormai si sente lo strepito delle armi, già si appressa il traditore, ecco si mostrano i suoi nemici tutti infiammati dall'odio, dall'invidia e dall'ira... Gesù, invece, avvampante di amore per noi va loro incontro, si dà nelle loro mani, si abbandona ai suoi nemici! Giuda avvicinatosi gli dà il bacio del tradimento; quei manigoldi si scagliano come lupi affamati sopra l'innocente Agnello di Dio; ed oh! quale strazio ne fanno mai! Ognuno si rallegra e mena festa per tal fatto; tutti cercano d'avventarglisi addosso, onde potere gloriarsi di avere avuto mano alla cattura; lo percuotono coi pugni, coi bastoni, colle spade, lo stramazzano per terra, lo calpestano, gli sputano in volto, lo incatenano, lo stringono con funi crudeli... O Dio! che scempio! che spettacolo orrendo! Mira, o anima fedele, il Salvatore divino tra tanti oltraggi, non resiste, non si difende, non si risente; e se i Giudei si rallegrano per averlo in lor potere, più l'amore fa rallegrare il Cuor di Lui che sia giunta l'ora dell' umano riscatto... Così legato, in mezzo alle bestemmie più orrende, lo strappano alla compagnia dei suoi cari discepoli, lo trascinano fuori dell'Orto, lo avviano ai tribunali!... Ahi chi può reggere a sì doloroso spettacolo? chi resterà insensibile alla scena lugubre di quella notte tremenda, scena compiuta nella persona più santa, più cara, più amabile che mai si trovi? E tu o cristiano, da quali sentimenti sei tu penetrato alla vista di sì inauditi strazi cagionati da tanto amore? Rifletti alla crudeltà de' Giubei, considera l'amor di Gesù, pensa ai tuoi peccati, e poi se ti regge il cuore, non versare più una lacrima, sull'afflittissimo Redentore, sull' Uomo dei dolori, sul percosso dal Padre: Virum dolorum, percussum a Deo et humiliatum.
Considera quante volte anche tu lasciasti Gesù solo per la tua negligenza nel suo servizio... quanta tiepidezza nell'orazione!... quanto bene trascurato per sonnolenza spirituale... e quante volte hai dato Gesù in mano de' suoi nemici per il peccato! pensaci.
Qui, o anima fedele, ti studia fervorosamente nella suddetta considerazione, fermandoti via via a quei passi che più ti colpiranno, per cavarne compunzione ed affetto nel cuore. Né poi è a tormentarti se trascorressi anche tutta l'ora nel meditare e secondare cogli affetti un solo passo della tremenda scena nell'Orto di Getsemani, ché val più un sol pensiero santamente e fruttuosamente meditato che mille pagine di precipitosa lettura.
Altra cosa che si raccomanda in questo santo esercizio si è di non farlo consistere soltanto in una sterile considerazione dello spirito: ma molto più si cerchi promuovere una grande effusione di cuore, abbandonandosi pure liberamente, secondo il movimento della grazia, a produrre verso Gesù sentimenti di amore, di compassione, di fiducia, di dolore dei peccati, di pazienza, di unione ed altri tali. Specialmente poi si deve pregare molto in questo esercizio. Si, prega o anima devota, per te, onde trarre il maggior frutto da quella tremenda agonia; prega pei peccatori, la cui ingratitudine oppresse il Cuor di Gesù fino a fargli sudar sangue; prega per i giusti, le cui sofferenze Gesù volle in sè sperimentare in quell'ora tremenda; prega per tutti quanti ti stanno a cuore, i cui bisogni particolari avea Gesù presenti in quell'orribile notte.
Finalmente ricordati che la conseguenza pratica di questo santo esercizio dev'essere il prendere qualche buona risoluzione, conformemente ai tuoi bisogni ed ai lumi che Dio ti avrà dati nel tempo delle fatte considerazioni. Intanto ecco una preghiera la quale contiene i principali affetti, che la considerazione dell'agonia dell'Orto non mancherà certo di produrre nel cuore.
Effusione di cuore
O dolcissimo ed amantissimo Salvatore, e perchè mai vi veggo io sì profondamente afflitto, sì grondante di sangue, sì agonizzante alla morte? Donde viene tutto cotesto sangue, o divin Gesù? Io non veggo nè flagelli, nè spine, nè chiodi, nè lancia: chi dunque vi cavò dalle vene, o mio Salvatore, il vostro sangue adorabile? Ah! purtroppo lo so: sono stati i miei peccati, i miei delitti, le mie ingratitudini. Maledetto peccato! Come ho potuto io commetterlo sì spesso, sì facilmente, con tanta baldanza? come mai per un piacere passeggero, per un'ambizione fugace, ho tanto spremuto il sangue del Cuore del Redentore? Mio Gesù, ora sì mi pento dei miei falli, li detesto, li abbomino, li maledico; e se non sono abbastanza fortunato da cancellarli collo spargimento del mio sangue deh! fate almeno che io ne abbia sempre un sì vivo dolore che li lavi continuamente colle mie lacrime. Io non merito, no, di essere da Voi perdonato dopo tante ingratitudini; ma ben lo merita cotesto Sangue prezioso che spargeste nella vostra agonia, lo merita la vostra preghiera; io meritano le vostre amarezze, i vostri tedii, le vostre pene. Ecco, o mio caro Redentore, ecco la mia speranza, il mio rifugio, la mia consolazione. Voi mi avete troppo amato per volermi abbandonare; Voi mi amate tuttora per esser pronto a spargere sopra di me nuove misericordie. Oh Gesù! la mia sorte sta dunque nelle vostre mani, anzi sta nel vostro dolcissimo Cuore. Deh Cuore adorabile del mio Gesù, quanto mai vi debbo esser grato per tanto amore! E perchè amore con amor si paga, accendete oggi in me la bella fiamma del vostro amore. O fuoco che ardi sempre e non ti estingui giammai, infiamma il mio povero cuore, abbrucialo, consumalo, onde sia tutto amore e carità. Consumate in me, o Gesù mio, tutti gli affetti disordinati del mio cuore, tutte le prave inclinazioni, tutti i terreni sentimenti contrari al vostro amore, affinché regniate solo in me, nei miei pensieri, nei miei affetti, nei miei sentimenti. Io vi offerisco tutto quanto me stesso, vi dono me stesso, vi abbandono me stesso, non voglio più vivere in me, ma in Voi, e in Voi solo, o mio Redentore. Per troppo lungo tempo vissi lontano da Voi, senza di Voi, contro di Voi; ora sono tutto vostro senza termine né misura. O tenerissimo amico del mio cuore, non vi separate più da me; la morte piuttosto che una tale separazione. Io voglio che siate talmente padrone del mio cuore, che tutti i suoi battiti, tutti i suoi sentimenti, desiderii e affetti sieno altrettanti atti di amore, di riconoscenza, di donazione e di abbandono alla vostra volontà. O Cuore di Gesù, fate ch' io non abbia più amore se non per Voi e in Voi, non più volontà che la vostra, non più desideri che di piacervi!
Questo è il frutto che mi propongo di ricavarne; questa è la grazia che vi domando istantemente. Così sia.
Se non sia ancora terminata l'ora, aggiungasi un Pater, Ave e Gloria col Miserere nostri, Domine, miserere nostri... infine si termini come segue
Già l'ora vostra, o Gesù e Salvatore dolcissimo, è suonata; già io vi veggo nelle mani dei peccatori, fatto segno di obbrobrio degli uomini e rifiuto di una vile plebaglia... O Dio! eccovi, Gesù caro, in balìa dei vostri più crudeli nemici, insultato, flagellato incoronato di spine, deriso e in mille guise schernito!... E' pronta la croce... pronti i chiodi!... il fiele... la morte, e qual morte!... Insulti dai nemici, abbandono dagli amici, derelitto dal Padre! O Gesù, perchè mai tanti strazi, tanti tormenti, tanto sangue, tal morte?... Per salvare la povera anima mia, per salvare gli uomini ingrati... Mille e mille ringraziamenti vi rendano meco, o mio Salvatore, il cielo, la terra, gli elementi, gli angeli, i santi, le creature tutte, ora e per tutta l'eternità, mentre con tutti gli amanti del vostro afflittissimo Cuore, io vi ripeto con quanto mi date di amore per Voi « Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum. » (Si ripeta tre volte)...
Ma, o Gesù, io non mi leverò di qui, non lascerò i vostri santissimi piedi senza chiedervi una grazia... Sì, io vi chiedo che in tutto il tempo della mia vita, mi sia presente il Getsemani, presente il Pretorio, presente il Calvario, presente il sepolcro... Vi chiedo di ricordarmi dei vostri dolori nelle mie afflizioni, dei vostri affanni nelle mie pene, della vostra morte nelle mie allegrezze. E come potrò io dimenticarmi dei vostri dolori, cagione di ogni mia felicità? No, non sarà mai, colla vostra grazia.
Vergine Addolorata fedele S. Giovanni, Maddalena, pregate per me, onde non mi scordi mai dei patimenti del nostro Gesù, ma ne faccia sempre argomento delle mie meditazioni e oggetto del mio amore, nè mai glieli accresca col maledetto peccato.
Per ultimo formisi una risoluzione particolare per il proprio avanzamento spirituale, come è accennato disopra; si ringrazi Dio delle grazie che ci ha dispensate in questa orazione fatta in compagnia di Gesù agonizzante nell'orto; e gli si chieda quel che ci abbia fatto conoscere come utile o necessario per l'anima nostra. Finalmente raccomandiamogli tutti i devoti del Sacro Cuore, specialmente le persone dedite a questo pio esercizio dell' Ora Santa; ne sono da dimenticare i defunti, chiedendo a Gesù che una goccia del Sangue che trasudò nel Getsemani scenda a refrigerare quelle anime poverelle. Si potrà conchiudere l'esercizio colla recita di tre Pater, Ave e Gloria.
(Dal libretto: " L'Ora Santa con Gesù agonizzante
edito dal: Messaggero del S. Cuore - Roma).
ORA SANTA _5
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
Introduzione
Prostràti alla presenza del nostro amatissimo Salvatore, ripensiamo a quella notte nella quale, dopo aver istituita la santa Eucaristia per farsi nostro cibo, il buon Gesù esce coi suoi Apostoli dal Cenacolo per recarsi all'Orto degli olivi e dar principio a quella crudelissima passione con cui doveva salvare il mondo.
Una mortale tristezza si mostra sulla fronte e si palesa dalle parole dell'afflitto Gesù. Un pallore di morte adombra quel volto, su cui pocanzi splendevano tutte le grazie del Paradiso.
Intanto l'affannato Salvatore posa sopra di noi i suoi sguardi, come se volesse dirci: Anime care, che mi costate tante pene, trattenetevi con me almeno per un' ora, e guardate se vi è dolore eguale al mio dolore... Ma sappiate che nella notte della mia agonia cercai invano chi mi consolasse: Consolantem me quaesivi et non inveni.
Adorabile Gesù, potrà mai esservi creatura sì ingrata e sì dura di cuore, che si ricusi di passare un'ora in vostra compagnia, ricordando quei misteri di sommo amore, che si compirono nell' oscurità della notte della vostra Passione sulle sacrate zolle del Getsemani?... Buon Gesù, eccoci con voi: degnatevi svelarci l'atrocità delle vostre pene e quell' eccesso d' amore che vi spinse a farvi vittima dei miei peccati e dei peccati di tutti gli uomini.
I. La tristezza di Gesù
Non v' è pena maggiore di quella che con verità si può paragonare alle pene della morte. Ora il Salvatore nostro che è verità infallibile, per farci intendere l' eccesso del dolore che venne ad opprimerlo allorchè entrò nel Getsemani, dice che l'anima sua è presa da mortale tristezza: tristis est anima mea usque ad mortem; cioè, che il dolore ch' Egli soffre è tale da potergli cagionare la morte. E ciò detto s'inoltra nell'Orto degli olivi, finchè giunto a quel luogo dove soleva passare le notti in orazione, scherni..... Non basta ancora: deve soffrire l'infamia d'una condanna legale e vedersi abborrito dai principali della sua nazione e dal popolo. Moribondo poi per tante pene, ha da trascinarsi al monte del sacrifizio, colla croce sulle lacere spalle, e cader più volte semivivo sotto l'enorme peso… E poi deve beversi l'amaro fiele… Esser denudato in mezzo ad una insolente moltitudine… Lasciarsi inchiodare mani e piedi… Dover pendere tre ore da quegli uncini di ferro e star lì, sorpreso tra cielo e terra, per espiare in un abisso di pene le iniquità dell' uman genere! Ma non basta ancora. A quell' atrocità di spasimi dovrà aggiungersi il più amaro scherno, gl' insulti e le provocazioni più trafiggenti... Poi la cocente sete, resa più tormentosa dall'aceto... L'abbandono del Padre... L'immenso dolore della dilettissima Madre... L'orribile e desolata morte!…
Anime cristiane, redente dalle atroci pene di Gesù, consideriamo il nostro Salvatore, sommerso in un abisso di dolori... e ciò per amor nostro... per salvarci... per condurci seco in Paradiso...
Oppresso da tanta angoscia, Gesù si accosta ai tre discepoli, ai quali aveva raccomandato di vegliare e di pregare; ma li trova addormentati! Per l'agonizzante Gesù non v'è una parola di conforto... non v'è un sentimento di compassione!
Nell'amarezza dell'abbandono Egli rivolge a noi il moribondo suo sguardo, per veder se può trovare nel nostro cuore qualche affetto di compassione e di riconoscenza. E noi non avremo ora una parola pel buon Gesù? Cosa gli avremmo detto, se realmente ci fossimo trovati presso di Lui nella notte della sua agonia? Deh! apriamo il cuore e facciamo ora ciò che avremmo fatto allora, che gli è egualmente gradito, perchè sempre Egli accetta con egual compiacenza le affettuose espressioni, che partono dal cuore dei suoi fedeli...
II. Gesù geme sotto il peso delle umane iniquità
Già una lunga ora di pene è trascorsa per Gesù, fra le tenebre della notte e nell' abbandono di tutti i suoi cari. La vivissima apprensione degli atroci strazi che lo attendono, ha sparso il terrore e l'affanno nella benedetta anima sua. Egli sente vieppiù l'enorme peso della missione di Salvatore del mondo... vede esser giunto il tempo della sua immolazione..... Il Cielo, la terra e l'inferno già sono armati contro di Lui... Egli deve sostenere una grande battaglia, tutti i colpi della quale saranno scagliati contro Lui solo!
E Gesù che fa? pallido, tremante, si volge al Padre e umilmente esclama: Padre, se è possibile si allontani da me questo calice... - Quale risposta riceverà l'umile preghiera del Figlio di Dio? Ah! il Cielo è chiuso... per Gesù non v'è risposta! Egli vuol soffrire anche questa pena per ottenere a noi umile perseveranza nella preghiera e costante pazienza allorchè sembra che il Cielo sia chiuso alle nostre suppliche. Ah, buon Gesù! non v'è pena che Voi non abbiate voluto soffrire per nostro conforto e per nostro esempio...
Ma seguiamo il nostro Gesù, che spinto dall' amore s' inoltra sempre più per la via del dolore. L' orrenda serie di tutti i delitti, di tutte le scelleratezze degli uomini gli si presenta al pensiero e gli lacera il cuore. E frattanto Egli vede che deve addossarsi quel l'abbominevole peso e comparire dinanzi al purissimo sguardo del Padre ricoperto di quelle lordure... E' impossibile che mente umana possa comprendere e neppure immaginare l'orribile strazio che soffrì allora la benedetta ed innocentissima anima di Gesù. Oh! come ne rimane oppresso il caro Salvatore, sotto il peso di tanti peccati. Ma Gesù, dopo aver sodddisfatto per le umane iniquità, sacrificando la preziosa sua vita sopra un patibolo, potrà almeno sperare che gli uomini, riconoscenti a tanto benefizio, daranno eterno bando al peccato e rimarranno sempre fedeli a Colui, che con tante pene li ha salvati da eterna morte?... Ah, povero Gesù, così fosse!... Ma intanto un quadro ancor più orribile del precedente gli si presenta dinanzi.
Egli vede che anche dopo aver redento con tante pene l'umanità e lavato la terra col suo Sangue: dopo aver infuso nei suoi fedeli il divino Spirito, e aver fatto della terra un paradiso in grazia dell'adorabile Eucaristia: dopo tanti eccessi di carità, Egli vede regnar tuttavia il peccato nel mondo! Vede la sua santa legge calpestata, la sua Chiesa e i suoi ministri perseguitati, le sue grazie trascurate, il suo amore disprezzato… e piangendo esclama: Quae utilitas in sanguine meo? A che pro versare io tutto il mio Sangue? perchè morire fra gli spasimi d'un patibolo, se poi gli uomini, ingrati a tanto benefizio si daranno egualmente in braccio al demonio e all'eterna dannazione? Quando finirà il regno del peccato nel mondo?
E qui il buon Gesù dà uno sguardo a tutti i secoli avvenire, e in ciascun secolo vede peccati, in ciascun anno vede peccati! Peccati in ciascun giorno, peccati in ogni momento!… E il peso di tutti questi peccati maggiormente l'opprime e gli fa ripetere Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores: prolongaverunt iniquitatem suam: - Sopra di me innalzarono i peccatori l' edifizio della loro malizia: essi continuarono a battere la via d' iniquità!
Anime cristiane, vi sarebbe forse tra noi qualcuno che prolungando la catena dei peccati e rimandando sempre più in lungo la promessa conversione, strappa dal Cuore dell'agonizzante Gesù quel lamento pieno di sì giusto dolore? Oh! com'è orrendo il peccato dopo che un Dio ha versato tutto il Sangue, appunto per distruggere il peccato! Oh! com' è orrendo il peccato in anime già lavate da quel Sangue divino! in anime le tante volte congiunte nella Comunione al Cuore di Gesù! O afflittissimo Salvatore, quanta ragione avete di lamentarvi e di piangere!
Ma se Gesù con tanta ragione si lamenta dei peccati dei suoi redenti in generale, quanto non soffrirà al prevedere i peccati dei suoi cari amici, delle anime pie, delle anime a Lui consacrate? Anime dilette, Egli esclama, che siete intime famigliari del Cuor mio, che vi nutrite alla mia mensa, perchè mi trafiggete il Cuore col peccato? Popolo del mio Cuore, che ti ho mai fatto? In che ti ho contristato? Io ti ho dissetato colle celesti acque della mia grazia e tu mi porgi aceto e fiele? Io ti ho saziato colla manna preziosa della mia Carne e tu mi percuoti con schiaffi e flagelli? Popolo mio, che ti ho fatto? in che ti ho contristato? Io ti ho preparato un posto in Cielo e tu mi presenti il patibolo?… Anime care, che poteva io fare per voi che non l'abbia fatto? E per tanto amore voi mi rendete triboli e spine?...
III. Il gran fiat
Contempliamo il nostro Salvatore, che, trafitto il cuore dall'umana ingratitudine, è caduto a terra agonizzante. E' solo, abbandonato, senza una mano che lo sostenga, Egli che non ha mai ricusato di porger la mano ai deboli, ai tribolati, ai peccatori. Orsù, anime fedeli, è giunto il momento di rendere all'agonizzante Gesù un ricambio d'amore. Che avremmo fatto se nella notte della Passione ci fossimo trovati nel Getsemani presso l' agonizzante Gesù?
O penante Signore, noi vogliamo sollevarvi da terra... vogliamo offrirvi il cuor nostro per sostegno del vostro capo cadente... e poi vogliamo dirvi una parola che vi consoli. Dolcissimo Salvatore, vi amiamo, oh, sì vi amiamo con tutto il cuore, sopra ogni cosa! Vogliamo procurarvi amore, vogliamo che tutti vi amino... la vita stessa vogliamo spendere perchè siate amato... Sì amato tanto, amato sempre. amato da tutti quelli che Voi avete redento. Inoltre qui alla scuola del dolore e dell'amore, vogliamo imparare, o Maestro divino, a mortificarci, a sacrificarci in tutto per vostro amore.
Intanto scorrono lentamente per Gesù le ore della sua mortale agonia.... Egli, il Dio del cielo e della terra, langue disteso sul suolo, e nessuno si dà pensiero di Lui.
Ma i discepoli che fanno? Dormono!... Ah! Gesù nella notte della Passione doveva soddisfare anche la pena dell'abbandono dei suoi cari e ne sentì in cuore tutta l'amarezza. Quella pena allora Gesù l'accettò, la volle; ma ora non la vuol più; anzi brama che i suoi redenti gli veglino in certo modo d'attorno, meditando la sua passione. Ma invece la maggior parte dormono il sonno degl' ingrati, che consiste nella dimenticanza di chi ci ama e ci benefica. Oh, che eccesso d'ingratitudine e di durezza! Buon Gesù, non siete conosciuto; se vi conoscessimo, penseremmo sempre a Voi e il cuor nostro non palpiterebbe che per Voi.
Mentre il buon Gesù geme solo ed agonizzante per terra, ecco un angelo del cielo che viene per confortarlo. Con umiltà di figlio obbediente, Gesù accoglie il messaggero del Padre suo, pronto a sottostare ai suoi comandi. L'angelo viene per confortare Gesù, ma non per consolarlo, non per alleggerirgli le pene, nè per levargli di mano l'amarissimo calice. Infatti egli rincuora Gesù a sostenere la grande battaglia, a cui va incontro, e a ricevere da forte i colpi che il cielo, il mondo e l'inferno gli avrebbero scagliato contro. Il cielo, perchè l'eterna giustizia del Padre stava per punire in Lui tutte le iniquità degli uomini; il mondo, che non potendo sopportare la santità del Figlio di Dio, gli prepara il patibolo; e l' inferno, che per odio contro il Santo dei santi, eccita maggiormente la crudeltà dei nemici di Gesù, affinchè più spietatamente lo strazino. Finalmente l'angelo lo esorta a bere sino all'ultima feccia l'abominante calice delle scelleratezze umane e a sostenere tutto il peso delle divine vendette.
Intanto la giustizia e la misericordia dell' eterno Padre aspettano da Gesù quella parola potente, per cui la terra si sarebbe riconciliata col cielo, cancellando col Sangue del Redentore la maledizione meritatale dal primo peccato. Ma quanto non costa a Gesù quella parola! Egli innocentissimo, Egli santo ed immacolato, bisogna che si faccia peccatore, appropriandosi le nostre iniquità. Questo lo addolora immensamente e gli fa ripetere Transeat a me calix iste: passi, si allontani da me questo calice amaro!
Ma al tempo stesso Egli vede che se non si fa reo delle nostre colpe, se non acconsente a chiamare sopra di sè tutti i castighi della punitrice giustizia e lavare nel suo Sangue le nostre iniquità, noi siamo perduti..... E allora con un potentissimo sforzo di eroico amore Gesù pronuncia queste grandi parole: Pater, fiat voluntas tua!... Padre sia fatta la tua volontà.
Fiat! con questa parola Gesù si carica dei nostri peccati e ne accetta tutti i castighi. Accetta la corona di spine, per espiare i nostri cattivi pensieri e desideri: accetta i flagelli, per castigare in se stesso i nostri peccati di disonestà: accetta gl'insulti, gli sputi, gli schiaffi, per espiare il nostro orgoglio e la nostra superbia: accetta il fiele e l'aceto in soddisfazione dei peccati di parola e di gola: accetta i chiodi e la croce, per riparare alle nostre disobbedienze: accetta quelle tre lunghe ore di atroci spasimi sul patibolo, sospeso tra cielo e terra, per sanare tutte le nostre piaghe e rimediare a tutti i nostri mali: accetta la morte, per ottenere a noi l'eterna vita, per spezzare le nostre catene, per asciugare le nostre lacrime.
Oh, parola potente, oh, prezioso fiat che rallegra il cielo, salva la terra, abbatte 1' inferno! Grazie, o buon Gesù; grazie d'un fiat cosi generoso. Vi benediciamo e vi ringraziamo in nome di tutti gli uomini.
IV. Il Sangue di Gesù e i suoi frutti
Gesù, dunque, ha proferito il gran fiat, la parola della nostra salvezza; ma l'immenso sforzo sostenuto lo fa cadere di nuovo a terra agonizzante, sotto l' enorme peso che si è addossato. Da una parte lo preme la divina giustizia, che lo considera come vittima universale, in cui si radunano tutte le colpe e tutte le pene; e dall' altra lo preme l'infinito desiderio che ha di compiere la gran missione di Redentore del mondo, il che gli anticipa quel doloroso battesimo di sangue, da Lui tanto bramato. Ah, ora il buon Gesù può ben considerarsi come eletto frumento, triturato fra due macine e come maturo grappolo d'uva, spremuto sotto il torchio!
Infatti per l'immenso dolore che gli stringe il cuore, incomincia a stillare da tutte le sue membra il sangue e in così gran copia che va a scorrere sulla terra. Oh, quanto è costato a Gesù quel gran fiat, quella parola salutare! Oh, quanto ha dovuto soffrire per farsi pagatore di tutti i nostri debiti! E qual vergogna per noi, che ricusiamo di fare anche i più lievi sacrifici, mentre vediamo il nostro Dio, che spontaneamente si fa vittima per nostro amore!
Ma perchè, o dolce Gesù, perchè struggervi così tra infiniti dolori, Voi che con una sola preghiera, con un sospiro, con un palpito del vostro Cuore avreste potuto salvare tutto il mondo? Ma un profeta aveva già detto che la redenzione di Gesù sarebbe stata copiosa. E veramente copiosa è la redenzione da Lui operata, la quale non solo ci libera dall'eterna morte, ma ci rimette nell'onore di innocenti, di giusti, di santi! Solo un Dio poteva compiere una sì grande opera!...
Ma Gesù ancora non è pago: l'incomprensibile amor suo vuole che per mezzo dei suoi dolori ci venga posto in mano, come cosa assolutamente nostra, il tesoro dei suoi meriti, col quale possiamo ottenere dall'Altissimo ogni bene.
Che si potrebbe bramare di più? Eppure più ancora ha fatto l' infinita carità del nostro Salvatore. Colla voce del suo Sangue e coi gemiti del suo Cuore agonizzante, Egli c'impetra dal Padre la somma grazia d'essere innalzati fino all' amplesso della divinità, mediante l' Eucaristia, da Lui quella notte medesima istituita. E quasi ciò non basti, Egli vuole che lo Spirito Santo sia infuso e dimori permanente nelle nostre anime, innalzando così l' uomo al supremo grado della felicità, della grazia e della gloria.
Oh! Anime cristiane, quanto mai siamo state amate dal nostro Salvatore!... E come dall' alto della croce fra poco Gesù dirà alla Madre sua Ecco il tuo figlio; e le consegnerà nella persona dell'apostolo Giovanni tutti i suoi redenti, così nel Getsemani si volge al Padre e dice: Ecco i tuoi figli. Io, tuo Figlio vero, prendo il posto dell' uomo peccatore, affinché il peccatore prenda il mio posto e divenga tuo figlio per grazia. A me, o Padre, le pene e al peccatore perdono e pace; a me la morte, a lui la vita; a me il tuo abbandono, o Padre, e a lui perfetta, beata ed eterna unione con Te... Ecco, ecco i tuoi figli... abbracciali. Il sangue mio li rende puri, belli e degni di Te.
Padre, io voglio che le anime che mi hai date, siano una cosa sola con noi, unificate in noi, come io sono uno con Te. Ricordati, o Padre, che mi sono abbassato a farmi uomo, affinchè l'uomo fosse innalzato fino a Dio, regnante nella stessa tua gloria per tutta l' eternità. - Ecco gl' incomprensibili misteri d'amore, che si operano nel cuore d'un Dio, che suda Sangue per gli uomini! Ecco gli ammirabili frutti del Sangue di Gesù!
Silenzio, ammirazione e generoso amore, questo, o anime cristiane, è il solo ricambio che noi possiamo offrire a quel grande, a quel santo, a quell' infinito Amore che si sacrifica per noi!...
(Quest' Ora Santa, composta dalla Madre Elena Guerra, era usata abitualmente da Santa Gemma Galgani).
ORA SANTA_6
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
Per il mese di Giugno
Introduzione
Come il maggio ci parla naturalmente di Maria, così il giugno ci parla naturalmente del Sacro Cuore di Gesù. Saresti capace, anima riparatrice, di ricordare anche semplicemente il giugno, senza sentirti dolcemente riportata a quel divin Cuore cui questo mese è consacrato?
Ma vedi, anima riparatrice. Questo pensiero, che dovrebbe riempirti tutta di dolcezza, porta anche, se ben osservi, un senso di dolore e di sgomento al tuo cuore. Gesù ci ama. Egli è l'Amore infinitamente amante. Il suo Cuore divino, squarciato dall'amore, sta là a dimostrarcelo. Potresti desiderare di più per sentirti inondata di dolcezza?…
Ma a questo pensiero ne va congiunto, spontaneamente, un altro: l'Amore non è amato!... Questo Amore, che oltre ad essere infinitamente amante è anche infinitamente amabile, non riceve il contraccambio dalle anime che ha amato come un Dio può amare!... Quale stridente contrasto!...
La gratitudine che gli uomini si fanno un dovere di nutrire verso gli altri uomini, non la sentono, tante volte, per Gesù, il cui Cuore si riversa sui nostri colla pienezza della sua divinità, redimendoci e facendoci partecipi della sua vita!... Non solo, ma gli uomini giungono fino ad offendere questo Cuore divino!... Un pensiero alle tante colpe che gli uomini commettono verso Gesù, ci riempie di spavento e di dolore!... Si è dunque Egli incarnato per questo?.... Per questo forse, ha sofferto per noi ed è morto sul patibolo della Croce?...
E in mezzo a tanta ingratitudine, in questo mondo di sconoscenti, di ciechi, di insensati, non ci sarà nessuno che sappia e che voglia comprenderlo e compatirlo, che voglia ricambiare senza riserve il suo amore sconfinato, che voglia riparare alle tante ingiurie e alle tante ingratitudini dei peccatori?
Anima riparatrice, Gesù è in cerca di cuori amanti... Egli ha rivolto l'invito a S. Margherita Maria, e, dopo di Lei, a tante anime. Egli rivolge l'invito anche a te, questa sera... Non lo accetterai tu?... In questa ora santa del mese di giugno, Egli si presenta a te col suo Cuore squarciato, chiedendoti veglia e preghiera, amore e riparazione... Accoglilo questo invito!... Ti par forse piccola cosa consolare il Cuore di Gesù?... Ti par piccola cosa deporre in questo Cuore, agonizzante di dolore e di amore, una goccia, sia pur piccola, di balsamo che ne lenisca le ferite che lo fanno soffrire ed agonizzare?... Oh, anima riparatrice, forse solo in cielo potrai comprendere quanta gioia arrechi il tuo amore riparatore a questo Cuore che agonizza nella solitudine paurosa del Getsemani; ma intanto tu sai di consolarlo!... Che pensiero consolante per te!...
Accetta dunque l'invito, e veglia accordando, come due strumenti musicali, il palpito del tuo cuore con i palpiti del Cuore del divino agonizzante del Getsemani!... Pater, Ave e Gloria.
I° quarto d'ora
Segui dunque Gesù, o anima riparatrice, dal Cenacolo al Getsemani. Questa volta, però, tu non devi seguirlo accompagnandolo semplicemente per via come facevano gli Apostoli. Tu devi invece, fin dal primo passo, penetrare nel Suo Cuore adorabile. Più che seguirlo, tu devi sentirti portata da Lui... Restando nel Suo Cuore, sarai meglio in grado di comprendere i suoi sentimenti, e di farli tuoi...
E' vero, il suo costato non è ancora aperto. La lancia non ha ancora prodotto quella ferita che è divenuta poi come la simbolica porta per la quale si giunge al Suo Cuore. Ma quel Cuore è già ferito dall'amore, e basta questa ferita ad aprire la breccia per la quale potrai penetrarvi... Entra dunque, o anima riparatrice, nel Cuore santissimo del tuo Gesù, e sappi prendervi posizione...
Nell'uscire dal Cenacolo, pensa che il Cuore ove hai preso dimora è quel Cuore stesso che, pochi momenti prima, ha istituito l' Eucaristia... che ha parlato, con tanta accorata passione, agli Apostoli, esortandoli all'amore..... che si è rivolto al Padre celeste, domandandogli. per noi, la grazia di sentirci uniti e fusi come in un' anima, come in una cosa sola fra noi, per sentirci fusi in una cosa sola con Lui, e, per mezzo Suo, col Padre celeste... Non senti, entrando in questo Cuore, come freme ancora per la commozione di questa divina preghiera?
E nell'avviarti al Getsemani pensa che il Cuore ove sei entrata è quello stesso che va a dar principio alla sua passione per amor tuo... Non senti come in quel Cuore la passione di amore va alternandosi con l' amor di passione?... E tutto ciò per te!
Quando dunque Gesù si avvia per la strada che lo conduce oltre il torrente Cedron e all'orto degli ulivi, in compagnia degli Apostoli che sono ora, dopo le intimità del Cenacolo, facili agli entusiasmi, come tra breve lo saranno alla debolezza e alla infedeltà, sforzati di sentire ripercuotersi nel tuo ciò che travaglia ed affligge il Cuore del tuo Gesù! ... Gli Apostoli non lo comprendono... Sono ancora troppo esterni a Gesù e perciò incapaci di comprenderlo... Ma tu, anima riparatrice, sei in grado di comprendere...
Segui, ad una ad una, tutte le parole di Gesù ai suoi cari... Gli sgorgano dal Cuore, e tu sei in quel Cuore... Comprendi l'amore che le detta..... E scruta il cuore degli Apostoli, nel quale, scendendo, esse trovano tanta incomprensione..... Non ti pare che le parole di Gesù, non comprese dagli Apostoli, ritornino, quasi si ritorcano sul suo Cuore, dal quale sono partite, come per tormentarlo e per essere il preludio della sua passione ?....
Tu lo sai, o anima riparatrice, è sempre doloroso non esser compresi... Ma il dolore cresce a dismisura, quando chi soffre è il Cuore sensibilissimo e delicatissimo di Gesù; quando coloro che non Lo comprendono sono quelli stessi che Egli ha chiamati suoi amici.....
Oh, per la via stessa che ora stai percorrendo con Gesù, può dirsi che la passione comincia! Tu, che sei in quel Cuore, lo senti... Se non è ancora l'agonia, è certamente uno stato preagonico..... Tu devi sentirlo, quel Cuore, agitarsi convulso e spasmodico... Tu devi già cogliere quei primi sintomi di agonia!...
Ma nell'incomprensione degli Apostoli, Gesù sente gravare tutte le incomprensioni che si sarebbero susseguite, nei secoli, da parte di tante anime!... Quante sono le anime, che, in questi venti secoli di storia e di vita cristiana, hanno compreso e comprendono Gesù che sta per iniziare la sua passione? Oh, grazie a Dio, non sono mai mancate anime che hanno saputo comprenderlo; ma che piccolo numero, in confronto di quella moltitudine che è rimasta ostinata e fissa nella sua incomprensione!... E tu, o anima riparatrice, hai, in passato, compreso sempre Gesù?... Te beata, se puoi affermarlo!... E' certo pero che, d'ora innanzi, tu non vorrai più restare in uno stato d' incomprensione!... Viva nel Cuore vivo di Lui, tu devi sentirne tutto lo spasimo, tutto il dolore, tutta l'angoscia straziante !... Come potresti dire, se no, di vivere nel suo Cuore?...
Ecco dunque, o anima riparatrice, come devi, in quest' ora santa del mese consacrato al divin Cuore di Gesù, cominciare ad adempiere il tuo pietoso ufficio!... Pater, Ave e Gloria.
II.° quarto d'ora
Resta ancora nel Cuore del tuo Gesù, o anima riparatrice, e segui il divino Maestro che si interna nell'orto degli ulivi per dar principio alla sua passione.....
Gli spasimi del Cuore di Gesù andranno aumentando... Gesù lo sente, Gesù lo sa... E sa che la sua umanità, nel momento in cui maggiore sarà l'angoscia, sentirà il bisogno di non essere sola... Quanto è naturale il desiderio, il bisogno di sentirsi fiancheggiati e sorretti nei momenti più duri e più neri della vita!... Quanto è preziosa, in quei momenti, un'anima amica che si tenga presente a noi e vigile sul nostro dolore per alleviarlo, per lenirlo, per condividerlo!... Ebbene, Gesù, che ha voluto rivestirsi di tutte le nostre infermità e miserie, all' infuori. del peccato, ha provato, nell'imminenza della sua dolorosa agonia, anche questo bisogno... E il suo Cuore, invaso dalla paura di quella solitudine angosciosa che già gli si profilava dinanzi, rivolge agli Apostoli un appello, che è desiderio; che è preghiera, che è supplica... « Restate qui, mentre io vado ancora più in là per pregare »... Restate qui, ma restate svegli... Sento già tanta tristezza, tanto tedio, tanta paura!... Non vorrete concedermi il piccolo favore di vegliare con me, mentre io non solo veglio, ma veglio agonizzante per voi?...
Gli Apostoli non comprendono!...
I loro occhi, appesantiti dall'incomprensione, inesorabilmente si chiudono... Si chiudono, come, alla sera, si chiudono gli occhi di uno stordito che nulla ha compreso di un pericolo che lo sovrasta... Gesù lo sa, Gesù lo sente!... E il suo Cuore, in cui già turbina pauroso e terrificante il fantasma della passione e della morte imminente, si agita sempre più convulso!...
Non ha domandato molto Gesù ai suoi amici.... Solo un po' di veglia.... E' possibile chieder di meno a coloro ai quali, per tanti titoli, ha diritto di chieder tutto?... Eppure gli Apostoli, al Cuore santissimo di Gesù, negano anche questo piccolo attestato della loro amicizia!... Affranto dalla paurosa solitudine, Gesù torna infatti presso di loro e li trova addormentati!
Se ti sei tenuta nascosta nel Cuore profondo del tuo Gesù, puoi facilmente comprendere quale colpo gli recasse questo sonno degli Apostoli... Al posto di Gesù, noi non avremmo saputo resistere... Il nostro dolore, o si sarebbe espresso con escandescenze di ira, o avrebbe raggiunto la disperazione... Gesù invece si limita a rimproverare dolcemente i tre, e specialmente Pietro a cui era sbollito ormai l'eccesso di entusiasmo mostrato poc'anzi, esprimendo la sua meraviglia perchè non avevano saputo vegliare un'ora con Lui... Ma in questo dolce e paterno rimprovero, in questo divino stupore, quale immensità di amarezza viene espressa da Gesù! Egli non ha risentimenti, non cade nella disperazione, ma tutto il dolore che, in simile caso, avrebbe spinto noi verso uno di questi eccessi, si riversa su quel Cuore adorabile, e lo lacera, e lo strazia, e lo martirizza!... Non senti, non comprendi tutto ciò chiaramente, o anima riparatrice?...
Ma Gesù ti ha ammesso nel santuario del Suo Cuore, non solo perchè tu comprenda, ma anche perchè tu impari a conoscere come ti sia possibile consolarlo... Se tu senti che Egli soffre per il sonno di incomprensione degli Apostoli, tu comprendi che puoi consolarlo solo con la tua veglia di amore... Ed è appunto questo che Gesù vuole da te... « Veglia! » Egli ti dice..... E ti fa comprendere quanto Egli tenga a questa tua veglia, destinata a diminuire gli orrori della solitudine che grava come un incubo su di Lui!...
Anima riparatrice, vegli tu?... Ed hai sempre vegliato?... Non meriti, o almeno non hai mai meritato il rimprovero di Gesù per aver dormito vicino a Lui agonizzante che pregava il Padre per te?... Oh, come e quanto hai dormito anche tu il sonno dell'incomprensione!... Forse la tua vita è stata tutta un deplorevole sonno !..... E non ti pare che sia ormai tempo di svegliarsi?... E' quello che ti chiede Gesù... Ti chiede così poco per associarti alla sua opera redentrice!... Non glielo concederai ?... Pensa che se fin qui, perchè solo vicina a Gesù, potesti appellarti a qualche pretesa attenuante, a qualche deplorevole scusa, ora, che abiti in quel Cuore divino, nessuna scusa sei in grado di mendicare!...
Veglia, dunque, e fai sentire la tua vigile compagnia amorosa a Gesù, affinchè Egli si senta consolato, e tu sia veramente associata alla sua grande opera di universale riparazione... Pater, Ave e Gloria.
III.° quarto d'ora
Parlando degli Apostoli, che Gesù desiderava aver compagni e consolatori nella sua agonia, Egli avrebbe potuto dire, purtroppo, di aver cercato chi Lo consolasse ma invano!... Ma Gesù, dagli Apostoli, avrebbe desiderato qualche cosa di più di una semplice veglia che rendesse spettatori della sua agonia questi assenti pieni di sonno... Egli li avrebbe voluti partecipi della sua passione... E partecipi per quel senso di solidarietà che essi dovevano sentire verso Gesù che viveva in loro, e che doveva far loro sentire il dolore di Gesù come loro dolore... Non viveva Gesù, per la grazia, nelle loro anime?... Non avevano essi ricevuto, poco prima, il sacramento eucaristico per il quale Gesù rimane nelle anime e le anime in Gesù?.. Eppure essi non danno a Gesù neppure il minimo conforto!... Neppure quel senso di compassione umana che è si frequente fra gli uomini!...
Immagina dunque, o anima riparatrice, il dolore del Cuore di Gesù in questo abbandono!... Tre anni di vita con loro non erano stati sufficienti a creare fra loro e Gesù quella corrente che non vien meno neppur davanti alla morte!... Neppure il Pane dei forti, che avevano ricevuto dalle mani stesse di Gesù, li aveva potuti modificare !... Oh, quanto dovè soffrire di tutto questo il Cuore di Gesù!...
Anima riparatrice, non senti, a queste considerazioni, scinderti il cuore?... E se non senti che ti si spezza, che cosa mai varrà a spezzartelo?... Non sei tu, in questo momento, nel Cuore di Gesù?... E non sei in quel Cuore, proprio perchè anche in te Gesù vive colla sua grazia?... E non sei anche tu membro vivo di Gesù?... Il Cuore di Gesù, nel quale tu abiti, non è anzi divenuto il tuo cuore? San Bonaventura riconosce audace questo pensiero, ma si sente fiero di proclamarlo, dicendo che se noi siamo membri vivi di Gesù che è il nostro Capo, il Cuore del nostro Capo è anche il nostro Cuore... Non senti dunque, in questo momento, e non avverti, e non curi il dolore atroce di quel Cuore che è di Gesù ed è anche tuo?.. Oh, come daresti prova di essere un cuore atrofico, se tu non sentissi lo strazio dell'agonia di Gesù!...
Ma tu non puoi essere un cuore atrofico!... Gesù ha voluto che tu fossi un'anima riparatrice!... Ha voluto, perciò, darti una squisita sensibilità, una più potente capacità di compassione, una inclinazione irresistibile a far tuoi i suoi dolori per alleviarli e per ottenere perdono a coloro che, peccando, continuano a moltiplicare le cause dei suoi dolori di agonia... Vedi, dunque, quanti doni tu dovresti calpestare per non associarti ai dolori di Gesù!...
Gesù soffre perchè, innocentissimo, si sente carico dell' immondo fardello dei peccati degli uomini e tu non soffrirai dello stesso dolore?...
Il Cuore di Gesù soffre perchè si sente divenuto peccato, come dice S. Paolo; e tu non sentirai le stesse pene?...
Gesù soffre perchè sente di essere divenuto il bersaglio di tutte le maledizioni del Padre celeste; e tu non sentirai di esserlo con Lui?...
Gesù soffre perchè vede avvicinarsi il calice amarissimo della passione, che Egli deve bere per volontà del Padre celeste, e tu non sentirai che una parte di quel calice si riversa sul tuo cuore?...
Gesù soffre perchè vede profilarsi pauroso davanti alla sua anima lo spettro pauroso della morte di croce dopo una penosa passione, e tu non proverai gli stessi suoi sentimenti?...
Gesù soffre per tutte le previste infedeltà, per tutti gli abbandoni, e tu non sentirai nel cuore lo strazio provato, davanti a questa triste visione, dal Cuore di Gesù ?...
Oh, anima riparatrice, quanto saresti infedele alla missione che Gesù ti ha affidato se tu restassi impassibile davanti a tanto dolore!...
Ma tu non sarai infedele, o anima riparatrice!... Di' al tuo Gesù che non sarai infedele!... Digli che accetti la solidarietà al suo dolore, al suo strazio, alla sua agonia!.. Assicuralo che se tu sei nel suo Cuore, ed intendi di restarvi, è proprio per saperne comprendere lo strazio, e per prendere la parte più attiva alla sua agonia col sentirla come tua... Assicuralo che, per essere, come Egli ti vuole, vera riparatrice, tu accetterai tutti i dolori e tutte le pene della vita come una partecipazione all’ora del Getsemani, e come un mezzo per riparare alle ingiurie che gli uomini fanno al suo Cuore adorabile nel quale tu vivi e che tu intendi, di consolare... Pater, Ave, Gloria.
Ultimo quarto d'ora
Giacchè hai la fortuna di fare quest'ora santa stando raccolta nelle intimità del Cuore di Gesù, approfittane, o anima riparatrice, per esplorare anche più minutamente ciò che in esso ha prodotto lo strazio dell' agonia.
Lo spasimo del dolore ha raggiunto il suo massimo... L'anima di Gesù si eleva in una più prolungata tensione di preghiera al Padre, mentre il suo corpo si ricopre di un sudore di sangue che scorre fino a terra...
Ricorda! Non è la prima volta che Gesù sparge il suo sangue prezioso... e non sarà l'ultima... Ma le altre volte il sangue scorre perchè una o molte ferite gli hanno aperta la via... Questa volta, invece, il sangue scorre senza nessuna ferita visibile... Come si spiega ciò?...
Ascoltane la spiegazione da fonti autorizzate. San Bernardo dice che questo sudore di sangue indica le angustie del Cuore di Gesù... San Bonaventura afferma che Gesù non avrebbe così sudato sangue, se internamente il Cuore non fosse stato infranto dal dolore...
Ma la pena del dolore non basta per spiegare interamente questo strazio del Cuore divino... Questo Cuore sanguina, perchè, anche prima della lancia, anche prima dello strazio di agonia del Getsemani, aveva ricevuto un' altra ferita: la ferita dell'amore. E' questa anzi la prima ferita che il Sacro Cuore ha ricevuto... Così ferito, al sopraggiungere dell'agonia di quella notte spaventosa, non fa meraviglia che quel Cuore adorabile, stretto nella morsa del dolore, abbia sanguinato, fino a bagnare il corpo di Gesù e la terra circostante!... La ferita della lancia, che colpirà il costato di Gesù già morto, non farà che aggiungersi a questa ferita d'amore... La ferita visibile, dice ancora San Bonaventura, non farà che mostrar meglio la ferita invisibile!...
Tu, anima riparatrice, che sei nel Cuore di Gesù in quest'ora di veglia amorosa, tu comprendi lo strazio anche della ferita d' amore... ma, al sopraggiungere dei dolori d'agonia, tu senti anche tutto lo strazio di quel Cuore... E' Gesù che sembra richiamarti a questa realtà ripetendoti col profeta: «Il mio cuore si è spezzato dentro il mio petto!»... E tu non puoi non sentirne lo strazio!... La morsa, che stringe e stritola il cuore del tuo Gesù, stringe e stritola anche te che vi sei dentro...
Oh, quanto devi al tuo Gesù per il privilegio grande che Egli ti ha fatto ammettendoti nell' intimità del suo Cuore!... Tu devi però saper corrispondere a questa grazia!... Se Egli ti ha permesso, così, di comprendere la ferita d' amore che Lo strazia, lo ha fatto perchè Egli vuole essere da te riamato... Se Egli ti ha concesso di comprendere la ferita che il dolore gli ha inflitto, lo ha fatto perchè vuole che tu Lo consoli prendendo parte ai suoi dolori di agonia...
Anima riparatrice, dopo avere assistito così da vicino, così intimamente, all'Agonia di Gesù, promettigli di voler essere sempre secondo i suoi desideri, sempre agonizzante con Lui per ottenere il perdono ai poveri peccatori, sempre amante di Lui, per consolarlo!...
CONCLUSIONE
Quest'ora santa, che hai trascorsa nel Cuore di Gesù ti ha dato una evidente conferma della triste verità.
E ti ha mostrato che il Cuore di Gesù ha agonizzato e si è squarciato per questa ingratitudine che gli ha inflitto la doppia ferita dell'amore e del dolore!...
Che questa esperienza non resti inutile per te, o anima riparatrice... Tu hai compreso che Gesù ti vuole nel numero di quelle anime che, per cooperare all'avvento del suo Regno d'amore, accettano l'invito e la missione di soffrire con Lui, di consolarlo, di amarlo!... Ebbene, sappi utilizzare ciò che hai compreso!...
Un'ora in compagnia di Gesù passa presto... troppo presto... mentre l'agonia del suo Cuore si protrae da venti secoli nella Chiesa, suo Corpo mistico... Tu devi restare, per tutta la vita e in tutte le azioni, nello stesso spirito di quest'ora... Non uscire mai più da quel Cuore!... Non rifiutare di comprenderne l'amore... di comprenderne il dolore!... Non cessare di comprendere il suo desiderio di corrispondenza da parte degli uomini, e l'invito che Egli ti fa a supplire anche per gli altri!...
Il mondo continuerà ad andare per la sua via... L'Amore continuerà a non essere amato... Ma che ci sia almeno un gruppo di anime che per se stesse e per gli altri Lo amino, e, fra queste, anche tu, o anima riparatrice!...
Pater, Ave, Gloria, per l'acquisto delle sante Indulgenze, secondo la mente del Sommo Pontefice.
ORA SANTA_7
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
Introduzione
Immaginatevi di vedere Gesù nell'Orto degli olivi oppresso di tristezza, abbandonato da tutti, perfino dai suoi Apostoli, che non sono capaci di vegliare con Lui; immaginatevi vi dica: « Tu almeno, veglia con me, » e rispondete all' invito suo.
O mio dolce Gesù, che onore mi fate! Voi mi chiamate ad assistere alla vostra dolorosa agonia, mi chiamate a vegliare con Voi, a pregare con Voi, a consolarvi. Come volentieri vi seguo nell'Orto degli olivi, e, prostrato con Voi colla faccia a terra, cerco d'unire i miei ai sentimenti vostri! Ma Voi l'avete detto, Gesù; lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Sostenetemi dunque, perchè non avvenga a me come ai vostri Apostoli e non mi addormenti, mentre dovrei vegliare con Voi; fatemi Voi entrare nei vostri sentimenti; fatemi Voi sentire qualche cosa di quanto soffriste in quell'ora d'agonia; parlate Voi al mio cuore.
Vergine Maria, Voi non eravate accanto a Gesù in quell' ora d'agonia, ma certo la conoscevate e vi univate allora a Lui; oh! potessi in questo momento possedere il vostro Cuore amante! Suggeritemi Voi, dolcissima madre mia, le parole che meglio possono consolare il vostro Gesù agonizzante; permettetemi che gli offra il vostro amore in riparazione delle freddezze degli uomini.
Santa Margherita Maria Alacoque, amante ferventissima di Gesù, aiutatemi a santamente passare quest' ora.
1° quarto d’ora
I nostri languori li ha Egli presi sopra di Sé ed ha portati i nostri dolori. (Is., LIII 4).
L'anima mia è afflitta fino alla morte. (S. Matt., XXVI, 139). Consideriamo l'umiliazione profonda di Gesù, che si trova davanti al Padre suo coperto di tutte le nostre piaghe. Ecco ciò che gli fa dire: L'anima mia è triste fino alla morte!
«Sono comparso,» rivelò Egli a S. Margherita Maria, «dinanzi alla santità di Dio, che, senza aver riguardo alla mia innocenza, mi ha calpestato nel suo furore, facendomi bere il calice, che conteneva il fiele e l'amarezza della sua giusta indignazione, come se avesse dimenticato il nome di Padre per sacrificarmi alla giusta sua collera. Non vi ha creatura che possa comprendere la forza dei tormenti che in allora provai; è quello stesso dolore, che prova l'anima colpevole, allorchè si trova dinanzi al tribunale della Santità Divina, che grava su di lei, la schiaccia, l'opprime e l'inabissa nel suo giusto furore».
Cerchiamo di stare un momento anche noi sotto quest' incubo terribile delle colpe di tutti gli uomini, che gravita sul capo del Giusto per eccellenza. Egli portava il peso di tutti i delitti... Tutti i delitti!... Pensiamo ai più orrendi, ai più nefandi, che abbiano contaminato mai la faccia della terra... a quelli, che fanno raccapricciare ogni animo onesto... Egli se li era addossati tutti!... che, meraviglia che l'Anima sua fosse triste fino alla morte? Più l'anima è pura e più il male le fa orrore; e quando è costretta a toccare il fango, prova una ripugnanza, un raccapriccio indicibile. Pensiamo che cosa deve avere provato l'Anima infinitamente pura di Gesù Cristo nel trovarsi non al contatto semplicemente di qualche orribile piaga morale, ma coperta dal cumulo di quanto di più immondo vi fu e vi sarà mai sulla terra, schiacciato da esso! Consideriamo l'umiliazione sua nel sentirsi in questo stato davanti al suo Padre Celeste, di cui Egli conosceva l'infinita santità, quella santità, che noi, uomini finiti, non potremo mai intieramente immaginare, ma che a Lui era nota appieno!
O mio adorabile Salvatore, come comprendo in questo momento quelle vostre parole: L'anima mia è triste fino alla morte! Il vostro sguardo divino in quella notte terribile abbracciava tutta la terra, penetrava in tutte le età e Voi vedevate in tutti i tempi la terra intiera allagata da mali e da peccati; l'empietà, gli spergiuri, i tradimenti, le immoralità tutte degli uomini erano là davanti al vostro sguardo. O Gesù, io cerco di comprendere l'amarezza ineffabile, che doveste soffrire allora! Oh! che davvero l'Anima vostra doveva essere a quella vista profondamente triste!
Fate penetrare, mio Gesù, un poco di quella vostra tristezza nel mio cuore. Voi ben lo sapete quante volte all'udire la bestemmia, al vedere la colpa, commessa sfacciatamente davanti a Voi, sentii come il freddo di una lama attraversarmi il cuore: ebbene, aumentate in me, mio Salvatore, questa sensazione di dolore davanti all'offesa fatta al mio Dio; io ve l' offro unita all' amarezza ineffabile che provò il vostro Cuore Divino alla vista del peccato, che allagava la terra; per questa vostra amarezza fate che il mio cuore non rimanga mai indifferente al male, ma fate anche che esso non acconsenta mai al male.
O mio Salvatore, lo so; tra quei peccati, che erano là davanti al vostro sguardo in quella notte terribile, Voi scorgeste anche i miei, Voi contaste le mie disobbedienze alla vostra legge e tanto più ne soffriste perchè vedevate i beneficii, che innumerevoli erano versati sul mio capo, sì che le mie disobbedienze contenevano una porzione di ingratitudine maggiore! O mio buon Gesù, perdonatemi e datemi la grazia d'evitare per l' avvenire la benchè menoma colpa.
Voi, Signore, faceste vostri i nostri languori; Voi vi addossaste tutte le più orribili colpe e ve ne rivestiste perchè la giusta collera del vostro Padre Celeste cadesse su Voi e non su coloro che la vostra infinita misericordia v' aveva fatto eleggere a fratelli; Voi vi faceste capro espiatorio per tutti, e voleste, Voi, il Giusto, provare quella tristezza, che è naturale conseguenza del peccato! Oh! siatene ringraziato da tutti gli uomini. Per questa vostra generosità, fate, mio Salvatore, che io impari ad espiare, piuttosto che a biasimare, il peccato del mio prossimo; datemi la grazia di sapervi offrire i patimenti che Voi mi inviate come espiazione dei peccati miei e di tutti i peccatori.
Ma almeno, mio Gesù, Voi aveste potute vedere nell'avvenire gli uomini tutti ai vostri piedi, pieni di gratitudine per il generoso amore con cui avevate assunto i loro peccati. Ahimè! nell'avvenire Voi non vedevate che indifferenza e disprezzo ed i frutti di tanto vostro soffrire li vedevate, per la malvagità degli uomini, cadere inutili a terra! O Gesù, qual dolore dovette esser questo, che s'aggiunse agli altri vostri dolori! Per i meriti di questo nuovo spasimo del vostro Cuore, fate che i vostri patimenti non rimangano inutili nè a me, nè a nessuno di coloro che amo, ma che per essi possiamo un giorno venir tutti a contemplarvi nella gloria eterna!
Ed ora, mio Gesù, non vedete forse ancora sempre dal Tabernacolo, come quella notte dall'Orto degli olivi, la terra allagata di orribili delitti? non continuate ad offrirvi, Vittima espiatoria, al Padre vostro? non continuate a subire la fredda ingratitudine degli uomini, nonostante quanto avete fatto per loro? non vedete ancora, malgrado la vostra Passione già compiuta, malgrado le grazie continue, che, per i meriti vostri, piovono sulla terra, malgrado la vostra reale Presenza tra noi, non vedete ancora gli uomini gettarsi a migliaia e migliaia nel baratro infernale? O Gesù, ve ne supplico per la vostra agonia, datemi la grazia di venir spesso ai vostri piedi a consolarvi, a ringraziarvi, ad intercedere per tanti sventurati!
II° quarto d'ora
Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice; per altro non come voglio io, ma come vuoi tu. (S. Matt., XXVI, 39).
Consideriamo ciò che deve aver provato Gesù Cristo nel sentir gravare sul suo capo tutta la collera divina per i peccati degli uomini. La nostra ragione finita, incapace di comprendere la perfezione infinita di Dio, che dal peccato viene offeso, non potrà mai nemmeno perfettamente comprendere qual gravissimo male questo sia; ma Gesù Cristo, Uomo-Dio, conosceva tutta l'infinita perfezione divina, perciò tutta l' orribile deformità del peccato. Egli dovette dunque sentire in un modo ineffabile, e quale a niun uomo è dato provare, tutto il peso della giusta collera divina; « non v'ha creatura, » disse Egli a Santa Margherita Maria, « che possa comprendere la forza dei tormenti che allora provai ».
Egli sentì tutta l' amarezza dell' espiazione che s' era assunta; vide passarsi davanti tutti i dolori, uno ad uno, per mezzo dei quali avrebbe dovuto espiare: il tradimento di Giuda, le ingiurie, gli oltraggi ai tribunali di Caifa, Pilato, Erode; la coronazione di spine, la flagellazione, il viaggio dolorosissimo al Calvario, la Crocefissione, tutto fu presente al suo sguardo; i dolori, le agonie del suo Cuore divinamente amante, gli strazii del suo Corpo, solo per un miracolo della potenza divina mantenuto vivo in mezzo a sì indicibili tormenti fino al termine di sua Passione!... Chi può immaginare tutta l' intensità di dolore di questa anticipazione di sofferenze?
Molti sono i mali che affliggono l'uomo nella sua vita mortale; ma è provvidenza di Dio ch'essi vengano l' un dopo l' altro a visitarlo e ai dolori si frammischino qua e là delle gioie, che rendono quelli meno gravi.
Ma se un uomo ad un dato istante della sua vita potesse spingere lo sguardo nell' avvenire e vi leggesse con un solo colpo d'occhio tutto quanto vi deve soffrire fino al momento della morte, come non resterebbe oppresso sotto il cumulo di tanti mali? Eppure, per quanti dolori ci travaglino non saranno mai tanti, nè così terribili, come quelli che Gesù Cristo sofferse nella sua Passione e là nell'Orto!... Egli di tutti volle pregustare l' amarezza, e tanta angoscia lo colse, che, prostrato a terra, pregò il Padre: Padre, se è possibile, passi da me questo calice! Benedetta preghiera, che noi pure possiamo ripetere quando ci viene presentato il calice dei patimenti, purchè sappiamo aggiungervi subito quelle altre parole del nostro Maestro divino: Non la mia però, bensì la vostra volontà si faccia.
Come posso ringraziarvi, o mio Divino Gesù, di avere accettato per nostro amore questo calice, così pieno d'amarezza, della vostra Passione? O Salvator nostro, che sarebbe avvenuto di noi, se Voi non l'accettavate? Come avremmo potuto offrire riparazione a Dio, giustamente sdegnato per le nostre colpe? Ma questo sdegno divino, mio buon Gesù, cadde tutto sopra di Voi. Oh! io vi ringrazio di quanto soffriste in quel momento per noi; vi ringrazio a nome di tutti gli uomini; vorrei in questo momento aver mille voci per ringraziarvi; vorrei possedere il cuore dei vostri Santi, il cuore della vostra Madre benedetta; accettate i ringraziamenti miei in unione di quelli ch'essi vi fecero nella loro vita mortale; in unione delle lodi, che a Voi cantano ora nella gloria celeste; riceveteli in compenso dell' ingratitudine e della freddezza di tanti poveri ciechi, che non vogliono conoscervi ed amarvi.
Mio Salvatore dolcissimo, che sotto le Specie Eucaristiche mi state in questo momento realmente vicino, permettetemi che, inginocchiato davanti a Voi, cerchi di comprendere quello sgomento, quel terrore, che vi assalse alla vista di tutti i tormenti che vi attendevano... Ah! Signore, tante volte anche l'anima mia è assalita da uno spavento confuso al vedere nell'avvenire qualche croce rizzarsi innanzi a sè; questa previsione di un male futuro la fa soffrire più del male stesso; ma Voi quest' angoscia voleste provare fino al suo ultimo limite, fino all'agonia... Voi sapevate, Signore, che davanti al dolore l'anima mia sarebbe stata debole, che si sarebbe spaventata alla vista della Croce, che avrebbe usato ogni modo per allontanarla da se... e nella vostra divina accondiscendenza voleste provare Voi pure la ripugnanza al dolore, voleste assoggettarvi alla debolezza umana.
Siate benedetto, Gesù, di questo vostro inchinarvi alla nostra debolezza, di questo vostro amore. Fate che, quando il dolore verrà a visitarmi e l'anima mia turbata e sgomenta tenterà respingerlo da sè e cercherà tremante un luogo di rifugio, fate che allora soprattutto mi ricordi della vostra agonia nell' Orto; fate che ad essa io sappia unire l'agonia del mio cuore e, prostrato accanto a Voi, preghi con Voi: Padre, se è possibile passi da me questo calice. Ma date allora la forza al mio cuore di ripetere ancora con Voi: Non la mia, ma la vostra volontà si faccia. O Gesù, per quanto soffriste nell'agonia dell'Orto, date al mio cuore la perfetta conformità ai voleri divini!
III° quarto d' ora
Non avete potuto vegliare un'ora con me! (S. Matt., XXVI, 40).
Ed a soffrire tutto questo Gesù Cristo era solo! Non un amico, che Gli rivolgesse una parola di conforto, non uno di quei molti, che erano stati da Lui beneficati, che in quel momento terribile gli fosse al fianco! Egli aveva condotti seco Pietro, Giacomo e Giovanni; a questi tre Apostoli, nutriti poco prima delle sue Carni Divine, testimoni continui de' suoi atti d'infinita bontà e d'infinito amore verso gli uomini, aveva detto: L'anima mia è afflitta fino alla morte; restate qui e vegliate con me; suprema degnazione di un Dio di confidarsi così a delle creature! Poi s'era alquanto scostato. Aveva sofferto più di quanto niuno potrà soffrire giammai; aveva, per amore dell'umanità, accettato il calice della più amara passione, e, tornando ai suoi, li trovava addormentati! Essi non avevano saputo compensarlo di tanto amore, vegliando un'ora con Lui! Lo avevano abbandonato al momento più terribile della prova!
Quanto deve aver sofferto, mio amatissimo Salvatore, il vostro Cuore dolcissimo per l'abbandono degli Apostoli! Se anche i cuori umani tanto restano feriti dall'abbandono e dall' ingratitudine, quanto più dovette esserlo il vostro Cuore, sensibile di divina sensibilità! Il vostro Cuore, Gesù, era amante come cuore di uomo non fu, ne sarà amante giammai; esso aveva beneficato i Discepoli che vi abbandonavano e l' umanità tutta, come nessun cuore saprà mai beneficare; per i Discepoli vostri, per tutti gli uomini questo vostro Cuore Divino aveva anzi accettato allora le più amare sofferenze, la morte più ignominiosa; oh! chi potrà mai comprendere quanto dovette soffrire a tanta indifferenza! Datemi, mio Salvatore, di penetrare un istante in questo vostro nuovo dolore, datemi di sentirne tutta l' amarezza affinché nella meditazione di quanto Voi soffriste, m'accenda di sempre maggior amore per Voi, di sempre maggior desiderio di spesso venire ai vostri piedi per compensarvi dell'abbandono che provaste in quell'ora di suprema agonia.
O mio Salvatore Divino, per il dolore di quell'abbandono, assistetemi quando il mio cuore starà per soccombere sotto il peso dell'indifferenza e dell'abbandono degli uomini. Questo mio povero cuore, tanto inclinato alla terra, ha bisogno, quando soffre, d'una voce amica, che lo consoli, e quando non trova questa voce confortatrice, le sue sofferenze gli divengono insopportabili ed egli si sente schiacciare sotto il peso dell' isolamento. Eppure, quanto torto v'ha in questa desolazione! Il mio cuore dimentica allora, Signore, d'aver in Voi un amico che non troverà addormentato mai, un amico, che prende parte alle sue pene e nulla chiede di meglio che consolarlo. Fate, o Gesù, che io non mi scordi di Voi al momento del dolore, nè vada in cerca di consolazioni ove non potrei trovarle! Dite allora al mio cuore, che per me non esiste l'abbandono dell'Orto, perchè Voi non mi abbandonate mai! E se nella vostra infinita bontà troverete opportuno d'inviarmi creature consolatrici, fate che esse siano angeli vostri, che mi conducano a Voi, che non mi ripetano le fatue consolazioni mondane, alle quali il cuore resta sterile e freddo; ma mi dicano quelle parole che essi hanno attinte al Vostro Cuore dolcissimo, nei loro intimi colloquii con Voi. Fate che io raccolga queste consolazioni con amore e riconoscenza come provenienti da Voi, che le lasci scendere come balsamo sul mio cuore, soprattutto che mi lasci da esse innalzare a Voi, unica fonte di vera consolazione!
O Gesù, Voi siete l'amico dolcissimo dell'uomo, l' amico non mai tediato nè stanco delle nostre confidenze, l'amico sempre pronto a consolare o a guarire; ma soprattutto Voi siete l' amico, che ha sofferto con noi, prima di noi, più assai di noi!
Se vi vedessi, Signore, solamente impassibile e glorioso in Cielo, forse il pensiero della vostra infinita maestà, mi farebbe morire sul labbro la confidenza del mio dolore; ma quando vi vedo agonizzante nell'Orto, quando vi vedo oppresso sotto il peso del dolore al punto da sudar sangue, allora il mio cuore, mentre è trasportato d'amore per Voi, si sente a Voi attirato da un'inesprimibile sentimento di confidenza, da un bisogno di versare in Voi le proprie pene, perchè sente che Voi le comprendete, Voi che tanto avete sofferto! Quando vi vedo, mio Gesù, abbandonato nella vostra agonia non solo dall'umanità distratta ed indifferente, ma persino da coloro, che più avevate amati, da coloro che avevate onorati col dolce nome d'amici; quando vi vedo abbandonato poche ore dopo che, in uno slancio di divino amore, avevate istituito quel Sacramento, in cui per tutti i secoli vi donavate a noi, allora, Signore, nemmeno l'abbandono e l' ingratitudine degli uomini, che ho beneficati non mi pesano più; allora sento che posso gettar questa prova, pur così acerba, nel vostro Cuore Divino; Voi ne comprendete tutta l'amarezza, Voi saprete consolarmene, Voi accetterete l'offerta che vi faccio come una prova del mio amore a Voi. O Gesù, che, soffrendo Voi medesimo, vi faceste l'amico dell'uomo ne' suoi dolori, il confidente delle sue pene, siatene infinitamente benedetto.
Fate, Gesù, che l'uomo non vi sia ingrato! Quante volte dal santo Tabernacolo Voi ci ripetete, come un giorno agli Apostoli: Vegliate e pregate. Voi vedete il nemico della vostra gloria e della nostra salute aggirarsi intorno a noi; lo vedete allargare le proprie spire infernali ed attirare a migliaia e migliaia le anime ne' suoi vortici di perdizione, e ci ammonite: Vegliate e pregate. Eppure quante volte anche ai cristiani più da Voi beneficati, nutriti sovente delle vostre adorabili Carni, potreste ripetere quel rimprovero: Non avete saputo vegliare un' ora con me! Quante volte, anche quando siamo qui ai vostri piedi, noi a tutto pensiamo fuorchè a Voi! O Gesù, perdonateci, correggeteci, mutateci e dateci la grazia di saper scuotere la neghittosa freddezza della nostra natura per istare intorno a Voi ad amarvi, a consolarvi, a pregare con Voi.
Ultimo quarto d’ora
Ed entrato in agonia orava più intensamente. (S. Luca, XXII, 43).
Consideriamo fino a che punto dovette costare a Gesù lo sforzo per accettare il calice di sua Passione, se questo sforzo lo fece entrare in agonia, e tale agonia, che gocce di Sangue uscivano da tutto il suo Corpo e bagnavano il terreno! O Gesù, lasciatemi adorare questo vostro Sangue Divino, che sembrava aveste fretta di spargere per me; fate che io spesso trovi le mie delizie nella Divina Eucaristia e datemi la grazia di imparare da Voi a compiere sempre la volontà del mio Padre Celeste, anche quando ciò dovesse mettermi in agonia.
Ma in mezzo a tanto soffrire, Gesù continuava ad orare. Egli pregava per lasciare a noi l'esempio di quanto dobbiam fare quando ci opprime il dolore, quando siamo in procinto di dover compiere un grande sacrificio; pregava per raccomandare al Padre tutti gli interessi della umanità; e di qual valore dovette essere la preghiera di Lui che, Dio e uomo insieme, aveva per gli uomini accettato il calice d' ogni amarezza!
O Gesù, Divin Salvatore degli uomini, prostrato qui dinanzi a Voi, io vi ringrazio di quanto avete sofferto per noi, vi ringrazio di avere per noi tutti pregato! Fate che noi risentiamo gli effetti di questa vostra divina preghiera, fate che la nostra volontà cattiva non ponga ostacoli alle grazie, che Voi ci avete ottenute; fateci comprendere, che solo uniti a Voi, noi possiamo avere salute, uniti a Voi, che ci avete amati fino all'agonia di Sangue, fino alla Croce.
Eterno Padre, io mi prostro accanto al vostro Figlio Divino, e, alla sua, unisco la povera mia preghiera. Esauditemi, Dio mio, non per i meriti miei, ma per i meriti di Colui, alla cui voce s'unisce la mia; che vi pregò per noi nell'Orto e non cessa di pregarvi nel Tabernacolo; esauditemi per quel Sangue Divino, che allora scese a bagnare in copia il terreno ed ora noi adoriamo sotto le Specie Eucaristiche e sovente riceviamo nei nostri cuori. Per i meriti dell'agonia del vostro Figlio Divino, date, Padre Eterno, trionfo e pace alla Chiesa da Lui fondata. Io credo che questa Chiesa durerà sino alla fine dei secoli e tutti gli sforzi dell' inferno non prevarranno contro di Essa; ma fate, Signore, che essa non solo viva, ma viva sempre gloriosa e trionfante; fate che essa vinca tutti i suoi nemici; ma permettete, o Dio di amore, che li vinca, non condannandoli al castigo, che ben si meritano, ma attirandoli ad uno ad uno come figli traviati e pentiti al proprio seno, affinchè anch' essi gustino le sue dolcezze e possano divenire beati in Voi. Date a coloro che debbono dirigerla, abbondanza di lumi nella ricerca dei mezzi per sempre più estendere il Regno vostro, ardore di carità nel procacciare la unione di tutti i cuori in Voi, zelo infaticabile per la gloria vostra.
Mandate, o Signore, operai alla vostra Vigna; suscitate in mezzo alla Chiesa Apostoli, che facciano conoscere ed adorare il vostro Nome nelle contrade più lontane e tra le genti barbare; ma suscitatene, che sappiano farvi conoscere ed amare anche qui nei paesi nostri, che da tanto tempo godono la luce ed ora chiudono gli occhi per non esserne più colpiti. Vedete, Signore, il misero stato di questa società nostra, che ripiomba nel paganesimo; vedete!... un fremito d'odio la corre e l'agita in convulsioni terribili!.. l' amore non è più conosciuto dai popoli, poichè i popoli volsero il viso da Voi, Amore per essenza, Amore eterno. Per l'agonia del vostro Figlio Divino, per la preghiera che vi rivolse nell' Orto, abbiate pietà di questa società traviata e salvatela. Datele dei Santi, Signore, dei Santi come ne deste alle età più sconvolte, dei Santi, che, conoscendovi più intimamente, sappiano farvi conoscere ai popoli; che, amandovi ardentemente, vi facciamo amare dagli altri; datele dei Santi, di quelle anime forti che sanno resistere a tutti gli attacchi, a tutti i colpi; che sanno star ferme contro la fiumana invadente, e, con braccio sicuro, sanno deviare il corso e farlo risalire a Voi; datele di quegli amanti appassionati di Voi e delle anime, cui niun sacrificio costa pur di condurre ai piedi vostri i popoli.
Eterno Padre, ascoltate la preghiera che vi offro anche per coloro che più intimamente amo, che stringeste a me coi vincoli d'amicizia e di parentela. Se fra queste anime una ve ne ha che non vi conosca e non vi ami, per questa io vi prego più che per le altre; i meriti del vostro Figlio Divino le ottengano grazie abbondanti di conversione. O Gesù, che per i peccatori accettaste la morte, non cessate di chiedere grazie per tutti, loro; perseguitateli col vostro amore, fino a che tornino pentiti nelle vostre braccia.
Benedite, o Signore, la mia famiglia; siatene Voi il supremo Padrone; provvedete a tutti i suoi bisogni spirituali e temporali; datele la pace, la concordia, e fate che lo spirito di Cristo la animi. Tra i membri della mia famiglia soprattutto vi raccomando (nominate le persone che intendete raccomandare…).
Abbiate pure pietà, o Padre Eterno, delle anime che nel Purgatorio scontano gli ultimi resti di colpa; tra esse quante ve ne ha di care al mio cuore! Per l'agonia, che Gesù sofferse nell' Orto, per il Sangue, che allora Gli uscì da tutto il Corpo, per l'amore che mostrò alla vostra gloria e alla nostra salute nell'accettare il calice di sua Passione, per le preghiere che ancora e sempre Egli vi rivolge dai nostri altari, date loro il riposo eterno. Abbiate misericordia soprattutto di quelle anime, che in vita fecero spesso questo esercizio dell'Ora Santa e dell'anima di (nominate la persona per la quale pregate…).
Gesù, per la vostra agonia, intercedete loro perdono dal vostro Padre Celeste!
E per me, che vi chiederò, Dio mio, se non l'amor vostro, il desiderio di servirvi e di compiere in tutto la vostra divina volontà? Mille bisogni spirituali e temporali mi premono da ogni parte ed io vengo confidente a deporli nel vostro seno paterno, sicuro che Voi ad essi provvederete, come provvede un padre ai bisogni dei suoi figliuoli; sicuro che esaudirete le mie domande, fin dove non si oppongono al mio stesso bene (domandate le grazie che desiderate…).
Ma ciò, Signore, che più vi chieggo, è che Voi mi aiutiate a seguire le tracce del vostro Figlio Divino. O Gesù, che per essere a me esempio e conforto, voleste soffrire, fate che, come Voi, nel momento del dolore io sappia pregare; fate che la mia preghiera non sia mai egoista, ma che, anche quando soffro, mi ricordi delle sofferenze altrui ed interceda per tutti grazie da Dio; fate che sappia unire i miei dolori ai vostri, e così offrirli a Dio, affinchè mi siano fonte di grazie sempre maggiori; fate che dalla preghiera io sorga fortificato e con Voi e dietro a Voi sappia abbracciare il sacrificio e salire la via del Calvario, se Voi così disponete, fino a che giunga ad essere con Voi beato in Cielo.
Vi ringrazio, mio Gesù, di quest'ora che mi accordaste di passare ai vostri piedi, testimonio dei vostri dolori, unito intimamente a Voi; concedetemi che il ricordo di essa e di quanto in questi dolci momenti Voi diceste al mio cuore, non m'abbandoni, ma rimanga a fortificarmi nelle ore difficili, a sollevarmi, a santificarmi nei momenti d'abbattimento e di tristezza.
(Da: Il cuore a Gesù, edito dalla Lega Eucaristica di Milano).
ORA SANTA_8
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
1. – Il fatto dell' agonia
Gesù ha istituita l' Eucaristia, ha dato agli Apostoli il suo testamento di carità, ha innalzato al Padre la sublime e commoventissima preghiera per gli Apostoli e per noi; forte nell'amore s'incammina all'Oliveto.
Entrato nell'orto di Getsemani, si stacca dagli altri apostoli, e coi tre fidi, Pietro, Giacomo e Giovanni, si inoltra più avanti.
Per un mistero che conosceremo solo in Paradiso, Gesù comincia a sentire una mestizia, una paura, un tedio, che lo farebbero morire, se la divinità non lo sorreggesse. E dice ai tre: « L’anima mia è triste fino alla morte; vegliate meco: pregate per non cadere nella tentazione ». Con uno strappo doloroso del Cuore, si stacca dai tre, e, solo, s'inoltra là dove più folti eran gli ulivi. Cade ginocchioni, e poi bocconi a terra, comincia l'agonia, e nell'agonia prega: « Padre, se è possibile, passi da me questo calice: tuttavia si faccia non la mia, ma la tua volontà ». Si commossero le celesti gerarchie di compassione per il loro Re, e un Angelo, il più fortunato di loro, ebbe dal Padre il soavissimo incarico di scendere a confortare Gesù. Lo sollevò, gli disse parole arcane di conforto. Ma 1'agonia continuava atroce ed opprimente. Rinnova lo scongiuro al Padre: un sudor di sangue gli bagna la fronte e le guance, gli intride le membra e le vesti, e scorre fino a bagnare le zolle del giardino. Non ne può più, e va dai tre fidi a mendicare un conforto. Ohimè! sono addormentati. Li sveglia: chiama Pietro in particolare, e dice: « Simone, anche tu dormi? Non avete potuto vegliare un'ora con me? Su, dunque, vegliate e pregate... ». Torna soletto al luogo di prima: con gemito divino ripete la stessa preghiera, di scongiuro e di rassegnazione. Torna agli Apostoli, che sono addormentati, così da non saper più cosa rispondere all'amorevole richiamo del Maestro. Si ritira e per la terza volta ripete la preghiera, rinnova l'accettazione rassegnata della volontà del Padre.
Ma ormai era l'ora segnata; da lungi già si sentiva l'avanzarsi della masnada per catturarlo. Si leva, viene ai discepoli dormenti e dice: « E' giunta l'ora, ecco che il Figliuol dell'uomo sarà consegnato ai peccatori. Levatevi, andiamo, il traditore è vicino». Ancor parlava Gesù, e Giuda, in atteggiamento sinistro e losco di perfido e sacrilego traditore, era già dappresso, e ratto gli stava per dare il bacio convenuto per la cattura.
Accompagniamoci cogli Apostoli e seguiamo il Maestro divino Gesù.
Invece di addormentarci, vegliamo a Lui dappresso. Contempliamo quel viso mesto, quelle membra tremanti, quell'atteggiamento sconsolato; vediamo come si prostra, e gemente supplica il Padre suo. In quel momento Gesù si sente responsabile dei nostri peccati; quindi si sente come maledetto. Lui, Innocenza increata, si sente come peccatore.
Adoriamolo, vero Dio e vero Uomo, in preda alla paura, alla più terribile desolazione; derelitto da tutti, dagli Apostoli, dall' Umanità; intriso di sudor sanguigno... Adoriamolo orante; adoriamo quel Cuore divino, purissimo e innocentissimo, oppresso sotto il torchio di ineffabile dolore.
Oh! fra tutte le creature fortunatissimo quell'Angelo che si fe' dappresso a Gesù: lo sollevò, gli asciugò il viso adorabile, gli sussurrò divini accenti di conforto. Lo adorò come suo Creatore, adorò in Lui la Natura e la Persona divina, la natura umana in quella sussistente, il cuore, il corpo; Gli offrì le adorazioni della Corte Celeste, dolente di non poter sostituirsi a Lui nell'opprimente Passione.
Inginocchiamoci appresso a Gesù, tocchiamo colle dita le sue guance sanguinose e segnandoci colla croce, lodiamolo, benediciamolo, adoriamolo, con fede, compassione ed amore.
Dalla scena dolorosa del Getsemani rivolgiamo i nostri occhi, la nostra pietà al santo Tabernacolo; vi troviamo il medesimo divino agonizzante Gesù. Nella solitudine, nell'abbandono Eucaristico Gesù continua l'agonia del Getsemani. Quegli stesso che il timore, il tedio, la tristezza, la desolazione hanno prostrato nel giardino degli Ulivi, nascosto sotto il velo delle sante specie, non ha più nè aspetto, nè voce, nè apparenza d'uomo, è umiliato ed esanimato. Intorno a Lui che vive, prega e s'immola, i nemici cospirano, gli amici dormono e Gesù non può neppur alzar la voce a chiedere conforto. Continua la sua preghiera con gemiti inenarrabili in tutte le Ostie consacrate del mondo, in questo divin Tabernacolo, ripetendo anche a noi: « vegliate e pregate con me ».
Sì, o Gesù, o divino agonizzante, ti siamo vicini, vigilanti ed oranti. In questa ora vogliamo essere gli Angeli tuoi adoratori, consolatori, nell'amore e nel dolore. Ti riconosciamo, o divin Verbo, bellezza eterna velata di mestizia, potenza infinita annichilita nell'oblio; ti adoriamo vero Dio e vero Uomo, Salvatore e Signore nostro! Uniamo la nostra preghiera alla tua, teco benedicendo il Padre e lo Spirito Santo, col quale vivi e regni nello splendor del Cielo e nel silenzio dell' Eucaristia.
II. I fini dell' agonia
L' agonia del Getsemani è un vero mistero di dolore e di amore che ci sarà noto solo in Paradiso. Il Verbo Incarnato si sente eguagliato ad un peccatore. Sente paura, tedio e tristezza; suda sangue; prega che si allontani da Lui un calice di Passione e poi lo accetta. Perchè tanta umiliazione, tanta pena, tanto martirio?
Innanzi tutto per espiazione. Gesù vedeva i peccati passati, presenti e futuri gravitare sopra di Lui, come sopra vittima responsabile ed espiatoria. Nella sua chiaroveggenza divina Gesù aveva davanti, sentiva pesare sul suo Cuore tutti i delitti ed i sacrilegi dell'umanità, i peccati di senso e di intelletto, di fragilità e di malizia, commessi dal principio e che si commetterebbero sino alla fine del mondo; le bestemmie, le disonestà, gli scandali, le apostasie e le vergogne degli individui e dei popoli; l'abuso della sua Redenzione; la guerra che si sarebbe mossa al suo Cuore, alla sua Croce, alle sue Anime. - Gesù vince la ritrosia sensibile e si offre pronto a soddisfare la divina giustizia per tutti i peccati; tutti li accetta e per tutti si dichiara mallevadore.
Secondariamente Gesù agonizza per dare a noi conforto nella tribolazione. Egli aveva assunto la nostra umanità con tutte le sue miserie e debolezze per divenire misericordioso (Ebr. II, l7). Gesù nell'agonia lascia che la natura umana effettivamente segua le sue leggi e il suo corso; vuol sentire il tedio, lo spavento, la ripugnanza, lo scoraggiamento, per soffrirli santamente.
In terzo luogo Gesù vuol darci esempio di rassegnazione nel dolore. Vuol insegnarci che non è male sentire le ripugnanze della natura e che non è male il supplicar Dio perchè allontani da noi una tribolazione: ma che alla carne deve prevalere lo spirito; che pur gemendo e dolorando, dobbiamo riconoscere ed adorare le divine disposizioni, dichiarandoci pronti a tutto soffrire per amore del nostro benedetto e divino Signore.
In quarto luogo, Gesù volle darci esempio di preghiera umile, rassegnata, ardente, perseverante, conforme in tutto ai divini voleri. Nell'agonia Gesù ha voluto far suoi i gemiti nostri, rendere efficaci le nostre preghiere quando sono modellate sulla sua.
Quante finezze d'amore in Gesù agonizzante. Egli non ci appare il Dio sempiterno, superiore ad ogni miseria umana; ci appare il Verbo Incarnato simile a noi, modello a tutti ed a ciascuno di noi, nell'espiazione, nelle sofferenze, nella rassegnazione, nella preghiera. Gesù nell'agonia pensava a me, pregava per me, santificava i dolori miei, meritava per me!
E perchè queste grazie possano giungere a me nella loro pienezza, le ha deposte nel Sacramento dell'amor suo. Nella vita di annientamento Eucaristico, Gesù è vittima che continua la sua espiazione pei peccati del mondo; è divino consolatore che versa nelle anime tesori di fortezza e di pace; è divino prigioniero che per noi, sofferenti e deboli, continua la sua preghiera, implorandoci rassegnazione generosa; è divino orante che fa sue le preghiere e le suppliche nostre, per offrirle al Padre degne di esaudimento. Nella S. Messa, nella S. Comunione, nella permanenza sui santi Altari, Gesù è il divino nostro modello, amico, avvocato nell'espiazione e nella preghiera.
Comprendo, o mio Gesù, i fini santissimi della tua agonia; ti ringrazio di tanta generosità, finezza e delicatezza divina. A te vengo ora, a te verrò sempre nell'ora della colpa, della tristezza e delle tenebre. Tu mi insegnerai ad espiare, a soffrire a rassegnarmi, a pregare. Con te e per te sarà d' ora innanzi ogni mia pena, ogni mia preghiera. Nell'ora dolorosa mi sarà famigliare l'orazione tua « o Padre, se è possibile, passi da me questo calice; tuttavia si faccia non la mia, ma la tua volontà! ».
III. - Le cause dell'agonia
Penetriamo ancor meglio nel cuore di Gesù agonizzante per scoprire ed intendere le cause di tanto suo patire. Cause prossime dell'agonia di Gesù nel Getsemani furono la volontà del Padre, l'imminenza della Passione, l'abbandono degli Apostoli.
Il Padre suo era divenuto il Dio suo giudice e suo vindice.
Mentre l'umanità di Cristo godeva l'intima comunione di beatitudine col Padre, perchè sussisteva nella Persona del Verbo consustanziale al Padre, per mistero di dolore sentiva scendere sopra di sè tutti i rigori della divina giustizia irritata. Il Padre, giustamente sdegnato, a Gesù chiedeva espiazione. E l'espiazione incombeva terribile su Gesù, che sentiva iniziarsi la Passione coi tormenti fisici, coll'ignominia morale, colla sofferenza spirituale. L'umanità santa di Cristo nell'agonia simultaneamente provava le pene della Passione che si sarebbe svolta nelle ore successive.
Gli Apostoli, pochi momenti prima da Lui consacrati Sacerdoti, cibati delle sue stesse Carni e del suo Sangue divino, dormivano: scossi e richiamati, non si davano per intesi. Gesù era solo nel suo dolore.
Ma altre cause più intime rendevano atroce quell' agonia: la turpitudine dei peccati, la pena di sconto, l'inutilità della Redenzione per molti. Gesù in quel momento era la vera vittima dei nostri peccati (II Cor., c. V. 21). Sostituitosi ai peccatori, era divenuto come un peccatore davanti al Padre suo. La stessa santità, innocenza, purità, verità, umiltà, carità, appariva peccato: ossia immondezza, bestemmia, menzogna, orgoglio, avarizia e tutti gli altri peccati. Quale lotta in Gesù tra la perfezione e la degradazione! Sul Cuor di Gesù convengono le onde fangose di tutte le malizie, ne sommergono l'anima, ne schiantano le fibre. I fulmini del cielo sdegnato si riversano sopra di Lui, che grida al Padre: « Allontana da me questo calice! ». E perchè la volontà del Padre è legge, prostrato nella polvere, sotto il peso della vergogna e dell'orrore, soggiunge: «Sia fatta la volontà tua! ».
A qual prezzo? Basterebbe una lagrima, un sospiro, una preghiera. Ma è scritto che debba esser immolato come un agnello, che esecrata sia la sua memoria, che alla croce Egli debba andare attraverso il tradimento, la condanna, l'ignominia, i flagelli, le spine, la sentenza più ingiusta ed obbrobriosa. E a tal vista Gesù raccapriccia, supplica che passi quell'uragano di dolore; ma poi tosto vi si offre rassegnato.
Almeno l'amor suo, il suo sacrificio fosse corrisposto e tornasse utile a tutti i figli del Nuovo Testamento! Gesù sa e vede chiaramente che molti saranno indifferenti e che non avranno neppure il senso della riconoscenza; per altri (Egli solo ne conosce il numero e ne sa il nome) il Sangue suo sarebbe stato in rovina e maledizione. Gesù prevede l'ignavia dei suoi ministri, il tradimento di anime rinnegate; il suo regno d' amore manomesso. Quale strazio pel Sacro Cuore di Gesù! tormento questo assai più sensibile della Passione medesima, che lo schiaccia sotto un torchio di dispiacere che lo fa agonizzare nello spirito, nel cuore e nel corpo stesso. Gesù si accascia gemente e implora misericordia: si offre generoso al sacrificio supremo.
Nell' Eucaristico Sacramento tali cause si ripetono e si rinnovano con ineffabile dolore del Cuore SS. di Gesù. Egli ama, vive e spasima d'amore, continuando nel corso dei secoli l'umiliazione della sua agonia, vivendo in mezzo ai peccatori, portando i nostri peccati ed offrendosi vittima alla divina giustizia per i colpevoli. Egli vede sotto i suoi occhi, alla sua medesima presenza, moltiplicarsi i peccati, i disordini, che giungono fino alla sua adorabile maestà velata sotto le specie Sacramentali. E' derelitto dalle moltitudini, condannato a perpetua solitudine; deserta la Mensa, ignorato l'Altare, fuggita la presenza, bestemmiato lo stato suo Sacramentale. Mentre il mondo pecca ed Egli soffre, i suoi fidi dormono. Molti ministri dell'amor suo non si preoccupano dei suoi interessi; molte, troppe anime consacrate a Lui con vincoli di amore perenne si preoccupano solo dei loro comodi, ignorando Gesù.
O mio dolce Signore, mio amabilissimo Gesù, agonizzante nel Getsemani e nel Sacramento dell'amore, anch'io ho cooperato ad amareggiarti l'anima, a spezzarti il Cuore, a farti sudar vivo sangue. Nel Calice del Getsemani v'era la mia vita peccaminosa, vi era la mia ingratitudine, vi era la mia indifferenza per il tuo Eucaristico Sacramento.
- Perdono, o Gesù! Misericordia ti prenda di me, che finora non ti ho compreso, ti ho miseramente abbandonato. Se i miei peccati furono la feccia del Calice che ti offriva il Padre, oh! in quel Calice c'era pure la mia presente contrizione, l'ammenda onorevole che ora ti offro, la promessa che solennemente ti faccio di consolare, di riparare, di amare il tuo Cuore amantissimo.
IV. - I frutti dell'agonia
La Passione di Gesù Cristo fu la salute del mondo. Ogni dolore del benedetto Salvatore Gesù, come espiava determinati peccati, così valeva - a noi un esempio ed una grazia particolare. Nello scempio dei tribunali Gesù espiava le nostre viltà e ci dava esempio e grazia di fortezza nella professione della fede; nella flagellazione espiava i peccati di senso e dava a noi esempio e grazia di purezza; nella coronazione di spine espiava i peccati di intelletto e dava esempio e grazia di umiltà. Sulla croce espiava le nostre malizie e ci otteneva innocenza. L'agonia fu l'espiazione delle nostre ingratitudini, infedeltà e ribellioni al divino volere, e ci valse tre esempi e tre grazie segnalatissime di contrizione, di preghiera e di rassegnazione.
Primo esempio dell'agonia: la contrizione perfetta. Contemplando questo divino agonizzante intendiamo che cosa è la malizia del peccato, quali dolori cagioni a Gesù, a qual prezzo Egli lo abbia espiato. Piangiamo i peccati nostri non solo per il danno che a noi recano, ma per lo strazio che procurano a Gesù. Facciamo nostra la contrizione di Gesù, e soddisferemo la divina giustizia, consoleremo il S. Cuore.
Secondo esempio e frutto: la preghiera perfetta. Gesù prega con umiltà, prega cercando solo la volontà del Padre, prega malgrado il tedio e la tristezza, anzi la prolunga quando queste passioni sono al colmo. Prega colla voce, poi collo stesso patire. Impariamo a pregare col cuore contrito e colla faccia nella polvere; cerchiamo prima le grazie spirituali e poi le materiali, subordinandole al divin beneplacito; perseveriamo pregando, anche se il Cielo par chiuso e Dio sembra sdegnato. La preghiera più efficace è quella fatta nell'aridità e nella pena.
Terzo esempio e grazia: la rassegnazione. Gesù, vittima agonizzante, ci insegna che in mezzo alle più crudeli angosce dobbiamo abbandonarci interamente ai diritti del nostro Creatore; anche se ci offre il Calice di passione, se domanda il sudor di sangue, l' abiezione, una morte lenta e ignominiosa... Egli è il Padre anche nei rigori della giustizia. Non ci vieta. di chiedergli l'abbreviazione o la fine della prova, ma vuole che pronunciamo il fiat della rassegnazione completa.
Nel SS. Sacramento Gesù ci ripete gli esempi e ci appresta ancora le grazie, frutto dell'agonia del Getsemani. Nell' Eucaristia Gesù è sempre in istato di vittima contrita, orante, rassegnata e conformata alla volontà del Padre. Meditare, adorare, imitare Gesù Eucaristico significa comprenderne i dolori, associarci alle intenzioni e partecipare al suo stato di vittima.
Contrizione abituale, vita interiore e sacrificio perenne, ecco i tre esempi, le tre grazie che Gesù Eucaristico fa ai suoi amanti.
Ed io invece, o mio Gesù, sono superficiale nel dolore, distratto nella preghiera, ritroso ad ogni patire. Mio Eucaristico Dio-Gesù, deh! non sia sterile di frutti per me l'agonia tua! Da oggi il mio cuore vuol essere un vero altare sul quale arda perenne il fuoco della contrizione, della preghiera, del sacrificio. Sarò vera vittima rassegnata, oso dire gaudiosa, nelle pene e nelle prove della mia povera vita. (Qui ognuno faccia le sue promesse speciali…).
Gesù, che svegliasti gli Apostoli all'appressarsi del traditore, deh! siimi sempre vicino nell'ora della prova. Fa che io mai dorma, ma sempre vegli e preghi con te: che mia gioia sia di collaborare teco, nel dolore e nell' immolazione, alla redenzione del mondo. Che per consolare il tuo Sacro Cuore io viva, mi sacrifichi e muoia.
Ex Ipso, per Ipsum et in Ipso!
(Da: Giugno Liturgico del P. Giustino Borgonovo - Artigianelli, Trento).
ORA SANTA_9
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
In unione col Sacro Cuore di Gesù
Siamo alla sera del Giovedì santo "Gesù sapendo che la Sua ora era giunta di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, sino all'eccesso". Si è dato loro in cibo ed in bevanda. La S. Eucaristia è istituita, è fondato il Sacerdozio cattolico. Il Cuore di Gesù si è diffuso in fiotti d' ineffabile tenerezza sull' intera umanità, nel divino trattenimento avuto cogli Apostoli dopo la Cena. Cos'accadrà ora ?
Ah! stanno per emanare eccessi di dolore dagli eccessi di amore dell' Uomo Dio per i suoi fratelli... che fino dall' eternità ne fu fatto il decreto.
Si compia! Per redimere il mondo colpevole è necessaria una vittima simile a Colui ch'è stato offeso. Dove trovarla? Non ve ne può essere altra fuorchè Gesù Cristo, Figlio di Dio, poichè si è incarnato appunto per redimerci. Sono trentatrè anni che il suo Cuore sospira l’istante di consumare l'opera per cui si è rivestito della nostra umanità, opera meditata prima dei secoli, dall'infinito suo amore, che, ricordiamolo sempre con letizia ineffabile, da tutta l'eternità ci ha amati.
E adesso l'ora è venuta: « venit hora! » E' l'ora sua « hora ejus » l'ora sovranamente desiderata dal suo Cuore! Udiamo com' Egli la invoca con accenti appassionati: « Debbo essere battezzato da un battesimo di sangue ed arde in me il desiderio di riceverlo! »
O Gesù, che entri nel giardino del Getsemani, è dunque in un battistero che scendi per ricevervi il battesimo dell' istesso tuo Sangue! Spettacolo degno degli Angeli e di Dio medesimo! Ed in questo battistero Tu scendi calmo e forte sapendo tutto quanto quivi soffrirai perchè sei Dio! Permettimi di stare vicino al tuo Cuore agonizzante: Non voglio perdere nulla di quanto sta per accadere, voglio vedere tutto, ascoltare tutto: dammi la grazia di capire tutto!
Domine ut videam! Divino Agonizzante! dammi un segno della tua bontà e, quantunque io sia un povero peccatore, accosta all'anima mia il Calice del Getsemani, affinchè io possa gettarvi tutto il mio amore e così esso a Te ritorni meno amaro e disgustoso a conforto del tuo Cuore divino.
1. Il Cuore di Gesù freme e si turba davanti al dolore.
Cor meum conturbatum est, dereliquit me virtus mca. (Ps. XXXVII, 2)
Se Gesù non si fosse degnato di passare per la sofferenza, per l'agonia e la morte che saremmo noi divenuti? Chi sarebbe stato il nostro modello per insegnarci a patire ed a morire?
Ah! consoliamoci: mentre è Dio, il diletto Salvatore nostro, è anche uomo. Contempliamolo nell'orto degli ulivi. L'ora alla quale è pervenuto. Egli lo ha detto, è l' ora sua: non è venuto al mondo se non per quest'ora. E nondimeno adesso che i dolori senza numero e senza nome ch' essa racchiude, lo stringono da ogni parte non sa più dove sia... « Il mio Cuore è turbato e le mie forze mi sono venute meno ». Perché questo turbamento? Per amor nostro, per compassione di noi. Sentiamo S. Agostino che illumina questo mistero.
« Com' è possibile che simile forza sia turbata e che la pietra che tutto sostiene sia scossa? Ah! è la nostra debolezza che in Lui è turbata. Invece di attribuire al loro Maestro una debolezza indegna di Lui, si riconoscano le membra nel loro Capo: Egli è turbato perchè vuol esserlo e per consolare chi è, suo malgrado, turbato ».
Sì, tutti un giorno o l' altro dovremo passare per l'ora nostra, accettare il Calice della prova e misurarci, corpo a corpo, col dolore. Gesù Cristo volle santificare in sè medesimo questo stato d'apparente contrasto di un'anima che comprendendo l'utilità del patire per la purificazione del cuore, lealmente lo desidera, ma giunto il momento, tutto il suo essere morale si contrae e protesta contro i dardi che lo colpiscono: Egli ha voluto provare, per esperienza, cosa voglia dire essere dominati, schiacciati dall'angoscia fino al punto di dover dire: « No! non è possibile sopportare tanto strazio! » Egli ha volontariamente abbandonato la sua anima umana in preda a tutte quelle angosce che noi così bene conosciamo, noi poveri esseri di creta, allorchè il dolore ci aggrava, lo sgomento, la noia, la tristezza ci comprimono e ci soffocano. Egli è là, Gesù, prostrato bocconi sul suolo pregando che, se è possibile, passi questo Calice lungi da Lui.
O Gesù, quanta delicatezza racchiude il tuo Cuore divino per le inferme tue creature! Per divinizzare le loro sofferenze, Tu hai umanizzate fino a questo punto le tue! Così nelle nostre prove, nelle lotte della vita oseremo accostarci a Te pensando che Tu pure le hai attraversate!
Quando il nostro peso sarà troppo greve e noi saremo quasi prossimi a soccombere, allontaneremo lo spettro della disperazione ripetendo sommessamente: « Anche il Cuore di Gesù nel giardino degli ulivi venne meno sotto il peso che l'opprimeva! »
E ripiglieremo coraggio nella via del dovere difficile, monotono, austero!
Quando il dolore offuscherà tutto intorno a noi e ci sentiremo soli e sperduti in tal tenebrìo, ripiglieremo coraggio dicendo a noi medesimi « Anch' Egli si turbò e fu sgomento nel giardino degli ulivi! » E, sperando un raggio di luce, aspetteremo con fiducia giorni di pace!
Quando, triste cosa ma vera, che un animo nobile e delicato vergognasi di confessare a se stesso, la noia ci avvolgerà come in una cappa di piombo, insinuandosi fino alle più intime fibre del cuore sforzandoci ad esclamare a nostra volta: « L'anima mia è triste fino alla morte » sopporteremo questo tedio mortale senza ribellione, crederemo che tutto non è perduto, ma che ritorneranno i divini conforti e diremo a noi stessi: « Anche Gesù nel giardino degli Ulivi assaporò la noia ed il disgusto, quest'acqua amara del torrente della vita ». Questo ricordo ci darà il coraggio di continuare ancora e di guardare il Cielo!
O Cuore di Gesù, grazie d'esserti mostrato insieme così umano e così divino, durante l'ora di angoscia e d'amore che fu quella della Tua agonia!
Io ti ringrazio anche delle pene della mia vita che imprimono nell' anima mia le tue divine sembianze: non solo le accetterò con pace, quale giusta espiazione dei miei peccati e di quelli del mondo intero, ma ti benedirò delle spine che hai seminato sul mio cammino con un fine di misericordia. Grazie, o Cuore di Gesù, dei tuoi amabili rigori che la tua bontà sa trasformare in sorgenti di fede ed in motivi di merito.
Qui nell'Orto vicino a Te, io voglio imparare il segreto di soffrire in silenzio e con amore. Degnati di unire a questo sacrificio anticipato di tutto me stesso, il tuo Sangue prezioso affinchè la mia offerta possa recare gloria al tuo Cuore e redenzione a quelle povere anime pervertite dai godimenti della terra. Visita, o Gesù penante, questi figli prodighi e con una benedizione della tua Mano insanguinata dona loro perdono e pace.
Accordami infine un ultimo privilegio e sia quello di amarti nell' ignominia della tua Passione, di consolarti fino alla morte e di spirare sul tuo Cuore in un' intima comunione di riparazione e d'amore.
II. Il Cuore di Gesù ha pregato nel giardino degli ulivi.
Et factus in agonia prolixias orabat. (Luc. XXII, 43)
Nel Santo Vangelo vi è un detto sublime: « Ed entrato in agonia orava più intensamente ».
Quale lezione per me! Quando la mano di Dio mi colpisce devo forse ripiegarmi in un' inerzia passiva, in un desolato mutismo? Oh no! devo pregare! Il dolore ha la missione di plasmare in noi l'opera di Dio, di purificarci, trasformarci, creare in noi capacità celesti: questo lavorìo intimo si compie per mezzo della grazia, la quale si ottiene con la preghiera. Gesù ce lo insegna nel Getsemani e con quale eloquente insistenza!
In quanto uomo, vedendosi sommerso in un oceano di dolore, cade in ginocchio e prega... non in modo qualsiasi, ma con accento intenso ed insistente, proporzionato alla veemenza della sua angoscia. Come descrive Gesù questa preghiera attraverso alle frasi ispirate del Salmista ? « I gemiti del mio Cuore sono scoppiati in ruggiti ». Sì, sotto la pressione del dolore la sua preghiera non è più solo una supplica, un gemito... è diventata un ruggito, capace di smuovere le viscere del Celeste Padre! Soffre, agonizza ed esce completamente fuori di sé medesimo per slanciarsi in Dio! Dall'intimo del suo Cuore straziato esclama al Padre: « De profundis clamavi ad Te, Do mine! »
Le angosce del Salvatore divino vanno crescendo ed egli insiste nella preghiera...
Passano, in quel momento, davanti ai suoi occhi i carnefici, gl' insultatori della sua Croce, i negatori del Vangelo e dell'amor suo e quel Cuore divino prega: « Padre, perdona loro! »
Passano gli apostati, i vili, i traditori, gl' ingrati ed i ribelli: Gesù li guarda, li conta ed esclama con instancabile supplica: « Padre, perdona loro! »
Passano i persecutori della Chiesa, i seduttori dei popoli, gl' ipocriti, i superbi, passano i gaudenti che profanano l' anima nel fango di abbiette passioni: ed il Divino Agonizzante, prega, prega sempre: « Padre, perdona loro! ».
Passano i Sacerdoti tiepidi ed infedeli, i religiosi imperfetti e mondani; passano i genitori colpevoli, le famiglie discordi, le società segrete con le loro orge infernali; passano popoli e governanti coi loro insulti e con le loro rivolte, passano gli oltraggiatori del Pontefice e del Clero e Gesù, come soffocato da questo pelago di peccati e d'ignominia, prega, prega per tutti: « Padre, perdona loro in nome mio! ».
Gesù in quel momento pregò anche per noi; i nostri nomi risuonarono nel Suo Cuore agonizzante: ci vide e numerò i nostri peccati, le nostre strane incoerenze, le nostre ver- gognose concessioni, vide la debolezza del nostro spirito, la tiepidezza della nostra fede: vide però anche la nostra riparazione attuale, la nostra presente contrizione, vide la promessa d'amore che ora gli facciamo di rifugiarci fra le braccia della preghiera superbi, passano i gaudenti che profanano l'anima nel fango di abbiette passioni: ed il Divino Agonizzante, prega, prega sempre: « Padre, perdona loro! ».
Passano i Sacerdoti tiepidi ed infedeli, i religiosi imperfetti e mondani; passano i genitori colpevoli, le famiglie discordi, le società segrete con le loro orgie infernali; passano popoli e governanti coi loro insulti e con le loro rivolte, passano gli oltraggiatori del Pontefice e del Clero e Gesù, come soffocato da questo pelago di peccati e d'ignominia, prega, prega per tutti: « Padre, perdona loro in nome mio! ».
Gesù in quel momento pregò anche per noi; i nostri nomi risuonarono nel Suo Cuore agonizzante: ci vide e numerò i nostri peccati, le nostre strane incoerenze, le nostre vergognose concessioni, vide la debolezza del nostro spirito, la tiepidezza della nostra fede: vide però anche la nostra riparazione attuale, la nostra presente contrizione, vide la promessa d'amore che ora gli facciamo di rifugiarci fra le braccia della preghiera quando suonerà l'ora della prova. - Non ci capita troppo spesso di fare il contrario e, fra le strette dell'angoscia, di ripiegarci sopra noi stessi avvelenando, con riflessioni inutili, con lamenti pericolosi, quel Calice che dovrebbe portarci meriti di santità?
Cambiamo metodo e scriviamo nel Cuore di Gesù agonizzante un vero patto d'amore: uno sguardo al Salvatore, fatto per amor nostro un' ombra sanguinosa, eppure costante nella preghiera, ci dirà in quali termini dobbiamo formulare questa promessa solenne.
PAUSA: prevedere le occasioni di possibili sofferenze, accettarle anticipatamente e proporre di viverle, con silenzio e pace, nella preghiera fervente e continuata, resa efficace dall' attenzione della mente, dall' ardore del cuore, dall' energia della volontà.
III. Il Sacro Cuore di Gesù si umilia nella sua agonia.
Bonum mihi quia humiliasti me. (G. C. XVIII, 70)
Dovunque e sempre il Cuore di Gesù ci è Maestro e modello, ma nel giardino degli Ulivi dà lezioni d' impareggiabile bellezza: meditiamo ora i suoi esempi d'umiltà. La sofferenza lo avvolge d' ogni parte e scaglia sul suo Cuore dardi arroventati. Come la riceve Gesù questa angoscia spietata ed incomprensibile? Oh profondità dei misteri di Dio! Come se gli fosse dovuta. Nessuna rivolta nel suo Cuore: sotto la mano del Padre che lo colpisce esclama sinceramente: « Padre, giacchè sono diventato agli occhi vostri - il peccato di tutti - merito io i vostri colpi ». Ed apre umilmente il Cuore a tutte le angosce, quel povero Cuore che tosto ne sarà colmo fino a riboccarne... Ma sempre dalle divine labbra del Dio penante, uscirà la medesima preghiera di sincero annientamento « Bonum mihi quia humiliasti me ». S'inchina, si piega amorevolmente sotto il castigo con tale spirito di umiltà, che finisce per disarmare il Padre celeste. Egli non avrà più frecce da lanciare sul Figlio diletto, sostituito allo schiavo colpevole, ma Gesù avrà ancora umiltà per espiare il peccato col suo pentimento e coi suoi dolori.
Ripieghiamo lo sguardo su noi stessi... Quando Iddio ci prova non sentiamo istintivamente un moto di rivolta e non pensiamo che poco ci ama perchè tanto ci tormenta? Non gli domandiamo ragione dei nostri dolori quasi fossero ingiustificati? L'avevano detto al Maestro addormentato nella fragile navicella gli apostoli, quando i venti impetuosi e le onde furenti del mare di Tiberiade li minacciavano: «Maestro non te ne importa che noi periamo?». Ma Gesù li aveva rimproverati con sguardo severo: Uomini di poca fede!
A noi pure rivolge lo stesso rimprovero quando, incoscienti e cattivi, osiamo lamentarci dei nostri dolori nella nostra greve ignoranza non riusciamo ad afferrare la nozione, pur tanto semplice ed evidente, che, essendo peccatori, dobbiamo espiare personalmente, dobbiamo soffrire, non solo per nobile motivo di amore, ma ben anche per stringente motivo di giustizia: questa gran verità purtroppo sfugge al nostro spirito superficiale abituato ad adagiarsi nella persuasione egoistica che a Gesù solo tocca il calice dell' espiazione e del patimento: spesso, troppo. spesso noi dimentichiamo le formidabili responsabilità contratte di fronte ai nostri peccati personali. Esaminiamo per un momento la nostra vita morale: guardiamo nella loro realtà e nella loro ostinazione le miserie del nostro spirito, che pure in noi è quello che v'ha di più nobile e perfetto: poniamo mente alle nostre dimenticanze, contraddizioni ed impotenze, a quell'inclinazione al male che ci travolge non arrestandosi nemmeno davanti al grido della coscienza, alle incostanze del nostro carattere così fantastico, ai debiti contratti cogli uomini e con Dio: leggiamo alla luce della fede la nostra storia intima, quella di cui fummo i soli autori e di cui dovremo rispondere al tribunale di Dio: contiamo, se ci torna possibile, le colpe attuali commesse liberamente, - con cognizione di causa, nello splendore della fede, in possesso della grazia, con deliberazione ponderata... Ancorchè non vi fosse che un solo peccato mortale segnato negli atti della nostra vita, pure non ci saremmo meritati l'inferno? E che cosa sono tutti i dolori umani paragonati a quell'oceano di fiamme eterne? Non dovrebbe bastarci questo sguardo interiore a renderci, una volta per sempre, umili e pazienti nella prova? Ah! tutto ci grida con l'accento dell'evidenza che l'espiazione per noi è uno stretto dovere e che dobbiamo piegarci sotto la sua mano con la virtuosa riconoscenza dell' umiltà più profonda: ricordiamoci però al momento opportuno ch'essa non è composta solo di parole, ma di sangue, se non del sangue delle vene, almeno di quello del cuore, perché «senza effusione di sangue non si dà remissione ». Il sangue non è forse la vita? Benvenuta sia dunque la prova qual messaggera di giustizia quando viene a chiederci il sangue del cuore e cioè ad aiutarci a pagare i nostri debiti e quelli dei nostri fratelli.
O Gesù, che fosti sempre dolce ed umile di cuore, ma sopratutto nella tua Agonia, investimi del tuo spirito di umiltà e di verità, fammi capire ben bene che quando il dolore raggiungerà e stringerà nelle sue spire il cuore, l'anima ed il corpo, è la tua delicatissima Mano che passa sulla povera anima mia per purificarla, abbellirla, cesellarvi un capolavoro di virtù che rapisce gli Angeli del cielo. Ah! il dolore è messaggero di giustizia, ma è peraltro dono di supremo amore; perchè stampa in noi le sacre stigmate dei predestinati, secondo la parola dell'Apostolo, il quale assicura che quelli soltanto saranno salvi che si troveranno conformi all'immagine del Figliuol di Dio. Con Gesù, saremo un giorno confrontati, con Gesù che è l' Uomo dei dolori, con Gesù che ha la croce inalberata in Cuore ed il corpo fatto una sola piaga.
Quale sarà allora il nostro contento di trovarci a Lui somiglianti e d'aver ripetuto sinceramente come Lui, con umile amore, durante le nostre prove « Bonum mihi quia humiliasti me! ».
PAUSA: riflessioni - propositi.
IV. Il Cuore agonizzante di Gesù entra nella volontà dell' Eterno Padre.
Pater non mea voluntas, sed tua fiat. (Luc. XXII, 42)
Ecco la parola che compendia la suprema gloria di Dio e la santificazione del mondo. Salvatore Gesù, Dio ed uomo, sii eternamente benedetto per averla pronunciata, non già senza sforzo, ma con tanta generosità nella sanguinosa lotta della tua Agonia. Più ti è costato dirla questa cara parola, più mi fa bene! Potrò dunque anch'io tentare di pronunciarla e, se avverrà fra esitazioni, ripugnanze ed angosce, essa non tornerà meno gradita al Padre celeste, meno cara al Cuore di Gesù, meno meritoria per me.
Quando la divina Volontà mi sembrerà superiore alle mie forze ed il mio cuore tremerà dinanzi al compimento d'un dovere potrò dirgli: «Padre! Padre! Ricordati del Figliuol tuo nel giardino degli Ulivi! Egli pure respinse dapprima il Calice; Gli abbisognò del tempo per acquietarsi sotto il flagello della Sovrana Volontà ».
Per tre volte Gesù domandò che fosse mutata, ma sempre l' ultima parola fu detta per entrare nel Divino beneplacito: « Non come io voglio, ma come vuoi Tu. Non si faccia la mia Volontà, ma la tua! ». O Cristo Gesù, voglio fare come Tu facesti. Nonostante le ripugnanze della natura ed il grido dell'amor proprio, voglio abbandonarmi alla cieca alle disposizioni del Tuo volere che considererò sempre quasi umili accidenti di un nuovo sacramento d'amore, nel quale racchiudi e nascondi la carità del Tuo Cuore per comunicarmela a misura dell' amore e della fede con cui accetto la tua Volontà: il mio motto, la mia parola d'oro, il mio programma di santificazione sarà questo: « Padre la tua volontà si compia! ».
Oh parola che è sorgente d' ogni pace in cielo ed in terra! Consideriamo quello che accade nel Getsemani: finchè Gesù non l'ha pronunciata, la tempesta che internamente lo sconvolge, si scatena spaventosamente: ma appena ha detto quel felice «Fiat» tutto si calma: il Padre Celeste è soddisfatto ed il Divin Condannato s' incammina verso la Croce, con tutta la sovrumana bellezza d'una Vittima che, per amore, spontaneamente vuole la propria immolazione.
Nulla più lo arresta, vuole ciò che Dio vuole e s'avanza pieno di ardimento: « Surgite! eamus! ».
E noi pure, crediamolo una buona volta, quando entreremo pienamente nella Volontà di Dio, per quanto ci torni costosa, gusteremo i balsami della pace e del gaudio, giusta quel profondo detto del Salmista: «Secondo la moltitudine dei miei dolori nel mio cuore, le tue consolazioni hanno giocondato l'anima mia! ».
Ed ora, o Gesù, come concluderò questa pia meditazione fatta vicino al tuo Cuore dolorante? Farò mio il detto da Te rivolto alla turba dei miserabili che, nel giardino degli Ulivi, venivano a catturarTi: « E' questa l'ora vostra, è il potere delle tenebre ».
Oserò modificarlo applicandolo al tuo Cuore, con tutta l'adorazione e la riconoscenza dell'anima mia. « Cuore di Gesù, è questa l'ora tua ed il potere dell' amore ».
Dunque poichè per amor mio hai accettato il dolore, l'agonia e la morte, accetto fin d' ora, a mia volta, per amor tuo, il dolore, l'agonia e la morte dicendo «Amen» a tutti gli avvenimenti che si succederanno nella mia vita e che sono come l'alfabeto adorabile che mi esprime i voleri del tuo Cuore.
Tocca, o Salvatore divino, con le tue Mani creatrici, questo mio povero cuore, separa me da me stesso, fa tacere nell'anima mia tutti gli affetti, i movimenti, i ricordi, i sussulti, i desideri che non siano unicamente per Te. Ch' io nulla cerchi, nulla rifiuti, ma inabissi il mio niente con tutte le sue preoccupazioni, i suoi patimenti, il suo sentire nell'oceano della tua misericordiosa onnipotenza: ch'io più in me non viva, ma la mia esistenza si trasformi in un « si » continuo di adesione al tuo beneplacito che mi faccia vivere della tua vita, dimentico di me ed in Te solo assorto, o Cuore di Gesù. Abbandono il mio corpo alla tua giustizia, il mio cuore al tuo amore, la mia anima alle tue divine operazioni: tenebre o luce, gioia o dolore, vita o morte, non voglio sapere, sentire, conoscere nulla di me stesso: il mio io, o Gesù agonizzante, è immerso nel tuo Calice, perduto nel tuo Cuore, sacrificato al tuo amore, immedesimato con la tua volontà « Fiat in aeternum! ».
PAUSA: riflessioni - propositi. Terminare l' Ora santa recitando.
(Quest' Ora santa è quella proposta dal Monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, un po' ampliata).
ORA SANTA_10
Preghiera preparatoria all'Ora Santa
O Misericordiosissimo Signore, eccoci prostrati ai vostri piedi, per rispondere all'invito, che Voi indirizzavate agli Apostoli: « Vegliate con me », ed ancora per non sentire questo dolce rimprovero: « Non avete potuto vegliare un'ora con me ». Infondete, o Signore, nei nostri cuori un grande odio al peccato, cagione della vostra agonia, ed un grande amore per Voi, o Signore, che ci avete tanto amato, da rivestirvi delle nostre iniquità per render soddisfazione al Padre Celeste colle sofferenze della vostra umanità e per riconciliarsi con Lui.
E Voi, o Madre dolorosissima, per quelle angosce, che affliggevano il vostro cuore, mentre il vostro Figlio Gesù nell'orto degli ulivi cominciava a sentire la noia e la tristezza, otteneteci la grazia di pregare con Voi, affinché, condividendo i vostri dolori e quelli del vostro Figlio, meritiamo di conseguire il frutto consolante della sua Passione. Così sia.
Introduzione
« Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini, che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e consumarsi per testimoniar loro il suo amore ».
Tali sono, o Maestro adorato, le parole che rivolgevate alla vostra fedele Margherita Maria, e l'intera vostra vita fu la manifestazione di questo amore per noi; le vostre parole e i vostri atti ne furono l'insistente e continua espressione; la vostra dolorosa agonia ne fu la prova più commovente.
Getsemani!... Giardino sacrato, oh, qual testimonio d'inesprimibile amore tu fosti!... In quest'Ora Santa, in unione con Voi, o divino Maestro, voglio rivivere questa notte d'agonia diradate Voi le tenebre che oscurano il mio spirito e agghiacciano il mio cuore in conseguenza dei miei peccati. Rimpiango e detesto questi peccati; vi amo, o Gesù, unico mio Bene. Venite in me, o divino Spirito, create in me un cuor nuovo! Spirito di luce, di sapienza e d'amore, venite !
I°
O Maestro. amabilissimo, io sono con Voi, presso di Voi, io vi accompagno.
Seguito dai vostri Apostoli, Voi entrate nel giardino del Getsemani. - Fermatevi qui, Voi dite alla maggior parte di essi, io mi apparto a pregare ». - Fate alcuni passi sotto gli olivi, seguito da Pietro, Giacomo e Giovanni; poi vi arrestate; inchinate la testa: sembra che un invincibile accasciamento pesi su di Vdi.
- «L'anima è triste sino alla morte. Sostate qui, dite loro, e vegliate con me ». - E lentamente, solo, andate un po' più innanzi, quanto è il getto d'una pietra.
Colà v' inginocchiate, vi prostrate colla faccia a terra e pronunciate queste parole misteriose: - « Padre, se è possibile, s'allontani da me questo calice.
Voi tremate in tutto il vostro essere! Quanto è violenta la vostra emozione ! Fino a tal punto volete soffrire i nostri languori e i nostri spasimi. - Vere languores nostros ipse tulit et dolores nostros ipse portavit (Isaia, 53°, 4).
Il tedio vi assale; il terrore sfigura il vostro volto; la tristezza vi accascia; Voi venite meno, come se tutte le forze vi sfuggissero. La vostra anima è ora scossa violentemente: - Nunc anima mea turbata est valde (loan. XII, 27); Voi vi sentite morire. O Gesù, quanto soffrite!...
Basta poco per abbattere un cuore pusillanime o un animo volgare; ma per atterrare il gigante dell'Amore, qual Voi siete; per sconvolgere l'ardente vostra anima, vivente di tutta la forza celeste, qual colpo mai avete Voi ricevuto?
Ora suprema questa, la vostra ora per eccellenza: invero per essa siete venuto in-questo mondo. - Propterea veni in hanc horam (Ioan. XII, 27).
Quest'ora Voi l'avete desiderata, invocata, amata sì intensamente per trentatre anni. Eppure Voi siete atterrito, Voi siete sconvolto!
Ah, è perchè questa è l'ora in cui abbandonate la vostra umanità ai colpi della Giustizia divina. E' in quest'ora, o adorabile vittima espiatoria dei peccati degli uomini, che vi siete caricato delle iniquità di noi tutti. E prosteso, abbattuto, gemente, Voi impersonate la vittima, abbandonandovi interamente alla maledizione del peccato, di cui, vi siete addossata la responsabilità.
Nel luogo ove gemete, Voi siete veramente il maledetto per 1' umanità colpevole. Dal primo peccato di Adamo all'ultimo grido di rivolta del1' ultimo dei suoi discendenti, tutti i delitti, tutti i misfatti del genere umano pesano sulla vostr' anima sì pura, sì delicata e vi schiacciano, strappandovi fremiti di dolore e provocando in tutto il vostro essere una pena indicibile...
Infamie di tutti i culti pagani, delle lor feste, delle loro cerimonie. Ignominie di tutte le grandi città, veri agglomeramenti d' ogni immoralità. Orgie mostruose d'incontinenza, di lussuria. Raffinate corruzioni di tutte le sedicenti civiltà future; corruzioni ciniche e brutali di tutti i popoli barbari e selvaggi. Disordini d' ogni sorta: il dilagare dell'orgoglio e dell'ambizione, rivolte dell'empietà, dell'irreligione, sacrilegi, bestemmie, apostasie, spergiuri, scismi, eresie, tradimenti, menzogne, vendette, rapine, assassini, tutte le criminosità dello spirito e del cuore.
Peccati dei popoli e dei re; peccati dei figli e dei genitori; peccati dei laici e delle persone sacre ; peccati sociali e individuali; peccati ignominiosi, gravi e leggeri. Da ogni parte Voi non vedete che torrenti d'iniquità, e tutto questo cumulo di nefandezze pesa su di Voi e vi schiaccia...
Nel vedervi in tal modo caricato di tutte queste infamie, Voi, la purità e la santità infinita, apparite dinanzi al Padre vostro come un uomo coperto della lebbra più ripugnante e ignominiosa. Con una vivezza inesprimibile ne risentite tutta l'onta e, con l'anima inondata di amarezza, sospirate: «Padre mio, se è possibile, allontanate da me questo calice »...
II°
Ma il calice non s'allontana, anzi il supplizio vostro raddoppia. Avete visto le colpe ed ora siete costretto a vederne ed accettarne 1' espiazione.
Vi si parano dinanzi a una a una tutte le umiliazioni, tutte le torture, tutti i dolori che vi attendono. 1 vostri nemici vi si delineano con i loro contorni atroci, sitibondi di sangue, eccitanti una folla che vi maledice. Voi subite il rinnegamento di un discepolo prediletto; sentite le calunnie, gl' insulti, gli oltraggi, il feroce sogghigno, i dileggi, i falsi testimoni, le maledizioni. Siete posposto a Barabba. Sentite la vostra carne solcata dalle vergate, mentre il sangue ne cola a fiotti. Vi vedete seduto cogli occhi bendati, colle spalle coperte di uno straccio di porpora, circondato da una folla che vi schiaffeggia, che vi sputa in viso; da soldati che affondano a colpi di bastone una corona di spine sulla vostra testa; vedete la vostra fronte livida, mortificata, bruttata dagli sputi, rigata dalle ferite e dal sangue.
Dalla plebaglia, feroce come una belva aizzata, un clamore s'eleva rabbioso: « A morte Gesù! Gesù alla croce!
Voi vedete le defezioni, gli abbandoni, i tradimenti. Per una strada sassosa, in mezzo ad una folla accanita, vi si trascina, barcollante sotto il peso di una pesante croce, verso il Golgota infamante.
Da ogni parte c'è l' insulto, il disprezzo, il disdegno.
Vedete, su d'un patibolo d'ignominia, un uomo confitto con quattro chiodi che traversano i suoi piedi e le sue mani. Il suo corpo non è più che una piaga: non un punto senza ferite, non una fibra senza lacerazioni.
La madre è presente, e questo è un dolore più che un raddolcimento. Egli è abbandonato da tutti.
Egli grida la sua infinita desolazione verso il cielo, che resta sordo a tanta angoscia.
Nel sommovimento spaventoso degli elementi, in mezzo a profonda tenebra, e a scosse misteriose della terra, quest'uomo agonizzante sta per morire e quest'uomo siete Voi....
E di tutte queste umiliazioni, di tutte queste sofferenze, Voi ben ne sapete il numero e la violenza. Il dolore di ciascuna sofferenza vi è conosciuto nella sua intensità, nella sua durata, e con l'estrema sensibilità dell’anima vostra, delicata quant' altre mai, Voi le risentite tutte.
A tal previsione d'ignominie e di sofferenze senza nome, un orrendo tremito agita le vostre membra, che s'agghiacciano dallo spavento. Le vostre ginocchia si piegano, le vostre spalle si curvano, il vostro sguardo si fissa: una lotta terrorizzante vi getta nella più grande angoscia.
Ma ogni ripugnanza della natura è presto domata: l'obbedienza e l'amore tutto hanno calmato. Voi volete bere fino all'ultima goccia questo calice, assaporarlo stilla a stilla in tutta la sua amarezza. « Padre, la vostra volontà sia fatta e non la mia! ».
O Maestro divino, voglio ripetere con Voi questa eroica parola.
III°
Ma ecco che vi vedo levarvi: siete livido, disfatto, irriconoscibile, barcollante sulle ginocchia che mal vi reggono; e in questo stato vi trascinate fin dove sono rimasti i vostri apostoli prediletti. - Simone, Voi dite con tristezza, tu dormi ? Non hai potuto vegliare un' ora sola con me?
E ritornate al luogo dell'agonia, vi prostrate ancora nella polvere e di nuovo pronunciate quelle generose parole: « Padre mio, se non è possibile che passi da me questo calice senza ch' io lo beva, sia fatta la vostra volontà ».
Ma allora il vostro martirio raddoppia: ciò che Voi vedete è spaventevole. La divina giustizia reclama le vostre sofferenze, il vostro sangue e Voi date tutto fino all'estremo con infinita generosità.
Ma, oh, visione spaventevole!... il peccatore con le sue ingratitudini renderà inutili, anzi funesti a se stesso, i vostri dolori espiatori.
Mistero di terrore !... Tutto ciò Voi lo vedete in un avvenire così chiaro, come è per noi il presente!
Il vostro cuore è preso da un' immensa pietà per cotesti ciechi e colpevoli, dei quali portate i delitti. Vedete la loro follia che renderà inutile il vostro sacrificio; vedete l’opera maledetta di Satana che li inganna, li attira nel fuoco eterno.
Le anime sedotte passano davanti a Voi come un turbine gemente e singhiozzante in un pianto lugubre e disperato, e quelle disgraziate son trascinate verso gli abissi infernali.
Voi volete strappare quelle anime all'eterno supplizio, alla disperazione che non avrà fine. Voi tendete loro le mani supplichevoli; Voi indirizzate loro appelli d'un'ineffabile tenerezza: « O anime, anime sì care, quante volte ho voluto stringervi al mio cuore, come la